Svizzera

L’inverno mite costa un -24% di clienti agli impianti sciistici

Crolla l’affluenza rispetto all’inizio stagione 2021/2022. Sorride solo il Ticino, colpito lo scorso anno dall’assenza quasi totale di neve sulle piste

(Keystone)
4 gennaio 2023
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Come era prevedibile l’inverno insolitamente mite sta avendo un impatto non indifferente sul settore del turismo invernale in Svizzera: per gli impianti di risalita l’affluenza è calata del 24% e il fatturato del 9%, nel confronto fra l’inizio stagione 2022/2023 (dati sino a fine dicembre) e lo stesso periodo del 2021/22, che era stato peraltro molto buono a nord della Alpi, ma assolutamente catastrofico in Ticino.

Lo indica oggi l’associazione di categoria Funivie svizzere, che attribuisce la partenza stagionale, definita "modesta", alle elevate temperature del periodo natalizio, che hanno costretto a chiudere molti impianti a bassa quota, ma anche a ragioni di calendario, in quanto quest’anno diversi giorni festivi sono caduti nei fine settimana.

Rispetto alla media degli ultimi cinque anni il calo dei primi ingressi è stata dell’11%, mentre a livello di ricavi la contrazione si è limitata all’1%: un indizio che può far ritenere come i prezzi siano sensibilmente aumentati. Funivie svizzere sottolinea peraltro il fatto che le destinazioni con una buona offerta di piste oltre i 2000 metri di quota mostrano una crescita, sia di sciatori che di denaro incassato. Gli altri comprensori vedono per contro calare l’affluenza di oltre il 30% e il fatturato del 10%. "Questo dimostra chiaramente che le stazioni sciistiche ad alta quota e con un buon innevamento artificiale possono ottenere ottimi risultati anche in inverni miti", si legge in un comunicato.

Per quanto riguarda l’evoluzione regionale, il Ticino segna +270% di ingressi e +4% di fatturato nel confronto con l’anno prima, quando praticamente sino a fine dicembre non era caduta neve. Tutte in negativo sono invece le principali regioni sciistiche, vale a dire Vallese (rispettivamente -21% e -8%), Grigioni (-19% e -6%) e Oberland bernese (-27% e -11%). Diverso è il quadro se si tiene conto della media quinquennale: in tal caso il Ticino mette a referto +2% e -3%, il Vallese +5% e +9%, i Grigioni -7% e +6% e l’Oberland bernese -21% e -14%.

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