Svizzera

‘È la calma prima della tempesta, Omicron si diffonde in fretta’

Il numero dei contagi sembra rallentare, ma nelle prossime settimane la variante porterà un forte incremento dei casi. La pressione ospedaliera resta alta

(Keystone)
21 dicembre 2021
|

Anche se il numero di infezioni sembra rallentare, nei prossimi giorni e settimane dovremmo assistere a un forte incremento dei casi dovuti alla variante Omicron del Covid-19. La pressione sugli ospedali, e in particolare sulle cure intense, rimarrà elevata.

Lo ha dichiarato oggi Patrick Mathys dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) durante il consueto appuntamento settimanale coi media. A suo avviso, alla situazione di relativa calma attuale dovrebbe seguire la tempesta.

Anche se il numero infezioni si è stabilizzato sotto i 10 mila casi al giorno, ha proseguito lo specialista, la Svizzera registra una delle incidenze del virus maggiori in Europa, con differenze cantonali pronunciate. Pecore nere rimangono i cantoni della Svizzera centrale e orientale. L’ondata pandemica, che ha interessato all’inizio soprattutto i giovani, si è oramai diffusa in tutti gli strati della popolazione.

A causa del ritardo tra l’infezione e il manifestarsi della malattia, gli ospedali rimangono sotto pressione; al momento oltre 300 malati di Covid - due terzi dei letti disponibili - sono in terapia intensiva. La situazione su questo fronte non dovrebbe insomma cambiare, anzi: la diffusione della variante Omicron - al momento dal 10-20% dei nuovi casi, soprattutto nei centri, con un raddoppio ogni 1-4 giorni - dovrebbe sfociare in un incremento dei malati e, quindi, delle ospedalizzazioni. Tale scenario si basa anche su quanto osservato in Gran Bretagna o in Danimarca, ha specificato Mathys.

Ora come ora, ha aggiunto Mathys, è importante rispettare scrupolosamente le regole di igiene, ossia lavarsi le mani e mantenere le distanze, come anche portare la mascherina. Soprattutto rimane importante farsi vaccinare e, per chi lo ha già fatto due volte, sottoporsi al richiamo.

Nel suo intervento, Christoph Berger, della Commissione federale per le vaccinazioni, ha spiegato le ragioni che hanno spinto l’UFSP a raccomandare la vaccinazione di richiamo dopo 4 mesi, invece di 6, come già anticipato dal Consiglio federale la settimana scorsa.

Studi e osservazioni, specie in Danimarca e Gran Bretagna, mostrano infatti che la protezione dalla variante Omicron del coronavirus diminuisce molto più velocemente tra i vaccinati e i guariti rispetto alla variante Delta. Un’infezione o reinfezione non si può escludere. Con un richiamo, invece, la protezione aumenta sensibilmente (75%-80%).

Il richiamo è consigliato in particolare per le persone sopra i 65 anni, specie se con patologie pregresse. Per le persone più giovani, il booster è raccomandato per rallentare la diffusione del virus.

Secondo Rudolf Hauri, presidente dell’Associazione dei medici cantonali, gli ospedali in Svizzera rimangono sotto forte pressione. Tuttavia, i trasferimenti da un ospedale all’altro sono ancora possibili, e i rinvii delle operazioni non stanno avvenendo in modo generalizzato.

Hauri ha parlato di una “labile stabilizzazione del numero di casi", con importanti differenze cantonali, sia nella ricerca di contatti, che nei test e nell’occupazione degli ospedali. Diversi cantoni hanno adeguato le capacità per le vaccinazioni di richiamo, ha continuato Hauri. "Attualmente, ci sono sicuramente ancora capacità libere”.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE