Svizzera

Elezione a porte chiuse, una ‘beresina democratica’

Sébastien Fanti tuona contro la decisione adottata dal Gran Consiglio generale per la designazione del procuratore generale vallesano

Sébastien Fanti punta il dito
(Keystone)
29 dicembre 2022
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La decisione di eleggere il procuratore generale del Vallese a porte chiuse nel 2021 costituisce "un pericoloso precedente" per la democrazia. Il responsabile cantonale della protezione dei dati e della trasparenza formula sette raccomandazioni affinché una situazione del genere "non si ripeta più".

Per Sébastien Fanti, la decisione dei dibattimenti a porte chiuse "ha violato i diritti dei cittadini del Cantone Vallese, i diritti dei giornalisti, il diritto all’informazione, nonché i diritti della personalità del procuratore generale, che deve subire una significativa e duratura perdita di credibilità nella sua attività quotidiana". Si tratta chiaramente di una responsabilità del Canton Vallese, aggiunge Fanti, il cui mandato termina a fine anno.

Il 5 maggio 2021, il Gran Consiglio vallesano non aveva voluto dibattere in pubblico la rielezione del procuratore generale vallesano Nicolas Dubuis e aveva discusso a porte chiuse l’elezione della carica del Ministero pubblico. Ai rappresentanti dei media e alle altre persone non direttamente coinvolte nell’elezione era stato semplicemente chiesto di lasciare la sala e la diffusione della sessione era stata interrotta.

Solo il gruppo del Centro dell’Alto Vallese (ex Ppd) aveva preso la parola per definire questa procedura "indegna del nostro parlamento". Alla fine, i cinque magistrati dell’ufficio del Ministero pubblico erano stati rieletti. Quattro tacitamente e il procuratore generale con 64 voti contro 59 al secondo turno.

"Una decisione del genere, simile alla censura, non deve mai più ripetersi, in un contesto di fatti simili", ha sottolineato Fanti in un comunicato odierno. Per evitare ciò che definisce una "beresina democratica", Fanti presenta sette raccomandazioni al Gran Consiglio.

In particolare, invita i deputati a definire meglio nella legge sull’informazione, la protezione dei dati e l’archiviazione, gli interessi pubblici e privati predominanti che possono giustificare la pronuncia di una sessione a porte chiuse. Raccomanda inoltre che i membri del parlamento, i giornalisti e la persona interessata siano informati per tempo se si vota per tenere una riunione a porte chiuse e che la decisione sia pubblicata nel Bollettino ufficiale dopo la sessione, con l’indicazione di eventuali rimedi legali.

Inoltre, ha chiesto al Gran Consiglio di verificare che non esistano registrazioni della seduta e se, "per caso", dovesse esistere un documento audio, Fanti ha raccomandato di "renderlo pubblico immediatamente".

La sessione a porte chiuse aveva suscitato incomprensioni e critiche. Il 10 maggio 2021 l’avvocato Stéphane Riand e il deputato Jérôme Desmeules (Udc) avevano presentato un ricorso al Tribunale federale, che a settembre è stato dichiarato irricevibile.

Il parlamento cantonale aveva giustificato la seduta a porte chiuse sulla base del proprio regolamento. Quest’ultimo specifica che "l’Ufficio di presidenza, il Consiglio di Stato o dieci deputati possono chiedere le porte chiuse quando la tutela di importanti interessi dello Stato o motivi legati alla protezione dei diritti della persona le giustificano". In particolare, sono stati invocati pubblicamente motivi come la protezione della personalità del candidato, la paura o la pressione sui deputati, ha detto il preposto.

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