Svizzera

Suicidio assistito: Cappato si autodenuncia a Milano

Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni rischia fino a dodici anni di carcere per aver accompagnato in Svizzera un malato di 82 anni

Cappato
(Keystone)
26 novembre 2022
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Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni Marco Cappato si è autodenunciato dai Carabinieri della compagnia Duomo a Milano per aver accompagnato in una clinica svizzera, dove è morto con suicidio assistito, Romano, un 82enne di origini toscane e residente a Peschiera Borromeo, nel Milanese. Cappato rischia "fino a 12 anni di carcere", come ha sottolineato lui stesso.

"È indegno per un Paese civile continuare a tollerare l’esilio della morte in clandestinità", ha più volte detto. In caserma Cappato si è presentato con l’avvocato e segretaria dell’Associazione, Filomena Gallo. Per Cappato si tratta di una "nuova disobbedienza civile", l’aver accompagnato Romano in Svizzera poiché l’uomo non era tenuto in vita "da trattamenti di sostegno vitale". Un caso simile a quello della 69enne veneta Elena Altamira, malata terminale di cancro morta in Svizzera la scorsa estate con suicidio assistito.

Il caso Dj Fabo

Si tratta, ha spiegato l’avvocato Gallo, di casi che non rientrano in quelli previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale italiana sul caso Cappato-Dj Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia. A seguito del processo subito da Cappato per l’aiuto fornito a Fabiano Antoniani, e grazie alla sentenza 242 della Corte costituzionale, il suicidio assistito in Italia "è possibile e legale quando la persona malata che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale".

Fra sofferenze e discriminazioni

Rimangono quindi esclusi da queste possibilità numerosi malati. Le sue due ultime iniziative, spiega il tesoriere dell’Associazione Coscioni, hanno "l’obiettivo di superare le attuali discriminazioni tra persone malate e consentire il pieno rispetto della volontà anche delle persone affette da patologie irreversibili, fonte di sofferenza, pienamente capaci ma non ancora tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale".

Per il caso di Elena, per cui Cappato si era denunciato ai carabinieri come avvenuto per quello di dj Fabo, Cappato è indagato a Milano per aiuto al suicidio ed è stato interrogato dai pm nelle scorse settimane ma non ha ancora ricevuto comunicazioni: né avviso di chiusura delle indagini, né di archiviazione. Nel processo sulla vicenda Antoniani, anche a seguito dell’intervento della Consulta, fu assolto nel 2019.

Soccorso civile, una delle associazione di cui è responsabile Marco Cappato, aiuterà "nel mese di dicembre" un’altra persona che "ha appuntamento" per andare a morire in Svizzera "che si è rivolta a noi: ci siamo presi l’impegno di aiutarlo".

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