Svizzera

Baume-Schneider, Rösti: l’en plein delle Franches-Montagnes

La regione della consigliera federale eletta esce due volte vincitrice. La ‘Question jurassienne’? Il bernese dice che lui l’aveva già chiusa

Baume-Schneider sventola la bandiera giurassiana sulla Piazza federale assieme ai suoi conterranei: il Giura ha la sua prima consigliera federale
(Keystone)
8 dicembre 2022
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Si è spenta l’eco dei clacson dei tifosi portoghesi. La nebbia della vigilia si è dissipata. Passano sferraglianti i primi tram. Sfrecciano ciclisti imbacuccati. Un uomo porta a passeggio il cane. Auto poche. Gli addetti alla nettezza urbana vuotano i cestini. La Bundesgasse a quest’ora è un lungo vialone buio, punteggiato di poche luci: i semafori; il mercatino natalizio; il ‘Fitness Park’ che apre a minuti, alle 6 (per quelli che prima della colazione i bicipiti, oh yeah). Al Medienzentrum i giornali sono ancora quelli di martedì. I siti dei quotidiani danno risalto alla scoppola rimediata dalla ‘Nati’ contro il Portogallo.

Non si passa: è ‘un giorno speciale’

A Palazzo federale dev’esserci già un discreto viavai. Prima però bisogna entrare. E non è facile, nemmeno per i giornalisti con accredito permanente. «No, sotto: oggi è un giorno speciale», fa un arcigno agente della Fedpol. Un collega della Ssr ci prova: «Ho una diretta tra mezz’ora». Niente da fare. Si va all’entrata dei visitatori, lato Bundesterrasse. Pochi minuti di trattative. Ok, dentro.

In effetti c’è un bel movimento: parlamentari, giornalisti, tecnici di radio e tv, gli addetti dei Servizi del Parlamento, molti visitatori. E i candidati. Albert Rösti sembra una trottola. Hans-Ueli Vogt stringe mani, scambia due chiacchiere qua e là. Le candidate del Ps arrivano assieme, si infilano al Café Vallotton. Le 8 in punto: il presidente del Consiglio nazionale, il grigionese Martin Candinas (Centro), brandisce la campanella. Si comincia.

Rösti, senza storia

L’ultimo rinnovo parziale del Consiglio federale, quattro anni fa, si concluse in quattro e quattr’otto: Viola Amherd (Centro, allora Ppd) e Karin Keller-Sutter (Plr) elette già al primo scrutinio. Stavolta ci vorrà un po’ di più. Una mezz’oretta scarsa per Albert Rösti: con 131 voti (maggioranza assoluta: 122), il consigliere nazionale bernese manda a casa già al primo turno – proprio sotto gli occhi della moglie Theres, in tribuna assieme ai due figli e alla 91enne mamma Hanni – il professore ed ex consigliere nazionale zurighese Hans-Ueli Vogt (98). Nessuna sorpresa. Molti davano per scontato un secondo turno. Invece no.

Poi i giochi si fanno seri. In palio c’è il seggio di Simonetta Sommaruga. Elisabeth Baume-Schneider (Ebs) non parte coi favori del pronostico, ma la giurassiana al primo turno è già davanti: 96 voti, contro gli 83 di Eva Herzog e i 58 di un certo... Daniel Jositsch. Il capogruppo del Ps Roger Nordmann si appella all’Assemblea federale: scegliete una delle due «eccellenti candidate» sul ticket ufficiale, «è tempo di eleggere la decima consigliera federale».

Il terzo ingombrante incomodo

Pochi recepiscono. Al secondo scrutinio, l’ambizioso ‘senatore’ zurighese – escluso dal ticket in quanto uomo – incassa ancora 28 voti; Herzog (105) riduce il distacco da Ebs (112). Ma non siamo ancora alla maggioranza assoluta. Jositsch non si chiama fuori dai giochi. Continuando a drenare preziosi voti (il copresidente del Ps Cédric Wermuth censurerà poi su Twitter la "mini-rivolta maschilista di Udc, Plr e Centro"; Nordmann ipotizzerà che "se sul ticket ci fosse stato un uomo, sarebbe stato eletto").

Si va così al terzo turno: 22 dei 28 voti del terzo, ingombrante incomodo si suddividono equamente tra le due candidate, a lui ne restano 6. Risultato: Herzog va a 116, Ebs a 123, esattamente la maggioranza assoluta richiesta. La ‘senatrice’ dirà in seguito in una conferenza stampa di aver «bussato alla porta del Consiglio federale con un po’ d’audacia giurassiana». La porta si è spalancata. E lei ora si vede come «ponte tra diverse culture, tra città e campagna, tra autorità e popolazione, tra generazioni e tra comunità straniere».

Il trionfo delle Franches-Montagnes

Ma siamo ancora a Palazzo. Al ristorante Galérie des Alpes avviciniamo Marcel Winistörfer, sindaco (appena rieletto) di Moutier, cittadina del Giura bernese che nel 2026 passerà al Canton Giura: «Le Franches-Montagnes oggi hanno vinto due volte: con Elisabeth Baume-Schneider, che è di Les Breuleux; e con Albert Rösti, che è presidente della federazione degli allevatori dei cavalli delle Franches-Montagnes. È fantastico!». Al pianterreno, un sontuoso aperitivo. Pochi degnano di uno sguardo i Läckerli basilesi. Invece fuori, tra i giurassiani festanti, da un po’ i bicchieri si allungano verso le bottiglie di Damassine.

È quasi mezzogiorno: c’è una valigia abbandonata vicino a Palazzo federale. La polizia sbarra l’accesso all’area. L’"oggetto sospetto" si rivela inoffensivo, alle 12.43 l’allarme rientra. Nessuna bomba.

La bomba

Il 7 gennaio 1993, qui a Berna, un giovane militante autonomista dei Bélier, Christophe Bader, perse la vita nell’esplosione dell’ordigno artigianale che trasportava. Trent’anni dopo, è il Canton Giura a far scoppiare una bomba, simbolica: l’elezione della sua prima consigliera federale. Sulla Piazza federale i giurassiani – a fianco dei bernesi – abbracciano persino il bernese Albert Rösti.

Un bernese e una giurassiana eletti lo stesso giorno in Consiglio federale: segno che la ‘Question jurassienne’ è definitivamente chiusa?, chiediamo di lì a poco a Rösti in una conferenza stampa al Medienzentrum. «Ne sono sicuro», dice. «Anche se per me era già chiusa quando, da bernese, sono stato eletto presidente della federazione degli allevatori dei cavalli delle Franches-Montagnes».

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