Svizzera

Molestie sessuali: dipendente Ffs risarcita

San Gallo: la compensazione equivalente a due mesi di stipendio, pari a 13'194 franchi

Il logo di Ffs (Keystone)
10 agosto 2021
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Una dipendente delle Ffs vittima di molestie sessuali riceverà un risarcimento equivalente a due mesi di stipendio. Il Tribunale amministrativo federale (Taf) ha però confermato il suo licenziamento in considerazione del suo atteggiamento negativo protrattosi per diversi anni.

Nel 2011, la donna aveva assistito alla rapina di un ufficio di cambio in una stazione ferroviaria. Le è stato attribuito un altro posto di lavoro e ha iniziato ad avere problemi relazionali con i colleghi. Dopo una lunga procedura, la società incaricata dalle Ffs di chiarire le cause ha rilevato comportamenti inappropriati considerati molestie sessuali.

Le Ffs le hanno offerto un risarcimento di 6'597 franchi, pari a un mese di stipendio, importo confermato dal Taf nel dicembre 2018. Il Tribunale federale ha ribaltato la decisione nell'ottobre 2019, ritenendo che il Taf non aveva preso in considerazione tutte le circostanze del caso.

Risarcimento raddoppiato

In una sentenza pubblicata oggi, il Tribunale amministrativo federale ha fissato ora il risarcimento a due mesi, ovvero 13'194 franchi. Inoltre, le Ffs dovranno pagare un totale di 13'789 franchi per le spese legali della donna in prima istanza.

Questa volta i giudici di San Gallo hanno sottolineato che le Ffs non hanno "dimostrato la diligenza che ci si aspetta da una grande impresa", ritardando di sei mesi l'esame dei fatti denunciati. Hanno anche criticato l'atteggiamento dell'azienda e la gestione della situazione, definita inadeguata. Infine, hanno aggiunto, la dipendente, unica donna in una squadra di una ventina di uomini, era stata confrontata per almeno dieci mesi con il comportamento inappropriato di alcuni di loro.

Ripetute mancanze

Il TAF però, con una seconda sentenza, ha respinto il ricorso della lavoratrice che chiedeva di dichiarare illecito il licenziamento. Nel 2015, le Ffs aveva deciso che non poteva essere reintegrata nel suo team e le hanno proposto di trasferirla alla borsa lavoro dell'azienda (Amc) per riorientare la sua carriera.

Nell'ottobre 2018, la dipendente è stata minacciata di licenziamento a causa di varie mancanze, tra cui dichiarazioni irrispettose ed errori nella registrazione dell'orario di lavoro. Un anno dopo, è stata informata dell'intenzione del suo datore di lavoro di licenziarla. Il preavviso è stato dato per il 30 giugno 2020.

La dipendente ha fatto ricorso contro questo provvedimento al Tribunale amministrativo federale. La Corte ha constatato che le Ffs avevano "motivi oggettivi e sufficienti" poiché la ricorrente era stato oggetto di numerosi rimproveri dal 2014 e che le mancanze erano proseguite anche dopo la minaccia di licenziamento nell'ottobre 2018.

Comportamento negativo

Presi isolatamente, i fatti non sembrano essere particolarmente gravi, secondo la Corte. Tuttavia, nel giugno 2019 la ricorrente è stata avvertita che ci si aspettava che adempisse ai suoi obblighi e adottasse un tono appropriato e un atteggiamento rispettoso, in caso contrario sarebbe stata licenziata. Eppure ha persistito nel suo comportamento negativo.

Anche considerando il passato della dipendente e la ristrutturazione del 2016, il Taf ritiene che si sia comportata in modo inappropriato e abbia violato i suoi obblighi in diverse occasioni. Le numerose misure adottate dalle Ffs per assisterla nella riqualifica non indicano, come sostiene la ricorrente, che l'unico scopo fosse quello di liberarsi di lei.

Le due sentenze non sono definitive e possono essere impugnate davanti al Tribunale federale.

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