‘Segnale chiaro’ della commissione degli Stati per un rapido sviluppo di solare, eolico e idroelettrico. Rodewald (Sl-Fp): questa è una legge di guerra.
Sono "decisioni importanti" (così vengono definite dagli stessi Servizi del Parlamento) quelle prese venerdì dalla Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio degli Stati (Capte-S). Col solo voto contrario dei due membri ecologisti (i due socialisti si sono astenuti), la Capte-S ha voluto dare "un segnale chiaro": fissando obiettivi più ambiziosi per l’espansione delle energie rinnovabili rispetto al Consiglio federale; e assegnando al "rapido" sviluppo di idroelettrico, fotovoltaico ed eolico la priorità rispetto ad altri interessi, come la protezione della natura e del paesaggio. Raimund Rodewald, direttore della Fondazione svizzera per la protezione del paesaggio (Sl-Fp), non esita a parlare di una «decisione tragica», di una «giornata triste».
L’antipasto era stato servito a fine agosto. La commissione aveva deciso sia di creare una base legale che consenta di realizzare in tempi brevi impianti fotovoltaici in campo libero (nel territorio alpino, in particolare), sia di introdurre dal 1o gennaio 2024 un obbligo di posare pannelli solari sulle nuove costruzioni. Obiettivo: incrementare il più rapidamente possibile la produzione di elettricità da fonti rinnovabili in inverno, riducendo al contempo la dipendenza dall’estero. Ieri la Capte-S ha fatto un passo ulteriore, stabilendo che lo sviluppo delle rinnovabili va promosso anche a scapito della protezione dell’ambiente o del paesaggio. Le principali decisioni in dettaglio:
Per la consigliera agli Stati Lisa Mazzone (Verdi/Ge), la maggioranza della commissione "sabota la transizione energetica" e "rompe importanti compromessi" raggiunti nell’ambito dell’iniziativa sulla protezione delle acque, della Strategia energetica 2050 e della tavola rotonda sull’energia idroelettrica indetta dalla ministra dell’Energia Simonetta Sommaruga.
Pro Natura, BirdLife, Greenpeace Svizzera e Wwf denunciano "misure estreme" che per giunta "non sono determinanti a lungo termine per un approvvigionamento energetico sicuro". Le organizzazioni ambientaliste fanno appello al buon senso. Sarebbe fatale rovesciare radicalmente le leggi collaudate sulla conservazione della natura con il pretesto della sicurezza dell’approvvigionamento, scrivono in una nota.
Raimund Rodewald è allibito. «Con questa legge di guerra la commissione degli Stati ha di fatto cancellato la protezione delle acque e del paesaggio alpino. Una scelta tragica, che in futuro ridurrà questa protezione alla tutela del bosco», dice alla ‘Regione’ il direttore della Sl-Fp. Rodewald è un fiume in piena: «Da un lato il Consiglio federale fa raccomandazioni, anche ridicole, per ridurre il consumo di energia. Dall’altro, la commissione degli Stati sancisce per legge e sovvenziona generosamente la distruzione della natura e del paesaggio. A cosa serviranno in futuro il diritto di ricorso e gli studi di impatto ambientale, se di principio l’interesse alla produzione di elettricità è considerato preponderante? Non dico che non occorra fare qualcosa. Ma lo si deve fare con misure proporzionali, sostenibili».
Lo sconforto è palese: «Con la Fondazione mi sono battuto per 32 anni [gliene mancano pochi alla pensione, ndr], riuscendo bene o male a salvaguardare una certa qualità del paesaggio e della natura. Ora tutto questo rischia di andare in fumo. Per la Fondazione è un colpo duro, la sua stessa ragion d’essere viene rimessa in discussione. Stiamo cercando di capire come potremo andare avanti». Resta il referendum: «Nutro grandissimi dubbi sulla sua riuscita. Ho la netta sensazione che la popolazione sia favorevole a questo approccio».