mobilità

‘30 è il nuovo 50’, la norma dell’Ata

L’associazione vuole che le zone a velocità limitata diventino lo standard negli abitati. Evocato il referendum contro il programma ‘Prostra’.

Nuovo standard?
(Keystone)
16 gennaio 2023
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Da quest’anno non occorre più svolgere una perizia prima di introdurre il limite di 30 km/h sulle strade locali nei centri abitati. Inoltre, i Comuni possono ormai realizzare zone 30 anche per migliorare la qualità di vita dei residenti, non più soltanto per limitare particolare pericoli, ridurre i danni ambientali o migliorare la fluidità del traffico. Diverso il discorso per le strade principali, a traffico più o meno intenso. Se un Comune vuole derogare alla regola (50 km/h), deve sempre svolgere una valutazione caso per caso. Non di rado si finisce al Tribunale federale (Tf). Negli ultimi anni, l’Alta corte ha riconosciuto in alcune occasioni il limite di velocità di 30 km/h su tratti specifici di alcune strade principali, considerandola "una misura efficace, poco costosa e quindi proporzionata" per lottare contro il rumore. Di principio, però, vale sempre il limite generale di 50 km/h.

Le cose potrebbero presto cambiare. Già oggi il 40% della popolazione svizzera vive in zone 30. Diverse città (Basilea, Zurigo, Ginevra, ecc.) prevedono di limitare la velocità a 30 km/h su buona parte della loro rete stradale, assi principali compresi. E anche nelle zone rurali i Comuni si danno da fare in questo senso. In dicembre l’Unione delle città svizzere (Ucs) ha chiesto che il limite massimo di 30 km/h diventi la norma nei centri urbani, in modo da ridurre i disagi per la popolazione legati al rumore del traffico che circola in particolare sulle strade principali. Per farlo basterebbe una modifica dell’ordinanza sulle norme della circolazione stradale. Le principali organizzazioni economiche e del traffico (come il Touring Club Svizzero, vedi sotto) non ne vogliono sentir parlare.

Progetti ‘totalmente sovradimensionati’

Ora a rilanciare l’idea è l’Associazione traffico e ambiente (Ata). Le limitazioni di velocità sono utilizzate troppo raramente sulle strade principali nelle zone densamente popolate, ha detto in una conferenza il presidente Ruedi Blumer. I vantaggi, in particolare sulle strade condivise da automobili, biciclette e pedoni, sarebbero numerosi: riduzione del rumore [3 decibel circa rispetto ai 50 km/h, stando a uno studio realizzato da Confederazione e Città di Zurigo, ndr] e quindi più possibilità di costruire in modo denso, aumento della sicurezza per tutti gli utenti della strada, riduzione del consumo energetico e delle emissioni, migliore fluidità del traffico, meno fermate e ripartenze, meno emissioni di particelle dovute all’usura degli pneumatici, e via dicendo.

L’Ata, più in generale, invita il mondo politico a ripensare la politica di costruzione delle strade. I progetti della Confederazione per l’ampliamento della rete nazionale sono "totalmente sovradimensionati" e pertanto "anacronistici", si legge in una nota. L’associazione se la prende in particolare con il Programma di sviluppo strategico delle strade nazionali (Prostra), attraverso il quale nel 2023 saranno messi a disposizione 4 miliardi di franchi per cinque progetti nella Svizzera tedesca. L’Ata minaccia di lanciare un referendum se il Parlamento adotterà il Prostra "in questa forma totalmente obsoleta".

Per Bruno Storni, vicepresidente dell’Ata, non serve neppure puntare principalmente sull’elettrificazione dei veicoli per raggiungere gli obiettivi climatici della Svizzera. Anche se una gran parte del traffico aggiuntivo provocato dall’ampliamento della rete stradale fosse costituito da auto elettriche, ciò comporterebbe un aumento delle emissioni di gas serra.

il touring club svizzero

‘Gerarchia da rispettare, popolazione contraria’

Un regime di velocità differenziato nelle località, che tenga conto della gerarchia della rete. Ovvero: 50 km/h sulle strade destinate alla circolazione generale; 30 km/h (o anche 20 km/h) su strade di interesse locale, qualora le autorità lo richiedano. È questa la "soluzione di compromesso" che il Touring Club Svizzero (Tcs) oppone alla generalizzazione dei 30 km/h all’interno delle località caldeggiata dall’Associazione traffico e ambiente (Ata) e dall’Unione delle città svizzere (Ucs).

In una mail trasmessa a ‘laRegione’, il Tcs fa valere diversi argomenti. Anzitutto, l’attuale regime di velocità di 120-80-50-30 consente di mantenere una gerarchia della rete e di consentirne il funzionamento ottimale. In secondo luogo, la generalizzazione dei 30 km/h creerà necessariamente uno spostamento del traffico verso strade di raccordo, di servizio e di quartiere, pregiudicando così la sicurezza stradale in questi luoghi.

L’organizzazione ritiene inoltre che il mantenimento dello status quo andrebbe a favore del trasporto pubblico. "Non sarà quindi necessario aumentare il numero di autobus e autisti per mantenere gli stessi servizi (vedi l’esempio di Zurigo che annuncia un costo aggiuntivo di 15 milioni all’anno)", scrive il Touring Club Svizzero nella e-mail. Dello stesso parere sono le organizzazioni del settore, come Litra e Unione dei trasporti pubblici (Utp). "Una generalizzazione dei 30 km/h lungo gli assi principali delle città e degli agglomerati avrà un effetto nefasto sull’utilizzazione dei trasporti pubblici. I tram e i bus perderanno attrattività per l’utenza, causando un trasferimento su altri mezzi di trasporto", aveva dichiarato un anno fa il consigliere nazionale grigionese Martin Candinas, presidente di Litra.

Il Tcs ricorda poi che un ​​sondaggio rappresentativo dell’istituto Link, pubblicato nel gennaio 2022, mostra che l’accettazione dei 30 km/h generalizzati non è progredita negli ultimi vent’anni, ossia da quando l’iniziativa popolare dell’Ata denominata ‘Strade per tutti’ fu respinta in votazione popolare con quasi l’80% di ‘no’.

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