Svizzera

Crescita dei contagi, 'troppi e troppo in fretta'

Se la situazione sul fronte dei contagi dovesse peggiorare si valuta anche di estendere l'uso dei certificati Covid, per esempio al ristorante

Covid (Ti-Press)
18 luglio 2021
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La direttrice dell'Ufficio federale della sanità pubblica Anne Lévy è preoccupata per la crescita dei contagi da coronavirus. "Sapevamo che con le riaperture i numeri sarebbero aumentati, ma non ci aspettavamo che salissero così tanto e così presto", afferma in un'intervista pubblicata dalla Nzz am Sonntag. Interrogata sulla ragione del rimbalzo - venerdì 619 nuovi casi, contro i 323 di una settimana prima - Lévy ha spiegato che motivi sono vari. "In generale la gente è meno cauta da quando è in corso la vaccinazione e non vi sono quasi più misure di contenimento. Ha quasi solo un carattere aneddotico, ma negli ultimi tempi già due volte qualcuno mi ha dato la mano per salutarmi".

La pandemia non è finita

"Bisogna essere coscienti che la pandemia non è finita: l'igiene delle mani e l'uso della mascherina rimangono importanti", prosegue la funzionaria con studi in scienze politiche. I timori dell'UFSP sono legati al fatto che non si sa cosa succederà adesso. "Finché le persone non si ammalano seriamente, non siamo ancora preoccupati per i numeri in aumento. Diventeranno una minaccia quando l'infezione si diffonderà dai giovani ai non vaccinati delle generazioni più anziane e i ricoveri aumenteranno di nuovo bruscamente." Destano in particolare preoccupazione gli ultra 50enni non immunizzati.

In Svizzera i vaccinati sono solo il 50%, ma Lévy non è delusa: i due terzi di coloro che potevano ricevere il vaccino l'hanno ottenuto. Fra le persone a rischio l'85% ha ricevuto almeno una dose, valore superiore alle attese. "Ma naturalmente dobbiamo riuscire a motivare più persone a vaccinarsi, compresi gli indecisi e gli indolenti". Per indolenti Lévy - che usa il termine tedesco Gemächlichen, che potrebbe essere tradotto anche con sfaticati, oziosi, svogliati, ecc. .- intende coloro che rimandano la vaccinazione, per esempio a dopo le vacanze. "Sarebbe per contro importante che ricevessero già ora la prima dose, perché dà già una certa protezione. Inoltre ritengo irresponsabile portare il virus all'estero: la maggior parte degli altri paesi ha un sistema sanitario meno buono del nostro".

C'è imprudenza nella popolazione

La direttrice dell'UFSP mette anche in guardia contro l'imprudenza nell'affrontare la pandemia. "Dire 'infettarsi è ok, così dopo è finita' sarebbe imprudente". Il Covid-19 può essere una malattia seria, con decorsi gravi, anche nelle persone più giovani; ci sono anche conseguenze a lungo termine. Secondo la 50enne se la situazione sul fronte dei contagi dovesse peggiorare sarebbe possibile estendere l'uso dei certificati Covid, per esempio per avere diritto di accedere a un ristorante. "Sarebbe sicuramente meglio di operare nuove chiusure", aggiunge.

Il virus non sarà però mai completamente sradicato: un giorno impareremo a vivere con il Covid e allora le misure di protezione potrebbero diventare la norma, si dice convinta Lévy. "Proprio come nei paesi asiatici: lì è normale indossare una mascherina quando si ha il raffreddore ed è visto molto male starnutire apertamente sull'autobus". Perché il pericolo di una nuova pandemia è "molto elevato": potrebbe arrivare fra cinque o cento anni, conclude la specialista.
 
 

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