laR+ DIRITTI CIVILI

Matrimonio per tutti: le ragioni di favorevoli e contrari

Il 26 settembre si vota per decidere se garantire alle coppie Lgbtq+ gli stessi diritti di quelle eterosessuali, adozione e fecondazione assistita incluse

(Keystone)
6 settembre 2021
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Un atto dovuto che rimette la Svizzera al passo coi diritti riconosciuti in gran parte del mondo libero, secondo i favorevoli; il pericoloso superamento della famiglia tradizionale e un colpo inferto all’infanzia, secondo i contrari. La votazione del 26 settembre sul ‘Matrimonio per tutti’ – in risposta alle modifiche di legge sostenute dal Parlamento e dal Consiglio federale – è oggetto di un dibattito spesso aspro. Vediamo di riassumere le argomentazioni pro e contro.

Di cosa parliamo?

La modifica di legge estende il diritto di matrimonio alle coppie omosessuali, per le quali ora era prevista invece l’unione domestica registrata (introdotta nel 2007). In pratica sono tre i cambiamenti principali per le unioni dello stesso sesso: l’accesso alla naturalizzazione agevolata per un partner straniero sposato con uno svizzero, la possibilità di adottare un bambino e quella per coppie lesbiche di concepirlo tramite donazione dello sperma da parte di terzi.

Perché il referendum?

Dopo l’approvazione della modifica di legge da parte del Parlamento, tre comitati composti perlopiù da rappresentanti della destra hanno raccolto più delle 50mila firme necessarie per rimetterla in discussione alle urne. 

Cosa succede se vince il sì?

In concreto, la moglie o il marito straniero di una persona dello stesso sesso potrà accedere alla naturalizzazione agevolata, quindi ottenere la nazionalità dopo aver risieduto in Svizzera per 5 anni invece di 12, proprio come accade oggi per gli eterosessuali sposati. Due uomini potranno adottare un figlio, due donne potranno anche accedere alla fecondazione tramite donazione di sperma. È garantito per il concepito il diritto di conoscere il padre biologico una volta divenuto maggiorenne. Rimane vietata la donazione anonima di sperma, come pure la donazione di ovuli e la maternità sostitutiva. Chi è già unito in unioni registrate le potrà convertire in matrimonio o restare alla situazione corrente, mentre non sarà più possibile registrare nuove unioni di questo tipo.

Gli argomenti del ‘no’

Secondo i promotori del referendum la modifica di legge sancirebbe la perdita per i più piccoli del diritto a una famiglia con un padre e una madre, figure giudicate complementari e insostituibili l’una dall’altra. Secondo questa visione la famiglia è il risultato naturale della riproduzione tra un uomo e una donna, ed è con questa ‘definizione’ in mente che va letto anche quanto prescritto in merito dalla Costituzione.

  • Una modifica incostituzionale/1. Tribunali e Consiglio federale avrebbero sempre interpretato il diritto al matrimonio come esclusivamente eterosessuale. Come si legge nel libretto informativo, “soltanto l’unione tra un uomo e una donna è in grado di trasmettere la vita, ed è per questo che va tutelata in quanto fondamento della società e dello Stato” e non si può cambiare tutto senza scontrarsi col testo costituzionale.
  • Una modifica incostituzionale/2. Anche la donazione di sperma per le coppie lesbiche violerebbe la Costituzione, in particolare l’Articolo 119 che prevede la procreazione assistita solo in caso di infertilità o per evitare il rischio di una malattia grave. Il fatto di essere entrambe donne non corrisponderebbe invece alla definizione vigente di infertilità.
  • Nessuna discriminazione. Non sarebbe la legge, ma la natura ad ascrivere la creazione della famiglia all’unione biologica tra uomo e donna. Prenderne atto non costituirebbe dunque un atto discriminatorio dal profilo giuridico e sociale. Per i contrari è anche una questione di proporzione: nel 2020 le unioni gay sono state poco più di 600 contro gli oltre 35mila matrimoni.
  • Attenzione ai bambini. In linea di principio, il diritto di conoscere il genitore biologico per chi nasce da una donazione di sperma resta negato fino ai 18 anni. Secondo le argomentazioni dei contrari “per la formazione dell’identità di un bambino, il radicamento nella famiglia d’origine è fondamentale. Per questo la donazione di sperma deve restare un’eccezione. I bambini hanno bisogno di modelli di ruolo rappresentati dai due sessi; la donazione di sperma a favore delle coppie lesbiche, invece, li priva per legge della figura paterna”.
  • Una brutta china. Infine, reinterpretando la nozione di infecondità come desiderio inappagato di avere figli – includendovi insomma anche chi non può avere figli ‘solamente’ perché omosessuale – si creerebbe un pericoloso precedente: in futuro potrebbe fungere da grimaldello per ottenere la donazione di ovuli o addirittura la maternità sostitutiva.

Gli argomenti del ‘Sì’

Chi sostiene la modifica – maggioranza del Parlamento e Consiglio federale inclusi – ritiene che le coppie omosessuali debbano avere gli stessi diritti di quelle eterosessuali, incluso quello a ‘metter su famiglia’. Occorrerebbe dunque superare le discriminazioni specie in materia di accesso alla cittadinanza, all’adozione e alla fecondazione assistita.

  • Una questione di libertà. Per i promotori del ‘sì’ “lo Stato non può imporre alle persone come organizzare la loro vita privata e familiare. Una coppia deve essere libera di decidere se e come intende regolare legalmente la propria relazione”. Questo riguarderebbe anche le tante coppie gay, con o senza figli, che esistono già oggi e quelle a venire. Senza modifica di legge perdurerebbe un’inaccettabile disparità di trattamento.
  • I bambini stanno bene. Ci sono già in Svizzera figli di genitori eteresossessuali e gli studi in materia escluderebbero effetti negativi sullo sviluppo rispetto ai figli di coppie etero. Per i favorevoli alla modifica contano la cura e l’attenzione riservata ai più piccoli, non il genere dei genitori. Questo giustificherebbe anche la fecondazione tramite donazione di sperma da parte di individui terzi.
  • ‘Da che semino vengo?’ Nel caso in cui si negasse l’accesso alla fecondazione assistita, molte coppie lesbiche continuerebbero comunque ad accedervi recandosi all’estero. In questo caso però il diritto per i figli di conoscere il genitore biologico una volta maggiorenni non sarebbe sempre garantito: meglio dunque garantire anche in Svizzera l’accesso a simili procedure.
  • Macché ‘utero in affitto’. La medicina riproduttiva rimarrebbe severamente regolamentata, dunque non vi sarebbe nessuna ragione per temere che questo sia solo il primo passo verso la donazione anonima di sperma, la donazione di ovuli e la maternità sostitutiva.
  • Applicare la Costituzione. Sarebbe proprio la carta fondamentale a lasciar fuori qualsiasi definizione di matrimonio basata sul genere dei contraenti. Per questo la modifica di legge non imporrebbe una contestuale modifica costituzionale, ma ne amplierebbe semplicemente l’applicazione dei principi.

Chi è a favore del ‘Matrimonio per tutti’?

Consiglio federale, maggioranza del Parlamento, la stragrande maggioranza delle associazioni in difesa dei diritti Lgbtq+, ma anche la maggioranza all’interno di tutti i partiti di governo – tranne l’Udc –, dei Verdi, dei Verdi liberali. Favorevole anche la Federazione delle Chiese evangeliche della Svizzera.

Chi è contrario?

Comitati referendari promossi da esponenti di Ppd/Alleanza di centro, Unione democratica federale, Partito evangelico svizzero e Udc, ma anche la Conferenza dei vescovi svizzeri e la Rete evangelica svizzera.

E il mondo dove va?

Il matrimonio tra persone dello stesso sesso – come nella maggior parte dei casi l’adozione e la maternità/paternità – è consentito in 29 Paesi al mondo, 16 dei quali in Europa (i primi, nel 2001, furono i Paesi Bassi): tra gli altri Spagna, Francia, Germania, Paesi scandinavi, Austria, Belgio, Inghilterra e Irlanda. Il matrimonio omosessuale è riconosciuto anche in tutto il Nordamerica, buona parte del Sudamerica, in Sudafrica e in Oceania.

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