Svizzera

Oro di origine ignota, Ong svizzera ricorre al TF

La Società per i popoli minacciati contro una decisione del Taf che permette a quattro raffinerie d’oro svizzere di non rivelare l’origine del metallo

Luiz Eloy Terena, Articulacao dos Povos Indigenas do Brasil, al centro, parla insieme a Maria Leusa Munduruku, Women’s Leader Munduruku, a destra, e Ana Carolina Alfinito, Amazon Watch / Alliance Volta Grande Xingu, durante una conferenza stampa organizzata dalla Società per i popoli minacciati sull’oro proveniente dal Brasile e le relative conseguenze per le popolazioni indigene e le richieste verso la Svizzera
(Keystone)
16 maggio 2022
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La Società per i popoli minacciati (Gesellschaft für bedrohte Völker, GfbV) ha depositato un ricorso presso il Tribunale federale (TF) contro la decisione di fine marzo del Tribunale amministrativo federale (TAF), con la quale è stato stabilito che le quattro raffinerie d’oro elvetiche non sono tenute a rivelare l’origine del loro metallo prezioso. Secondo l’Ong, un successo di questo Appello modificherebbe fondamentalmente la pratica in materia e aiuterebbe la piazza aurifera svizzera a ottenere la trasparenza della quale ha urgentemente bisogno.

Da una decina di anni, l’organizzazione lavora affinché il commercio dell’oro in Svizzera sia circondato da meno ambiguità. Nel 2018 ha intrapreso una procedura presso le autorità doganali per poter identificare i fornitori delle più grandi raffinerie della Confederazione per il periodo 2014-17.

L’Amministrazione federale delle dogane ha inizialmente respinto tale richiesta, poi ci ha ripensato dopo una mediazione condotta dall’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT) e ha ordinato la divulgazione delle informazioni. Le raffinerie hanno però fatto opposizione contro questa decisione, rivolgendosi al TAF.

Circa un mese e mezzo fa, i giudici di San Gallo hanno bocciato la domanda dell’Ong, invocando il segreto fiscale. Per la società però, la trasparenza fra produttore e consumatore sarebbe essenziale per mettere fine agli "affari sporchi" nel settore, si legge in un comunicato odierno. A suo avviso, sussiste dunque un interesse pubblico preponderante, visto che è importante sapere se l’oro importato è estratto in condizioni dignitose e rispettose dell’ambiente.

Gli importatori possono ormai nascondersi dietro il segreto fiscale e non devono rendere conto a nessuno dell’origine della materia prima e dei rischi a essa associati, lamenta l’Ong. Spetterà ora come detto al TF esprimersi sulla questione.

Vi è da ricordare come la Svizzera sia lo snodo più importante nel commercio internazionale dell’oro: due terzi del metallo prezioso mondiale vengono raffinati e lavorati qui. Da dove viene l’oro e in quali circostanze è stato estratto non è sempre chiaro. Il Consiglio federale si affida a misure volontarie da parte dell’industria per una maggiore trasparenza.

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