Svizzera

Test per i sanitari, Bianchi: ci stiamo già pensando

Berna raccomanda ‘urgentemente’ ai cantoni di intervenire nel settore sanitario. Il funzionario dirigente del Dss: ragionevolmente da inizio autunno.

Bianchi (Dss)
(Ti-Press)

Gli operatori sanitari non vaccinati dovrebbero sottoporsi a test obbligatori contro il Covid-19. È quanto raccomanda la Confederazione ai cantoni, oltre all’obbligo per i visitatori di presentare un certificato valido all’ingresso di ospedali, case di cura e strutture di assistenza. Il Consiglio federale, dal canto suo, rinuncia per il momento ad adottare ulteriori misure generali per arginare la diffusione della malattia, in un senso (restrizioni) come nell’altro (allentamenti). La situazione è buona ma la “dinamica negativa”, ha twittato ieri il ministro della Sanità Alain Berset, evocando l’“incertezza” dettata in particolare dai rientri dalle vacanze.

In una lettera inviata ai cantoni, l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) ha elencato varie proposte per arginare la diffusione del coronavirus. Lo ha annunciato lo stesso ufficio sul suo sito web, come riferito dall’agenzia Keystone-Ats. La Confederazione chiede ai cantoni di adottare, nelle prossime settimane, provvedimenti in vari settori per proteggere i bambini, i giovani e le persone particolarmente a rischio.

Tra le altre cose, i cantoni dovrebbero portare avanti la campagna di vaccinazione, intensificare i controlli per garantire il rispetto dell’obbligo del certificato e imporre test nelle scuole. Gli asintomatici, secondo l’Ufsp, contribuiscono in maniera importante alla diffusione del virus. I test rappresentano quindi un complemento necessario alla vaccinazione e al piano di protezione.

Raccomandazione urgente

La Confederazione raccomanda inoltre “urgentemente” ai cantoni di dichiarare obbligatori i test ripetuti per i professionisti della salute non vaccinati e non ancora guariti negli ospedali, nelle case di cura, nelle strutture di assistenza e nelle organizzazioni Spitex. Inoltre, le visite agli ospedali, alle case di cura e alle strutture di assistenza dovrebbero essere possibili solo con il certificato Covid.

La raccomandazione dell’Ufsp non coglie di sorpresa Paolo Bianchi, direttore della Divisione della salute pubblica in seno al Dipartimento ticinese della sanità e della socialità. «È una misura che come Dss abbiamo già preso in considerazione e che si sta approfondendo – afferma Bianchi interpellato dalla ‘Regione ‘ –. È chiaro che la raccomandazione dell’Ufficio federale è per noi un ulteriore motivo per introdurre in Ticino, dopo le necessarie verifiche, l’obbligo di test ripetuti per il personale sanitario non vaccinato. Una misura ragionevole, proporzionata e che può favorire la protezione in contesti comunque potenzialmente a rischio per la fragilità delle persone in cura». Una misura, aggiunge Bianchi, che «per l’operatore sanitario non è incisiva come l’obbligo di vaccinazione di cui si discute e per il quale ci sarebbe ad ogni modo la base legale». L’obbligo dei test per i sanitari «segue in fondo la stessa logica dei certificati richiesti per le grandi manifestazioni».

Quando pensate di introdurre la misura e dare quindi seguito alla raccomandazione di Berna? «L’inizio dell'autunno è un termine ragionevole – sostiene il responsabile della Divisione –. Fortunatamente, al momento non abbiamo questa grande premura, nel senso che per quanto riguarda le case per anziani e gli anziani in generale la situazione epidemiologica è ancora buona e le ospedalizzazioni riguardano esclusivamente persone non vaccinate e in generale non anziane. Insomma, non c’è una situazione epidemiologica che ci impone di agire dall’oggi al domani. L’obiettivo ultimo resta l’adesione alla campagna vaccinale, se non di tutto, della gran parte del personale sanitario. Questa misura potrebbe essere anche un incentivo indiretto alla vaccinazione». 

Né giro di vite, né allentamento

Nonostante l’incremento delle nuove infezioni, dovute soprattutto alla variante Delta, il Consiglio federale non intende inasprire le misure generali. Non sono però nemmeno soddisfatte le condizioni per revocare le restanti misure di tutela ancora in vigore: il motivo principale è che l’obiettivo del governo di vaccinare entro fine luglio tutti coloro che vogliono essere vaccinati non è stato raggiunto, sottolinea l’Ufsp in articolo pubblicato ieri da vari quotidiani svizzerotedeschi del gruppo Tamedia.

Globalmente, la situazione generale è ancora buona e praticamente tutti i valori attuali sono ancora assai distanti dalle soglie fissate dal governo per far scattare ulteriori restrizioni, scrive l’Ufsp. Tuttavia, lo sviluppo della pandemia deve continuare ad essere monitorato a causa della variante Delta. L’esecutivo affronterà il dossier nel corso della prima seduta dopo le vacanze, l’11 agosto.

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