Svizzera

Processo Vincenz: ‘Un Tour de Suisse nei locali a luci rosse’

È iniziata la requisitoria del Ministero pubblico al Tribunale distrettuale di Zurigo, dove da ieri è alla sbarra l’ex Ceo di Raiffeisen

(Keystone)
26 gennaio 2022
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Il conto spese dell’ex Ceo di Raiffeisen Pierin Vincenz fa pensare a un “Tour de Suisse nei locali a luci rosse”. Lo ha detto oggi durante la sua requisitoria, in occasione del secondo giorno del processo iniziato ieri, il procuratore pubblico Marc Jean-Richard-dit-Bresse. Il pubblico magistrato ha ribadito che quelle che Vincenz ha dichiarato come “cene di lavoro” erano invece spese private. Insieme all’ex consulente Beat Stocker, Vincenz è accusato di truffa per mestiere, appropriazione indebita, falsità in documenti, amministrazione infedele e corruzione passiva. Entrambi respingono le accuse. Secondo il Ministero pubblico, Stocker e Vincenz (che hanno scontato 106 giorni in detenzione preventiva) avrebbero deliberatamente agito per l’acquisizione del fornitore di terminali per i pagamenti senza contanti Commtrain da parte della società di carte di credito Aduno, che controllavano.

Considerata la regolarità con cui il 65enne ha frequentato per anni locali a luci rosse in tutte le regioni della Svizzera, l’accusa ritiene che Vincenz abbia agito per un’inclinazione personale, per soddisfare i “suoi bisogni, il suo benessere e il suo relax”, ha detto il procuratore. Analogo discorso per i viaggi privati conteggiati come spese di lavoro. Il procuratore ha fatto notare che per un viaggio a Londra Vincenz ha annotato sulla sua agenda: “Vacanze, non prendere appuntamenti”. Chiamarlo un “viaggio d’affari” e caricarlo sul conto di Raiffeisen è stato sfacciato e inammissibile, ha aggiunto. Nell’atto d’accusa viene rimproverato a Vincenz di avere accollato a Raiffeisen 200’000 franchi di spese per le serate nei locali a luci rosse, 250’000 franchi per viaggi privati e 140’000 franchi di spese legali.

Il procuratore Marc Jean-Richard-dit-Bressel ha quindi affrontato le accuse più gravi, ossia le partecipazioni non dichiarate in società che avrebbero permesso a Vincenz di intascare 9 milioni di franchi e altri 16 milioni al suo collega in affari ed ex Ceo di Aduno Beat Stocker. Per queste transazioni, la pubblica accusa chiede di condannare entrambi a sei anni di prigione da scontare per le accuse di truffa per mestiere e appropriazione indebita. Il pubblico magistrato ha spiegato che l’impianto accusatorio si basa su una sentenza del Tribunale federale (Tf) relativa alle cosiddette retrocessioni. Queste ultime sono provvigioni che vengono ad esempio versate da una banca a un gestore patrimoniale che ha venduto ai suoi clienti prodotti d’investimento della banca. Il Tf ha stabilito che il gestore patrimoniale ha un dovere di diligenza per quei beni. È quindi obbligato a garantire che il cliente benefici di tutti i vantaggi che gli derivano dalle transazioni. Ed è in altre parole tenuto a versare le retrocessioni al cliente.

Per analogia, il procuratore ritiene che Vincenz e Stocker erano tenuti a ottenere i risultati migliori dalle acquisizioni dei rispettivi datori di lavoro. I vantaggi da loro ottenuti corrispondono perciò al danno subito da Raiffeisen e Aduno.

Prima della requisitoria, il Tribunale distrettuale di Zurigo – che per motivi di spazio è riunito nella sala concerti del Volkshaus – ha chiamato a deporre Beat Stocker e altri tre coimputati. Tutti hanno respinto le accuse. Un quarto coimputato risultato positivo al Covid sarà ascoltato il 9 febbraio, mentre un altro è stato dispensato perché soffre di una malattia neurologica. Oggi si è inoltre appreso che il processo durerà più del previsto: ai cinque giorni inizialmente previsti fra gennaio e febbraio, la corte ha aggiunto altre quattro udienze in marzo.

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