Svizzera

Statuto S, positivo il bilancio dei primi sei mesi

Buona in particolare l’integrazione nel mondo del lavoro: l’11% dei profughi ucraini ha un impiego, il doppio rispetto alle altre categorie di rifugiati

(Keystone)
23 agosto 2022
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Il bilancio dell’introduzione sei mesi fa dello status di protezione S è positivo, in particolare per quel che concerne l’integrazione dei rifugiati ucraini nel mondo del lavoro. Lo ha indicato oggi alla stampa la consigliera federale Karin Keller-Sutter.

Attualmente circa l’11% degli ucraini giunti in Svizzera ha un lavoro. Tale quota è circa il doppio delle altre categorie di rifugiati, come le persone ammesse temporaneamente, ha affermato la ministra di Giustizia e polizia.

Questa differenza si spiega con le migliori qualifiche professionali degli ucraini, afferma Keller-Sutter. I settori confrontati con una forte carenza di manodopera – come alberghi, ristoranti e informatica – sono quelli dove è stato rilasciato il maggior numero di autorizzazioni.

Avere un lavoro è la chiave per una maggiore indipendenza finanziaria e consente anche ai migranti di mantenere e sviluppare le proprie competenze. Esistono però ancora ostacoli, come le lingue, in particolare francese e italiano, e la custodia dei figli (l’80% dei migranti ucraini sono donne). Detto ciò, l’operazione può essere considerata "un successo", anche perché Confederazione, Cantoni e parti sociali si sono facilmente accordati e coordinati, ha sostenuto la consigliera federale.

Ora si tratta di guardare al futuro: in giugno Keller-Sutter aveva invitato la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) a considerare il possibile ritorno dei rifugiati. "Questo non significa che lo status S sarà revocato dopo un anno, ma che bisogna prepararsi a tutti gli scenari", ha sottolineato la ministra.

La revoca o l’estensione dello statuto di protezione dipende esclusivamente dagli sviluppi della situazione in Ucraina sul fronte della sicurezza, ha precisato la consigliera federale. In ogni caso, la Svizzera si coordinerà con altri gli Stati dell’area Schengen. "È inimmaginabile pensare che la Svizzera agisca da sola", ha aggiunto Keller-Sutter.

La ministra di Giustizia e polizia si è poi detta consapevole della contraddizione esistente tra l’integrazione professionale dei rifugiati e la loro preparazione al ritorno in patria, che prima o poi avverrà. "L’Ucraina vuole che queste persone tornino un giorno, ci sono molti bambini tra loro, sono il futuro", ha concluso la consigliera federale.

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