Svizzera

Canone radio/televisione: ‘200 franchi bastano’

Presentata a Berna un’iniziativa per abbassare la tassa annua. Chiesa: ‘Sarà in particolare la Srf a doversi ridimensionare’

Il direttore generale della Ssr Gilles Marchand
(Ti-Press)
1 marzo 2022
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A quattro anni dall’iniziativa "No Billag", un comitato borghese che riunisce Udc e giovani Plr riparte all’attacco, con una nuova iniziativa popolare che chiede di diminuire il canone radio-televisivo da 335 a 200 franchi all’anno.

Oltre a ridurre la ‘tassa obbligatoria’ per le famiglie e per i giovani, l’iniziativa intitolata "200 franchi bastano" chiede di esentare le società e le imprese dal pagamento del canone a favore della Ssr. La ripartizione dei proventi del canone alle emittenti radiofoniche e televisive private rimarrebbe invece invariata.

Il comitato che ha lanciato l’iniziativa riunisce esponenti dell’Udc, dei giovani Plr e dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam).

Il consigliere nazionale Thomas Matter (Udc/ZH) ha dichiarato davanti alla stampa a Berna che il «canone obbligatorio pagato dalle economie domestiche e dalle aziende alla Società svizzera di radiotelevisione (Ssr), indipendente dal possesso di apparecchi di ricezione», non rispecchia il consumo dei media in Svizzera.

Chiesa: ridimensionare la Srf

Il canone radiotelevisivo di 335 franchi all’anno per economia domestica è «il più caro al mondo», ha affermato il presidente dell’Udc Marco Chiesa. «Le attività della Ssr devono essere riportate al mandato principale del servizio pubblico di base», ha aggiunto il consigliere agli Stati ticinese, secondo il quale l’offerta in favore delle minoranze linguistiche non è in pericolo. Visto che la concorrenza è maggiore nella Svizzera tedesca, «sarà in particolare la Srf di lingua tedesca a dover essere ridimensionata in modo massiccio».

Il ritiro dei fondi ha lo scopo di aumentare l’efficienza e «costringere la Ssr, che è massicciamente sovradimensionata rispetto all’interesse del pubblico, a risparmiare», ha aggiunto Chiesa.

Il consigliere nazionale Gregor Rutz (Udc/Zh) – che aveva annunciato il lancio dell’iniziativa lo scorso 13 febbraio, subito dopo la bocciatura del pacchetto di aiuti ai media – ha criticato la Ssr per essere entrata in mercati non coperti dalla concessione. La Ssr gestisce stazioni radio in concorrenza diretta con i fornitori privati, produce programmi al di fuori del servizio pubblico e amplia costantemente la sua offerta online.

Per Rutz, «i portali online della Ssr, non devono essere finanziati con il canone», perché è proprio qui che l’ente radiotelevisivo pubblico esercita la principale concorrenza sulle emittenti private. Rutz ritiene pertanto necessario ridiscutere il mandato sul servizio di base della Ssr. La votazione dello scorso 13 febbraio è stato un chiaro segnale in questo senso.

Usam: doppia tassazione ingiusta

Il presidente dell’Usam Hans-Ulrich Bigler ha detto che la sua associazione ha combattuto la tassa fin dall’inizio. Le aziende sono tenute a pagare il canone in base al fatturato e indipendentemente dal fatto che utilizzino i servizi della Ssr. Un’autofficina con un fatturato di 20 milioni di franchi paga oggi 6’000 franchi all’anno, 26 volte i 218 franchi pagati prima dell’ultima revisione della legge sulla radio/televisione.

Per Bigler, si tratta in definitiva di una doppia tassazione che contraddice i principi del diritto fiscale, visto che gli imprenditori già pagano il canone come privati.

La Ssr non raggiunge i giovani

«I giovani pagano per un’offerta che non usano e non conoscono», ha dichiarato il presidente dei giovani liberali-radicali Matthias Müller. La situazione è cambiata drasticamente negli ultimi 20 anni. I giovani si informano attraverso una moltitudine di altri canali su internet. «E nonostante i milioni spesi, la Ssr non li raggiunge nemmeno con le sue offerte online», ha detto Müller.

Il comitato ha presentato il testo dell’iniziativa alla Cancelleria federale per essere esaminato. La raccolta delle firme dovrebbe iniziare fra 6-8 settimane, stimano i promotori.

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