Svizzera

Pellicce ottenute con sofferenze animali, no a divieto di import

Il Consiglio degli Stati ritiene che la mozione adottata al Nazionale sia impossibile da applicare e violi le regole internazionali del commercio

(Keystone)
30 maggio 2022
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L’importazione in Svizzera di prodotti di pellicceria ottenuti infliggendo sofferenze agli animali non va vietata "tout court". Lo pensa il Consiglio degli Stati secondo cui una mozione adottata dal Nazionale non solo violerebbe le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) ma, anche se accolta, sarebbe praticamente impossibile da applicare.

Il Consiglio nazionale aveva approvato lo scorso dicembre il testo di Matthias Aebischer (PS/BE) per 144 voti a 31 e 9 astenuti. Secondo il socialista bernese, le comuni forme di ottenimento delle pellicce – come tagliole, trappole a laccio, gabbie strette con pavimenti grigliati – sono in contraddizione con i valori fondamentali della popolazione svizzera. Malgrado ciò, nella Confederazione continuano a essere importate grandi quantità di prodotti di pellicceria.

A suo avviso, l’ordinanza sulla dichiarazione delle pellicce, introdotta nel 2013, non contribuisce però a creare la necessaria trasparenza a causa di lacune nel suo contenuto e carenze nell’attuazione. Neanche un obbligo di dichiarazione permetterebbe però di risolvere il problema. In questo contesto s’impone pertanto un divieto, secondo Aebischer.

Stando alla maggioranza del plenum, che ha respinto la mozione per 25 voti a 19, l’obiettivo che propone il consigliere nazionale bernese potrebbe essere realizzato mediante una migliore applicazione dell’ordinanza in vigore e una maggiore informazione dei consumatori.

Da parte sua Ruedi Noser (PLR/ZH) ha criticato la mozione, definendola una stupidaggine. A suo avviso, è praticamente impossibile controllare l’origine di tutti gli articoli importati, specie se acquistati sul web, che contengono parti di pellicceria. L’ordinanza in vigore è già assai complicata, ha spiegato il "senatore" zurighese, e questa mozione non farebbe che peggiorare le cose.

Noser ha poi rimarcato che obbligare le piattaforme a rispettare le prescrizioni elvetiche in materia di prodotti di pellicceria farebbe rincarare questi articoli, con buona pace del parlamento che invece ha stabilito che questi prodotti dovrebbero venire offerti al consumatore elvetico agli stessi prezzi – più bassi – praticati all’estero.

Secondo Thomas Minder (Indipendente-UDC/SH), invece, un divieto puro e semplice rappresenta l’unico modo di porre fine ai metodi palesemente incompatibili con il benessere degli animali, come accade per esempio in Cina. Si tratta di pratiche nettamente in contrasto con i nostri principi etici, ha aggiunto spalleggiato da Maya Graf (Verdi/BL).

Per Minder è possibile giuridicamente vietare l’importazione di pellicce ottenute con metodi inaccettabili ai nostri occhi, sull’esempio di quanto fatto con l’accordo di libero scambio con l’Indonesia, dove sono state introdotte condizioni quanto alla produzione sostenibile di olio di palma.

Da parte sua, il consigliere federale Alain Berset ha difeso la proposta della commissione preparatoria di archiviare la mozione. Per il capo del Dipartimento federale dell’interno, è troppo facile imporre un divieto per risolvere il problema, reale, sollevato dalla mozione. Ma poiché il governo in genere considera i divieti quale ultima ratio, Berset ha sostenuto che prima di giungere a tanto andrebbe perlomeno vagliata la bontà e l’efficacia della legislazione attuale in materia.

Stando al "ministro" friburghese, tale lavoro è in corso e tra due anni se ne saprà di più sull’ordinanza e la sua applicazione. Solo dopo avere tutti gli elementi sul tavolo, l’esecutivo potrà decidere con cognizione di causa, ha precisato il consigliere federale socialista.

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