Svizzera

Insulti a Berset, l’accusato si oppone: si andrà a processo

L’uomo aveva pubblicato offese sui social. Nonostante non abbia inoltrato il ricorso in tempo per un disguido, è stata valutata la volontà di ricorrere

(Keystone)
22 agosto 2022
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Anche se, per vari inconvenienti, un imputato non ha spiegato le sue intenzioni al momento opportuno, la Procura federale dovrà trattare il suo ricorso contro un decreto penale che lo puniva per minacce alle autorità e istigazione alla violenza: aveva pubblicato su Facebook insulti contro Alain Berset. Il suo agire indica che la volontà fosse di portare il suo caso davanti ad un tribunale, spiega una decisione pubblicata oggi dalla Corte d’appello del Tribunale penale federale (TPF).

Alla metà di giugno del 2021 il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) aveva condannato l’uomo per violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari, nonché per pubblica istigazione a un crimine o alla violenza. Il decreto d’accusa prevedeva una pena pecuniaria con la condizionale di 150 aliquote giornaliere da 30 franchi l’una, nonché una multa di 900 franchi. L’uomo ha fatto opposizione spiegando che il suo post era di carattere satirico. Inoltre ha affermato di non aver mai avuto intenzione di attaccare fisicamente il consigliere federale.

L’MPC aveva predisposto un avvocato difensore d’ufficio per la deposizione dell’imputato prevista per luglio 2021, ma l’interessato non ne era stato informato. Egli stesso aveva contattato un avvocato, il quale però non poteva partecipare il giorno della deposizione. Il legale aveva chiesto al suo cliente di inviargli l’atto di accusa e il decreto penale per posta elettronica, in modo da provvedere a spostare l’appuntamento. Per ragioni ignote, l’e-mail era rimasta nella cartella "Bozze" e i tentativi dell’avvocato di contattare il suo cliente erano stati vani. Di conseguenza, il difensore non aveva richiesto un’altra data. Visto che l’imputato, senza fornire scusanti, non si era presentato alla convocazione dell’MPC, quest’ultimo aveva dedotto che ritirasse l’opposizione al decreto d’accusa.

È la volontà dell’accusato che conta

Secondo la giurisprudenza, se una persona non si presenta a un’udienza senza giustificarsi si può presumere che abbia rinunciato al ricorso. Tuttavia – sottolinea oggi il TPF – questo ordine di idee deve essere applicato in modo molto restrittivo.

Nella procedura che regola i decreti penali la volontà della persona interessata è di importanza capitale per stabilire se intende portare il caso in tribunale, nota la Corte federale con sede a Bellinzona. Perciò occorre valutare il comportamento complessivo dell’imputato.

E nel caso specifico l’accusato ha mostrato la sua volontà di mantenere l’opposizione, organizzando la difesa con un proprio avvocato e cercando di inviare l’e-mail. È vero che è stato negligente nel non controllare la posta elettronica e nel non preoccuparsi di contattare il suo legale. Tuttavia, tutto ciò non è sufficiente per supporre che volesse ritirare il suo ricorso, concludono i giudici di Bellinzona.

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