Svizzera

“Negoziare un pacchetto bilaterale con l’UE è possibile”

Secondo il professore di diritto Nicolas Levrat, la richiesta svizzera di un tribunale arbitrale neutrale potrebbe essere accettata

(Keystone)
4 dicembre 2021
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Una finestra di opportunità per i negoziati tra la Svizzera e l’UE su un nuovo pacchetto di accordi bilaterali “rimane aperta”, secondo il professore di diritto Nicolas Levrat, che ha redatto un rapporto alcuni mesi fa. Sono però necessarie proposte da parte svizzera.

“È sufficiente che il futuro meccanismo di arbitrato cessi“, afferma il direttore del Global Studies Institute (GSI) dell’Università di Ginevra, in un’intervista trasmessa a Le Temps, riferendosi al progetto di accordo quadro del 2018 che "considera la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) come ultima risorsa". "È possibile”, ha aggiunto, citando una clausola dell’accordo economico e commerciale globale (CETA) tra l’Unione europea (UE) e il Canada. "Se noi riformuliamo il ruolo della CGUE, possiamo eliminare il fatale “mito” dei giudici stranieri”.

Il contesto è cambiato

Anche se la richiesta svizzera di un tribunale arbitrale neutrale è stata rifiutata più volte da Bruxelles, il professore di diritto ritiene che ora potrebbe essere accettata “perché il contesto è cambiato e l’UE lo ha capito". Bruxelles ha abbandonato l’idea di un accordo applicabile a tutti i suoi partner, sottolinea. "C’è spazio per estendere l’eccezione svizzera, a condizione che la stabilità giuridica degli accordi sia garantita”.

Se Berna e Bruxelles trovano un terreno d’intesa sulle questioni istituzionali, ha continuato Levrat, i tre punti sollevati dal Consiglio federale per giustificare l’abbandono del progetto di accordo quadro - cittadinanza europea, misure di accompagnamento e aiuti di Stato - possono essere risolti.

Per il professore, i negoziati su un pacchetto bilaterale potrebbero includere un nuovo accordo sulla ricerca, in particolare per continuare a partecipare al programma Orizzonte Europa, e un accordo sull’elettricità. Ma “senza una proposta della Svizzera, non ci sarà mai un piano B”.

E il tempo perso finirà per costare caro alla Confederazione, avverte. “Il Consiglio federale sa che esistono alternative all’accordo quadro. Ha quindi i mezzi per prendere l’iniziativa”.

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