politica energetica

‘Rinnovabili’ a costo di natura e paesaggio

‘Segnale chiaro’ della commissione degli Stati per un rapido sviluppo di solare, eolico e idroelettrico. Rodewald (Sl-Fp): questa è una legge di guerra.

La centrale vallesana di pompaggio-turbinaggio di Nant de Drance, inaugurata oggi dopo 14 anni di lavori (nel riquadro, Rodewald)
(Keystone)
9 settembre 2022
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Sono "decisioni importanti" (così vengono definite dagli stessi Servizi del Parlamento) quelle prese venerdì dalla Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio degli Stati (Capte-S). Col solo voto contrario dei due membri ecologisti (i due socialisti si sono astenuti), la Capte-S ha voluto dare "un segnale chiaro": fissando obiettivi più ambiziosi per l’espansione delle energie rinnovabili rispetto al Consiglio federale; e assegnando al "rapido" sviluppo di idroelettrico, fotovoltaico ed eolico la priorità rispetto ad altri interessi, come la protezione della natura e del paesaggio. Raimund Rodewald, direttore della Fondazione svizzera per la protezione del paesaggio (Sl-Fp), non esita a parlare di una «decisione tragica», di una «giornata triste».

L’antipasto era stato servito a fine agosto. La commissione aveva deciso sia di creare una base legale che consenta di realizzare in tempi brevi impianti fotovoltaici in campo libero (nel territorio alpino, in particolare), sia di introdurre dal 1o gennaio 2024 un obbligo di posare pannelli solari sulle nuove costruzioni. Obiettivo: incrementare il più rapidamente possibile la produzione di elettricità da fonti rinnovabili in inverno, riducendo al contempo la dipendenza dall’estero. Ieri la Capte-S ha fatto un passo ulteriore, stabilendo che lo sviluppo delle rinnovabili va promosso anche a scapito della protezione dell’ambiente o del paesaggio. Le principali decisioni in dettaglio:

  • Obiettivi di produzione di elettricità Quelli definiti dal Consiglio federale sono stati rivisti verso l’alto: per le ‘nuove rinnovabili’ (fotovoltaico, eolico, biomassa) almeno 35 terawattora (Twh) all’anno nel 2035 e almeno 45 Twh nel 2050 (Consiglio federale: 17 Twh e 39 Twh); per l’idroelettrico almeno 37,9 Twh all’anno entro il 2035 e almeno 39,2 TWh entro il 2050 (rispettivamente +0,5 Twh e + 0,6 Twh rispetto al progetto dell’esecutivo).
  • Interesse prioritario Un tale balzo è possibile solo se le ‘rinnovabili’ hanno una certa priorità rispetto ad altri interessi. La commissione ha quindi deciso (8 voti a 5) che il raggiungimento degli obiettivi dovrà avere la precedenza sulla legislazione ambientale e non essere ostacolato dalle norme ambientali.
  • Impianti idroelettrici Sospensione fino al 2035 di alcune disposizioni della legge sulla protezione delle acque, in particolare per quanto riguarda i deflussi minimi, in sede di autorizzazione per il proseguimento dell’esercizio di impianti esistenti con una potenza superiore a 3 MW. Una minoranza chiede di rinunciare a questi allentamenti.
  • Biotopi di importanza nazionale Via libera alla costruzione di nuovi impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nei biotopi di importanza nazionale. Una minoranza si oppone, ma propone di utilizzare le aree liberate dallo scioglimento dei ghiacciai per la produzione di energia.
  • Garanzia di approvvigionamento invernale L’interesse nazionale alla costruzione di impianti di energia rinnovabile deve avere la precedenza su altri interessi nazionali se la Svizzera importa più di 5 Twh netti di elettricità durante due semestri invernali consecutivi (1o ottobre-31 marzo). Tra i presupposti è che gli impianti siano in gran parte neutrali dal punto di vista climatico, abbiano un alto livello di disponibilità e contribuiscano in modo significativo alla produzione di energia elettrica durante il semestre invernale. La Confederazione dovrebbe sostenere tali progetti.
  • Centrali a gas di cogenerazione (che sviluppano elettricità e calore assieme) Anch’esse sono necessarie per garantire sicurezza dell’approvvigionamento, soprattutto in inverno. Previsti contributi del 60% dei costi fino alla costruzione di impianti con una capacità totale di 500 megawatt (Mw) e alimentati per almeno il 40% da combustibili rinnovabili.
  • No all’apertura del mercato elettrico Diversamente dal governo, la Capte-S si oppone alla completa apertura del mercato dell’elettricità, giudicata non suscettibile di ottenere una maggioranza né ragionevole nel contesto attuale.

Per la consigliera agli Stati Lisa Mazzone (Verdi/Ge), la maggioranza della commissione "sabota la transizione energetica" e "rompe importanti compromessi" raggiunti nell’ambito dell’iniziativa sulla protezione delle acque, della Strategia energetica 2050 e della tavola rotonda sull’energia idroelettrica indetta dalla ministra dell’Energia Simonetta Sommaruga.

Pro Natura, BirdLife, Greenpeace Svizzera e Wwf denunciano "misure estreme" che per giunta "non sono determinanti a lungo termine per un approvvigionamento energetico sicuro". Le organizzazioni ambientaliste fanno appello al buon senso. Sarebbe fatale rovesciare radicalmente le leggi collaudate sulla conservazione della natura con il pretesto della sicurezza dell’approvvigionamento, scrivono in una nota.

‘Una scelta tragica’

Raimund Rodewald è allibito. «Con questa legge di guerra la commissione degli Stati ha di fatto cancellato la protezione delle acque e del paesaggio alpino. Una scelta tragica, che in futuro ridurrà questa protezione alla tutela del bosco», dice alla ‘Regione’ il direttore della Sl-Fp. Rodewald è un fiume in piena: «Da un lato il Consiglio federale fa raccomandazioni, anche ridicole, per ridurre il consumo di energia. Dall’altro, la commissione degli Stati sancisce per legge e sovvenziona generosamente la distruzione della natura e del paesaggio. A cosa serviranno in futuro il diritto di ricorso e gli studi di impatto ambientale, se di principio l’interesse alla produzione di elettricità è considerato preponderante? Non dico che non occorra fare qualcosa. Ma lo si deve fare con misure proporzionali, sostenibili».

Lo sconforto è palese: «Con la Fondazione mi sono battuto per 32 anni [gliene mancano pochi alla pensione, ndr], riuscendo bene o male a salvaguardare una certa qualità del paesaggio e della natura. Ora tutto questo rischia di andare in fumo. Per la Fondazione è un colpo duro, la sua stessa ragion d’essere viene rimessa in discussione. Stiamo cercando di capire come potremo andare avanti». Resta il referendum: «Nutro grandissimi dubbi sulla sua riuscita. Ho la netta sensazione che la popolazione sia favorevole a questo approccio».

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