Svizzera

Dagli Stati sì al memoriale per vittime nazionalsocialismo

La proposta, presentata da Daniel Jositsch (Ps/Zh) aveva già incassato il benestare dei ‘senatori’ lo scorso giugno

Hans Wicki (Plr-Nw) e Philippe Bauer (Plr/Ne) discutono
(Keystone)

La Svizzera avrà presto un memoriale ufficiale per le vittime del nazionalsocialismo. Il Consiglio degli Stati ha tacitamente adottato oggi una mozione del consigliere nazionale Alfred Heer (Udc/Zh) che ne chiede l’edificazione. Nel giugno dello scorso anno i ‘senatori’ avevano già adottato un testo analogo depositato da Daniel Jositsch (Ps/Zh).

Il memoriale servirà a sensibilizzare le giovani generazioni su fenomeni come il razzismo e la discriminazione, facendo capire loro dove simili atteggiamenti possono condurre. Il Dipartimento federale degli affari esteri, in collaborazione con gli altri dipartimenti interessati e con la partecipazione dei Cantoni coinvolti presenterà al Consiglio federale alcune opzioni per la realizzazione di un simile memoriale in Svizzera, proponendo anche forme di comunicazione adeguate.

Il memoriale, la cui erezione è sostenuta dall’Amitié judéo-chrétienne en Suisse, dall’Organizzazione degli svizzeri all’estero, dalla Federazione svizzera delle comunità israelite, dal Centro per gli studi ebraici dell’Università di Basilea e dall’Archivio per la storia contemporanea del Politecnico federale di Zurigo, vuole onorare le vittime del nazismo, ma anche coloro che si adoperarono per aiutare i perseguitati e che per questo ebbero problemi con la giustizia.

Tra le vittime del nazismo perite nei campi di concentramento si contano anche numerose persone, specie donne, che per matrimonio persero la nazionalità svizzera. La casa editrice Nzz Libro ha dato alle stampe il volume, dal titolo emblematico, "Die Schweizer Kz-Häftlinge. Vergessene Opfer des Dritten Reichs", in cui si fa stato di centinaia di persone – donne, uomini, bambini, ebrei, socialisti, omosessuali, testimoni di Geova, membri della resistenza ed esponenti delle minoranze etniche romaní come i Sinti e i Roma – rinchiuse nei campi di concentramento. Il sostegno da parte delle autorità elvetiche dell’epoca fu sovente timido, se non assente.

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