Svizzera

Aiuti finanziari ai media, nasce il comitato a favore

A sostenere il pacchetto approvato in giugno dal parlamento sono deputati di tutti i gruppi parlamentari eccetto l'Udc

(Keystone)
10 settembre 2021
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Berna – In vista del probabile voto referendario, si è formato un comitato che sostiene il pacchetto di aiuti finanziari ai media approvati in giugno dal parlamento. Ne fanno parte deputati di tutti i gruppi parlamentari, ad eccezione dell'Udc, e l'associazione degli editori Schweizer Medien.

Il pacchetto di sostegni ai media è necessario per rafforzare il dibattito democratico e la presenza dei media nelle regioni, scrive in una nota il comitato denominato "Die Meinungsfreiheit" ("La libertà d'espressione").

I gruppi mediatici - si legge nella nota - stanno affrontando sfide "enormi" causate dal crollo delle entrate pubblicitarie e dalla concorrenza delle aziende globali che operano su internet. Le informazioni diffuse dai social media, che non devono sottostare agli standard giornalistici, influenzano inoltre sempre più la formazione delle opinioni.

"I media privati svizzeri danno un contributo indispensabile alla democrazia diretta svizzera", scrive il comitato. Queste prestazioni devono "urgentemente" essere garantite anche in futuro.

Il pacchetto di misure approvato lo scorso giugno dal parlamento propone fra le altre cose di estendere l'aiuto indiretto ai media con il sostegno alla distribuzione dei giornali. La spesa complessiva si attesta a circa 120 milioni di franchi.

È previsto anche un aiuto ai media online, per un totale di 30 milioni di franchi all'anno, mirato a favorire la transizione digitale. I contributi potranno raggiungere al massimo il 60% del fatturato generato dall'impresa. Un sostegno a determinate condizioni è previsto anche per le agenzie di stampa nazionali, in particolare a Keystone-Ats.

Secondo il comitato per la "libertà d'espressione", più di cento fra case editrici, istituzioni e altre organizzazioni potranno beneficiare degli aiuti.

Contro queste misure, un comitato chiamato "No ai media finanziati dallo Stato" ha lanciato un referendum e ha annunciato martedì di avere raccolto, un mese prima della scadenza, le 50'000 firme necessarie. Del comitato referendario fanno parte editori, imprenditori, professionisti dei media e 72 parlamentari, che parlano di "sussidi inutili e dannosi". Se lo Stato comprasse i media, questi diventerebbero media di Stato, sostiene il comitato.

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