Svizzera

Con la pandemia si sono moltiplicate le minacce alle autorità

Pubblicato il rapporto di attività 2021 di Fedpol. Presi di mira consiglieri federali, parlamentari e alti funzionari della Confederazione

Ottobre 2021: agenti della Polizia federale e della Polizia cantonale bernese presidiano l’entrata di Palazzo federale
(Keystone)
2 maggio 2022
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Berna – Con lo scoppio della pandemia di Covid-19 e l’adozione di misure di protezione volte ad arginare la diffusione del coronavirus, sono cresciute anche le minacce nei confronti delle autorità. È quanto constatato dall’Ufficio federale di polizia (Fedpol) nel suo rapporto d’attività per il 2021, in cui si precisa che le minacce non hanno risparmiato nessuno: consiglieri federali, giudici e membri del parlamento nazionale.

Nel biennio 2020-2021, il numero di minacce segnalate e anche effettive è aumentato bruscamente. Mentre nel 2019 ci sono state 246 segnalazioni e 18 minacce effettive, nel 2020 ne sono state registrate, rispettivamente, 885 e 64.

Libero sfogo alla rabbia

Fedpol collega l’aumento di queste manifestazioni di insofferenza alle misure di protezione adottate dalle autorità durante la pandemia per arginare la propagazione del virus, i casi di malattia e i decessi. Fotomontaggi con immagini crude o altre minacce sono stati postati sulle reti sociali o inviati per e-mail.

Utilizzando talvolta anche un linguaggio volgare, i mittenti prendevano di mira i politici e, in definitiva, la società e la democrazia, secondo Fedpol. Con l’arrivo della pandemia è come se si fosse rotta una diga: vi sono persone che non riescono a controllare la propria rabbia lasciando che essa si sfoghi sui tasti del computer.

Fedpol può reagire a dichiarazioni giudicate particolarmente ingiuriose o aggressive contattando il mittente e rendendolo attento sul rischio di inoltrarsi in un terreno minato che potrebbe avere anche conseguenze penali. Chiunque sia minacciato o si senta minacciato può presentare denuncia penale. In caso di reati ufficiali come la coazione, l’incitamento all’odio o l’incitamento alla violenza, Fedpol indaga d’ufficio e presenta una denuncia al Ministero pubblico della Confederazione. L’anno scorso, 120 casi di minacce sono stati segnalati alla Procura federale.

Per la ricerca di minacce o inviti all’azione sulle reti sociali e nei siti web, Fedpol ha istituito nel 2021 la task force "Cymon" – acronimo per Cyber Monitoring. Solo da metà settembre alla fine dell’anno, il gruppo ha elaborato fino a 4’000 messaggi ogni giorno. Il numero di minacce variava sensibilmente a seconda del momento. All’annuncio di nuove misure contro il Covid-19, le minacce salivano alle stelle. Anche il referendum contro la Legge Covid-19 in novembre ha registrato un picco. Per fortuna non tutte le minacce si sono rivelate pericolose, anche se secondo Fedpol non bisogna dimenticare l’effetto d’imitazione.

Divieti d’ingresso

L’anno passato, Fedpol ha anche disposto un maggior numero di divieti d’ingresso – contro, tra gli altri, diversi mafiosi – nel quadro della lotta contro il crimine organizzato e lo spionaggio (187 divieti rispetto ai 167 del 2020). Venticinque divieti riguardavano persone legate alla criminalità organizzata, generalmente la mafia (rispetto ai quattro del 2020). Settanta persone sono state allontanate per sospetta attività di spionaggio, rispetto alle 19 dell’anno precedente.

Al contrario, i divieti legati al terrorismo sono scesi a 92 l’anno scorso da 144 nel 2020. Per quanto riguarda le espulsioni, ne sono state ordinate due per terrorismo nel 2021. Su un totale di 28 espulsioni dal 2016, 26 riguardavano questa fattispecie di reato.

Stando a Fedpol, quando viene decisa un’espulsione ciò non significa che essa verrà eseguita immediatamente. Entro la fine del 2021, erano pendenti ancora dieci espulsioni. I motivi? Il rispetto del principio di non respingimento in un Paese dove la vita dell’interessato sarebbe in pericolo o una pena detentiva pendente.

Pedocriminalità in aumento

Fra i fenomeni che hanno occupato maggiormente Fedpol nel 2021 figura anche la pedocriminalità, fenomeno che ha generato l’anno scorso ben 7’176 segnalazioni dall’organizzazione privata americana National Center for missing and exploited children (NCMEC).

Grazie alla collaborazione con privati e fornitori di servizi elettronici, NCMEC raccoglie milioni di segnalazioni di contenuti illegali secondo la legge vigente negli Stati Uniti. Se una di queste segnalazioni riguarda la Svizzera, il file viene inviato a Fedpol per l’analisi. Dopo aver esaminato se i contenuti condivisi fossero da considerarsi illegali anche secondo il diritto elvetico, gli agenti hanno trasmesso 1’399 segnalazioni alle autorità cantonali di perseguimento penale. Si tratta di un incremento del 4% rispetto al 2020.

Bancomat, furti col botto

Oltre alle minacce e alla pedocriminalità, a destare preoccupazione fra gli inquirenti è l’uso sempre più frequente di esplosivo per derubare i bancomat. Secondo il rapporto annuale di Fedpol, i casi in cui sono stati usati esplosivi o gas si sono verificati in undici cantoni. Tranne alcuni episodi, i colpi si verificano solitamente in zone vicine ai confini. La Svizzera orientale e la grande Zurigo sono state le aree più colpite da questo fenomeno.

Nel 2019 e nel 2020, la maggior parte dei bancomat veniva ancora aperta con del gas pompato nel bancomat. L’anno scorso l’evoluzione, in negativo: sono stati usati esplosivi in 17 casi e il gas in altre sette esplosioni (24 in totale).

In altri 21 casi, gli autori hanno fatto capo ad altre tecniche per saccheggiare i bancomat; si va dalla manipolazione elettronica a speronamenti compiuti con un veicolo utilizzato come ariete.

Rischio per i residenti

Fedpol fa notare che l’uso di esplosivi non solo causa danni ingenti, ma mette a rischio l’incolumità delle persone, in particolare i residenti e le persone che potrebbero trovarsi nei paraggi, nonché i servizi di emergenza.

Le autorità hanno infatti rinvenuto sui luoghi teatro di simili atti anche cariche inesplose. Benché le bande, i loro metodi e il comportamento di fuga siano noti, la ricerca e le indagini si rivelano complicate, secondo Fedpol. Spesso, poco prima di compiere il furto, i criminali usano auto rubate con targhe false oppure si spostano a bordo di vetture senza targhe, attraversando deliberatamente i confini nazionali e facendo attenzione a non lasciare tracce biologiche sulla scena del crimine.

Secondo Fedpol, ci sono molti indizi secondo i quali gli autori utilizzerebbero basi all’estero per preparare i colpi in Svizzera. Tuttavia, grazie agli scambi di informazioni a livello internazionali e intercantonale, le indagini e gli arresti di simili malfattori stanno diventando più frequenti. Alla fine del 2021, quattro sospetti sono stati fermati a Bartenheim, in Alsazia (F).

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