Svizzera

Ferrovia 2050, preoccupano i ritardi negli importanti progetti

Sostanzialmente ben accolti i piani e le prospettive delle Ffs. Anche se non mancano alcune perplessità

Sul binario giusto
(Keystone)
14 ottobre 2022
|

I piani di espansione rivisti e le prospettive per l’infrastruttura ferroviaria svizzera hanno riscosso un ampio consenso nel corso del processo di consultazione. I Cantoni sono comunque preoccupati dei ritardi in importanti grandi progetti.

Alla fine di giugno il Consiglio federale ha pubblicato i piani aggiornati per la futura infrastruttura ferroviaria denominata ‘Ferrovia 2050’. Essi prevedono un’offerta migliore per gli agglomerati e tra i centri regionali sulle brevi e medie distanze. Il traffico delle linee regionali sarà potenziato e le stazioni suburbane saranno ammodernate per accogliere un maggior numero di treni Ir e Re. In tal modo, le città di piccole e medie dimensioni sarebbero collegate ai grandi agglomerati urbani. Finora ci si è concentrati sull’eliminazione dei colli di bottiglia e sull’aumento della frequenza dei treni.

Timori per i ritardi

I Cantoni sostengono le misure e le prospettive proposte dal Consiglio federale. Ma allo stesso tempo, temono che importanti grandi progetti vengano ritardati. Questo vale anche per gli effetti negativi dovuti all’abbandono da parte delle Ffs della guida veloce in curva per i treni bipiano a lunga percorrenza.

Nella sua risposta, il Consiglio di Stato ginevrino si interroga in particolare sulle riserve espresse in merito alla fattibilità del concetto di offerta 2035 in Romandia, indebolito dall’abbandono della tecnologia di compensazione del rollio (Wako) sull’asse Losanna-Berna.

La Conferenza dei direttori cantonali dei trasporti pubblici si aspetta che Berna garantisca la piena e rapida attuazione dei piani attraverso misure infrastrutturali aggiuntive, se necessario. Teme però che quanto previsto entro il 2035 possa essere ritardato di tre o cinque anni. I Cantoni sostengono quindi la proposta di non pianificare completamente una tappa nel 2026, ma piuttosto di rivedere il concetto esistente.

La Società svizzera degli impresari-costruttori (Ssic) concorda in linea di principio con il Consiglio federale, ma si rammarica che i ritardi nei progetti di costruzione non siano sufficientemente spiegati. La Ssic cerca pertanto di discuterne con i responsabili.

Regioni periferiche dimenticate

Il Gruppo svizzero per le regioni di montagna constata con preoccupazione che la politica dei trasporti della Confederazione si stia concentrando sempre più sul traffico d’agglomerato. È importante, in particolare per il turismo, che le regioni di montagna e rurali siano facilmente accessibili via strada e ferrovia, sottolinea.

L’Unione svizzera dei trasporti pubblici (Utp) chiede dal canto suo la piena attuazione delle misure decise dal Parlamento. È necessaria una vista d’insieme, sostiene, aggiungendo che lo sviluppo del trasporto ferroviario non deve limitarsi alle brevi e medie distanze.

Tra i grandi partiti, anche l’Alleanza del Centro e il Ps ritengono che l’infrastruttura ferroviaria non debba concentrarsi esclusivamente sugli agglomerati e chiedono di prestare attenzione al traffico a lunga percorrenza in Svizzera e al collegamento con l’Europa nella pianificazione.

Il Centro accoglie con favore l’inclusione dell’estensione completa del tunnel di base del Lötschberg nella fase di pianificazione del 2035 e respinge categoricamente la proposta del Consiglio federale di rinunciare a investimenti preventivi nella diramazione di Wädenswil (tunnel di base dello Zimmerberg II).

Più ferrovia

Il Ps apprezza che il Consiglio federale voglia aumentare la quota del trasporto pubblico nel traffico passeggeri. Tuttavia, con una crescita prevista di tre punti percentuali, a quasi il 24%, gli obiettivi climatici di Parigi sarebbero lungi dall’essere raggiunti. Secondo uno studio dell’Associazione traffico e ambiente (Ata), l’attuale quota del 20% dovrebbe essere raddoppiata entro il 2040.

Il Plr chiede al governo di adottare misure più a breve termine per aumentare l’efficienza e migliorare l’offerta ferroviaria. Secondo il partito occorre esaminare a fondo se i grandi progetti di estensione possano essere adeguati, in modo da evitare un’interruzione dell’avanzamento dei programmi di sviluppo ferroviario per almeno dieci anni.

Per il Plr il Consiglio federale dovrebbe proporre misure entro il 2026 per avviare la costruzione di nuove linee ferroviarie al più tardi entro la fine del decennio. Le nuove tratte dovrebbero ridurre i tempi di percorrenza tra Losanna e Berna e tra Winterthur e San Gallo.

I Verdi Liberali accolgono con favore gli adeguamenti alla fase di pianificazione del 2035, ma ritengono che i costi aggiuntivi debbano essere esaminati in modo critico. Non capiscono inoltre l’abbandono della tecnologia Wako, che sconvolgerà l’orario delle regioni interessate. Ritengono che la visione "Rail 2050" sia un passo nella giusta direzione, ma dal loro punto di vista non si spinge abbastanza lontano.

Verdi, sì ma nel rispetto degli obiettivi climatici

I Verdi accolgono con favore gli sforzi del Consiglio federale per migliorare la ripartizione modale del traffico a favore della ferrovia. Chiedono però che il governo prenda sul serio la crisi climatica e adatti la prospettiva di ‘Ferrovia 2050’ in modo che sia in linea con gli obiettivi dell’Accordo sul clima di Parigi per limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi.

Oltre all’ampliamento dell’infrastruttura, ciò richiede anche una riduzione del traffico complessivo, rilevano. E anche se la rotaia ha un ottimo bilancio climatico come mezzo di trasporto, i Verdi invitano alla cautela nell’ulteriore espansione. A loro avviso quest’ultima non dovrebbe risvegliare nuove esigenze di mobilità che porterebbero a un’ulteriore espansione urbana e quindi a un aumento del traffico.

Udc, puntare anche sulla strada

La più scettica riguardo al progetto in consultazione è l‘Udc. La formazione chiede di rivedere in modo critico i programmi di estensione e la prospettiva ‘Rail 2050’. Il partito riconosce la necessità politica di sviluppare i servizi nelle regioni periferiche, a patto che si rinunci a soluzioni di lusso.

Occorre inoltre porre fine alla sistematica ridistribuzione dei fondi dalla strada alla ferrovia, secondo l’Udc, che invita il Consiglio federale a concentrare la propria politica dei trasporti su mezzi di propulsione alternativi per il traffico privato motorizzato, come l’idrogeno, i carburanti sintetici e i biocarburanti.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE