giustizia

Caso Crypto: procedimento contro due collaboratori del Dfae

Tra le persone perquisite ci sarebbe stato anche Peter Lauener, ex capo della comunicazione di Alain Berset

Peter Lauener con Alain Berset
(Keystone)

Il procuratore straordinario Peter Marti, incaricato di indagare sulla fuga di notizie relativa alla vicenda Crypto, ha avviato un procedimento per violazione del segreto d’ufficio contro due collaboratori del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae). Il dipartimento di Ignazio Cassis ha confermato la notizia ai giornali del gruppo Tamedia.

Il Dfae non ha fornito i nomi degli interessati per motivi di protezione della personalità. Secondo Tamedia, tra le persone coinvolte figura il segretario generale del Dfae ed ex capo dei servizi segreti, Markus Seiler. Peter Düggeli, responsabile della comunicazione, ha informato per iscritto l’agenzia di stampa Keystone-Ats che entrambi i dipendenti del dipartimento collaborano pienamente con le autorità giudiziarie e respingono le accuse di violazione del segreto d’ufficio.

Le indiscrezioni

Alcuni media svizzero tedeschi avevano scritto in precedenza di perquisizioni eseguite presso due dipendenti della Confederazione, uno impiegato al Dfae e l’altro presso il Dipartimento federale dell’interno (Dfi). Secondo indiscrezioni raccolte dal SonntagsBlick l’ex capo della comunicazione del consigliere federale Alain Berset (Dfi), Peter Lauener, dimessosi a giugno, è stato trattenuto in detenzione preventiva per diversi giorni a Zurigo. Né il Dfi né lo stesso Lauener hanno voluto commentare il domenicale svizzero tedesco.

Il procuratore straordinario Peter Marti è stato nominato all’inizio dell’anno per indagare sulle fughe di notizie, in seguito a una denuncia penale presentata nel novembre del 2020 dalle Commissioni di gestione del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati.

Prime rivelazioni nel 2020

La prime rivelazioni della stampa sullo scandalo Crypto risalgono al febbraio del 2020 e si basano su documenti dei servizi di spionaggio statunitensi (Cia) e tedeschi (Bnd). Le due intelligence per decenni hanno intercettato migliaia di documenti di un centinaio di Stati utilizzando i dispositivi di crittografia dell’azienda zughese truccati segretamente. Un’inchiesta parlamentare ha mostrato che l’intelligence elvetica sapeva fin dal 1993 che dietro Crypto c’erano servizi segreti stranieri e ha collaborato con loro per raccogliere informazioni dall’estero. I responsabili del Dipartimento della Difesa che si sono succeduti da allora non sono però stati informati.

Il Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic) – gli 007 elvetici – ha riferito per la prima volta il 19 agosto 2019 alla ministra della difesa Viola Amherd delle voci che circolavano su Crypto. Jean-Philippe Gaudin, il direttore del Sic ha rassegnato le dimissioni ad agosto del 2021, dopo essere stato criticato in un rapporto della Delegazione delle Commissioni della gestione (DelCg) sulla gestione del caso Crypto per aver tardato a informare il Consiglio federale.

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