Svizzera

Rifugiati: moltiplicate le richieste dall'Afghanistan

Il Consiglio Federale: "Situazione caotica.Valuteremo di ora in ora il da farsi"

Ignazio Cassis durante la conferenza stampa (Keystone)
16 agosto 2021
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La Svizzera deve accogliere le persone in fuga dall'Afghanistan. È quanto chiedono numerosi appelli da parte di organizzazioni e partiti che invitano la Confederazione a tendere la mano alla popolazione afghana minacciata dall'avanzata e dalla presa del potere dei talebani.

Lo scorso mercoledì la segreteria di Stato della migrazione (Sem) ha annunciato la sospensione, fino a nuovo avviso, dei rimpatri verso l'Afghanistan "a causa della situazione venutasi a creare nel paese". Secondo alcune organizzazioni, il Partito socialista (Ps) e i Verdi, tuttavia, l'aiuto della Confederazione nei confronti degli afghani in pericolo deve andare ben oltre.

Le varie organizzazioni auspicano anche agevolazioni nei ricongiungimenti familiari e che Berna faciliti la concessione di visti umanitari ai familiari di afghani che hanno ottenuto l'asilo o l'ammissione temporanea in Svizzera, oppure che permetta a persone particolarmente vulnerabili di entrare in Svizzera attraverso il programma di reinsediamento.

PS e Verdi auspicano aiuto immediato

Tutte le persone provenienti dall'Afghanistan in Svizzera hanno bisogno immediatamente di uno statuto di protezione, scrive in un comunicato odierno il PS, aggiungendo che la Confederazione deve aiutare le famiglie di queste e di altre persone la cui vita è in pericolo, senza alcuna formalità amministrativa. I socialisti auspicano pure che la Svizzera accolga una quota internazionale di persone rifugiate, che sostenga i Paesi vicini all'Afghanistan e che si offra come mediatrice per portare il nuovo governo afghano al tavolo dei negoziati.

"La Svizzera stessa deve accogliere 10'000 persone vulnerabili, soprattutto donne e ragazze provenienti dall’Afghanistan", chiede la consigliera agli Stati Marina Carobbio-Guscetti (Ps/Ti), citata nella nota.

Simili richieste sono giunte anche dai Verdi, i quali, dal canto loro, chiedono anche il ricongiungimento familiare per gli afghani in Svizzera attraverso visti umanitari. A loro avviso, inoltre, a tutti i rifugiati dovrebbe essere concesso lo statuto di protezione, indipendentemente dallo stato della loro domanda di asilo.

Ammissione provvisoria

La sospensione dei rimpatri è una misura a breve termine, ma la situazione in Afghanistan non è destinata a migliorare rapidamente, scrive oggi la Coalizione dei giuristi indipendenti per il diritto di asilo ("Coalition des juristes indépendant-e-s pour le droit d’asile", "Bündnis unabhängiger Rechtsarbeit im Asylbereich") in una lettera indirizzata al Dipartimento federale di giustizia e polizia (Dfgp), alla Sem e al Parlamento. A suo avviso, l'ammissione provvisoria dovrebbe essere concessa agli afghani che sono qui, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno una procedura d'asilo in corso.

Già lo scorso venerdì l'Organizzazione svizzera aiuto ai rifugiati (Osar) e Amnesty International (Ai) avevano applaudito la decisione della Confederazione di sospendere i rimpatri in Afghanistan fino a nuovo ordine. Chiedono tuttavia che ai cittadini afghani con domande d'asilo respinte sia concessa l'ammissione temporanea. Nel corso della giornata odierna, pure Solidarietà senza frontiere e altre organizzazioni di aiuto ai rifugiati hanno chiesto alla Confederazione di attivarsi.

Sospesi i rimpatri

Attualmente ci sono circa 2'800 richiedenti asilo afghani nella Confederazione e in 130 casi si è nella fase di esecuzione dell'allontanamento, ha spiegato venerdì in conferenza stampa il direttore della Sem Mario Gattiker. Essi, ha sottolineato, sono sospesi da mercoledì 11 agosto, mentre le domande di asilo continueranno ad essere elaborate. I preparativi per il rimpatrio verranno portati avanti solo nel caso di persone che hanno commesso reati gravi, ma si concretizzeranno non appena saranno nuovamente possibili, ha precisato il direttore della Sem

L'Afghanistan aveva già chiesto a inizio luglio alla Svizzera di interrompere per tre mesi i rimpatri di richiedenti asilo respinti, a causa dell'avanzamento dei talebani e della pandemia di coronavirus. Una sospensione chiesta anche da organizzazioni umanitarie.

Valutazione sul momento

Se la Svizzera debba accettare più rifugiati dall'Afghanistan è una questione che il Consiglio federale "valuta di ora in ora". Lo ha detto oggi a Berna il ministro degli esteri Ignazio Cassis. Il consigliere federale ha poi negato di essere in contatto con i talebani.

"Siamo in grado di prendere rapidamente decisioni come l'ammissione dei rifugiati. Ma la Svizzera dipende anche dalla cooperazione di altri Stati e da sola non può fare molto", ha aggiunto il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) nel corso di un incontro con la stampa a Palazzo federale, avvenuto al termine di una seduta della commissione di politica estera alla quale ha presenziato per informare sull'attuale situazione in Afghanistan.

Per quanto riguarda i collaboratori locali del Dfae l'obiettivo è di permettere loro di raggiungere la Confederazione. "Stiamo cercando ogni via per trovare una soluzione, ma la situazione è caotica", ha spiegato il consigliere federale, aggiungendo che l'aeroporto di Kabul, ad esempio, è vicino al collasso e molti altri Stati stanno cercando di fare lo stesso con i loro dipendenti sul posto.

A regnare, in Afghanistan, è il caos e dunque per arrivare in Svizzera i dipendenti locali del Dfae dovranno passare attraverso l'aeroporto militare. Cassis ha tuttavia ribadito che tutti e sei i membri elvetici della rappresentanza svizzera a Kabul hanno lasciato il Paese.

Il ticinese ai media ha poi tenuto a precisare che attualmente non ci sono discussioni in corso con i talebani. "Non possiamo parlare con i talebani perché non sono un governo. Tuttavia, organizzazioni come la Croce Rossa internazionale potrebbero farlo, ad esempio per organizzare gli aiuti umanitari".

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