Svizzera

Ricerca, passi avanti tra Svizzera e Ue previsti in autunno

Sempre più voci politiche europee chiedono che il Paese venga associato al programma Horizon Europe

(archivio Keystone)

Con molti diplomatici e funzionari europei in vacanza per l’estate, anche il dossier Svizzera-Ue è momentaneamente accantonato. Tuttavia la seconda metà dell’anno potrebbe essere decisiva soprattutto per la ricerca svizzera: sempre più voci nel mondo della politica dell’Unione europea (Ue) chiedono che la Svizzera sia associata al programma di ricerca dell’Ue "Horizon Europe".

Recentemente, ad esempio, il vicecancelliere e ministro dell’economia tedesco Robert Habeck e la sua collega degli esteri Annalena Baerbock hanno fatto pressioni sul vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic, responsabile del dossier elvetico, per un’apertura dei negoziati con la Svizzera sul pacchetto Horizon.

A metà luglio, il ministro-presidente del Baden-Württemberg, Winfried Kretschmann, ha sostenuto di fronte alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen l’associazione della Svizzera al programma di ricerca dell’Ue.

"Ho avuto l’impressione che l’aspetto politico della ricerca sia stato pienamente recepito dalla presidente", ha dichiarato all’agenzia di stampa Dpa. L’Ue non può permettersi di escludere la Svizzera. Inoltre, secondo Kretschmann, l’associazione della Svizzera a "Horizon Europe" non ha nulla a che vedere con il mercato interno dell’Ue.

Regioni di confine e deputati europei

Sempre a metà luglio, sette regioni di tutti e quattro i Paesi confinanti con la Svizzera, il Principato del Liechtenstein e la Conferenza dei governi cantonali (CdC) si sono rivolti in una lettera aperta al presidente della Confederazione Ignazio Cassis e al vicepresidente della Commissione europea Sefcovic.

L’interdipendenza delle regioni di confine ha contribuito in maniera significativa alla loro prosperità, vi affermano. Affinché ciò continui, sono necessarie "condizioni quadro stabili". Le regioni hanno anche menzionato la cooperazione in materia di ricerca tra la Svizzera e l’Ue.

Anche i deputati del Parlamento europeo, in una lettera di giugno rivolta a Cassis e a von der Leyen, si sono espressi a favore di "buone relazioni di lavoro". Nella missiva viene chiesta anche una "soluzione rapida" nel campo della ricerca.

Sei Paesi dell’Ue a favore dell’associazione

In occasione di un incontro del gruppo di lavoro dedicato alla Svizzera all’inizio di luglio, sei Stati dell’Ue hanno inoltre deplorato il legame politico stabilito tra la cooperazione Svizzera-Ue in materia di ricerca e l’accesso al mercato interno dell’Ue. Si tratta di Germania, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria e Cipro, ha dichiarato un diplomatico dell’Ue a Keystone-ATS.

Questi sei Paesi hanno inoltre chiesto un incontro con i rappresentanti della Direzione generale "Ricerca e innovazione" della Commissione europea per essere informati sulle conseguenze della mancata associazione della Svizzera a "Horizon Europe".

Presto si dovrebbe quindi sapere se tutti questi interventi e sforzi avranno avuto effetto. La presidenza ceca dell’Ue si è posta l’obiettivo di adottare le conclusioni del Consiglio Ue sulla Svizzera entro la fine dell’anno.

Su queste conclusioni, gli Stati dell’Ue fanno un bilancio sulle loro relazioni con la Svizzera. Le ultime conclusioni del Consiglio risalgono al 2019, in cui gli Stati membri hanno approvato esplicitamente il collegamento politico di tutti i dossier con la questione istituzionale.

Riesame svizzero nel 2023

Si tratta ora di capire se gli Stati membri si atterranno a questo principio o se si pronunceranno a favore di uno scorporo dei programmi dell’Ue - oltre al pacchetto Horizon, si tratta anche del programma di mobilità studentesca "Erasmus plus" - da altri dossier. Tuttavia, la decisione definitiva di negoziare con la Svizzera su "Horizon Europe" spetta alla Commissione europea e non al Consiglio europeo.

Da parte sua, Berna non vuole aspettare all’infinito una decisione di Bruxelles: se la Svizzera non sarà presto associata a tutti gli effetti, il Consiglio federale intende valutare nel 2023 se valga ancora la pena un’associazione completa, aveva dichiarato all’inizio di maggio ai media Martina Hirayama, direttrice della Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI).

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