Svizzera

Swisscom e l’apprendista ‘misterioso’

Un progetto pilota mira a selezionare i candidati senza sapere nulla dei loro studi e del loro curriculum. ‘La persona viene prima del suo dossier’

(Depositphotos)
18 agosto 2022
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E se le pagelle, i civvì, le lettere di presentazione fossero solo scartoffie inutili? Se al momento di selezionare un apprendista risultassero addirittura fuorvianti, penalizzando chi magari ha avuto un percorso un po’ accidentato, ma cela un enorme potenziale? Una risposta almeno parziale a queste domande potrebbe arrivare dai risultati d’un progetto pilota di Swisscom: il colosso delle telecomunicazioni sta selezionando i suoi apprendisti in Svizzera tedesca senza chiedere loro né le ‘note’, né certificati e lettere di presentazione. In teoria, questo significa che un infermiere potrebbe presentarsi per un apprendistato da elettronico, ma naturalmente la pratica è un po’ diversa. Ce lo spiega Ivana Sambo, portavoce e delegata alle relazioni istituzionali.

La sperimentazione interessa circa 8mila candidature per 250 posti di apprendistato. Concretamente, come funziona?

Ci si iscrive presso la nostra piattaforma senza dover fornire documentazione, si riceve un link e si è chiamati a rispondere a cinque domande. I candidati hanno un minuto per pensare a ciascuna risposta e due per articolarla, in forma di videocolloquio.

Si tratta di quesiti nozionistici, oppure si testano le capacità logiche e relazionali?

I quesiti sono di carattere pratico, nel senso che mirano a verificare le abilità su progetti concreti. Si tratta di domande fisse per ciascun tipo di apprendistato, sviluppate in collaborazione con esperti del settore e degli attuali apprendisti. Naturalmente le risposte permettono di valutare anche aspetti di carattere più generale, tanto dal punto di vista logico quanto da quello psicoattitudinale.

Ma così non si favorisce solo chi è più freddo e veloce? Non tutti gli adolescenti, per quanto preparati, riescono in tre minuti a dare la risposta più brillante a uno sconosciuto.

È solo una delle abilità che entrano in gioco, le domande permettono di osservare diverse variabili. Lo scopo è quello di puntare sulla persona, evitando che una conoscenza pregressa del curriculum scolastico penalizzi chi magari a scuola ha avuto qualche problema – ad esempio per motivi familiari o per altri imprevisti –, ma potrebbe nascondere proprio ciò che cerchiamo: ragazze e ragazzi affidabili, dediti al loro mestiere, orgogliosi di quello che fanno.

‘Titoli ed esami’ non vengono richiesti neanche in un secondo momento?

No. Come detto, vogliamo scommettere sulla fiducia, sul principio per cui la persona viene prima del suo dossier. Naturalmente si tratta di un progetto pilota, per cui aspetteremo i risultati per capire se e come estenderlo.

Eppure tornano in mente certi cliché odiosi, logori, abusati: ‘Il diploma è solo un pezzo di carta’, ‘primi a scuola, ultimi nella vita’… Non temete che la vostra scelta sia letta come una messa in discussione della scuola? Vi fidate ancora delle indicazioni del sistema educativo, delle competenze che trasmette?

Certo. Il sistema svizzero della formazione professionale è un modello di successo ammirato in tutto il mondo. Proprio perché ci fidiamo del sistema, vogliamo provare una selezione nuova, che astraendo dai voti permetta di mettere alla prova le effettive capacità sviluppate anche sui banchi.

Gli esperimenti più radicali nella selezione del personale vengono spesso dalla Silicon Valley e dai suoi epigoni. Vi siete ispirati a loro?

A dire il vero, sono semmai gli americani che vengono spesso a studiare il sistema scuola/lavoro svizzero. Non escludo che ci possano essere state alcune ispirazioni di questo genere, ma la spinta principale arriva dall’esperienza all’interno di Swisscom. Qui, già da una quindicina d’anni l’apprendistato non è quello tradizionale che magari molti hanno in mente, in cui ad esempio l’impiegato di commercio inizia facendo caffè e scrivendo lettere. Ci si deve subito iscrivere a progetti di lavoro in cui si ha la possibilità di rafforzare la propria autonomia, responsabilità e autostima. Visto che grazie a questo metodo abbiamo spesso visto sbocciare talenti che altrimenti restavano nascosti, abbiamo deciso di fare un passo oltre.

Si può leggere questo progetto anche come un cambio più generale di mentalità nella gestione delle risorse umane, magari tale da superare i requisiti più ‘specialistici’, per valorizzare invece profili più ibridi?

Anche in questo senso, Swisscom punta da tempo sulla valorizzazione di tutti i talenti e sulla formazione continua, interna ed esterna, evitando di irrigidirsi sui requisiti tecnici o accademici, per quanto importanti. Un esempio: una volta non ci sarebbe stata o quasi partita, a parità di mansione, tra un candidato dei politecnici e uno delle scuole universitarie professionali; ora cerchiamo di guardare molto oltre questo tipo di ‘segnali’. Il tutto, naturalmente, senza sottovalutare la rilevanza delle competenze specifiche.

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