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Stop al voto sulle misure anti-terrorismo, ricorso a Losanna

L'ex giudice federale Raselli contesta una "lacuna" nella legge sui diritti politici, inutile il ricorso ai Cantoni perché non sono competenti

Informazioni fuorvianti da parte dell'autorità federale. (Keystone)
25 maggio 2021
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“Le autorità federali hanno trasmesso informazioni false sul soggetto in votazione”. Un nuovo ricorso è stato presentato domenica contro la votazione popolare del 13 giugno sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo: a farlo un ex giudice che l'ha inviato direttamente al Tribunale federale (e pure al suo Governo cantonale) chiedendo la sospensione della procedura di voto. Niccolò Raselli, che è stato presidente del Tribunale d’appello e del Tribunale amministrativo del Canton Obvaldo, e giudice federale dal 1995 al 2012, ha cosi ribaltato i termini della questione, dando al Tribunale federale il tempo utile per decidere. Ecco il nocciolo della questione: per la legge federale sui diritti politici (art. 77 cpv. 1 lett. b), tali ricorsi devono essere presentati al governo cantonale (che risponde entro 10 giorni e di regola non entra nel merito trattandosi di una questione federale), ma si rischia di rendere spesso, se non regolarmente, impossibile al Tribunale federale trattare il ricorso in tempo utile. Una lacuna che impedisce agli elettori di potersi efficacemente lamentare d'irregolarità nel periodo che precede una votazione e, se il reclamo è fondato, di ottenere la sospensione del voto.
Una normativa, per l'ex giudice Raselli, che andrebbe cambiata: “Se l'irregolarità è causata dal Consiglio federale, il Cantone non puo correggere nulla, non è competente e non entra nemmeno in materia. Si deve così presentare un secondo ricorso al Tribunale federale. Sembra quasi una barzelletta. Abbiamo un grosso problema quando, come in questo caso, l'irregolarità viene scoperta molto tardi (la documentazione di voto è stata consegnata solo pochi giorni fa). Se si agisce seguendo la legge, il Tribunale federale non avrà tempo utile per decidere. Penso che la legge contiene una lacuna, sicuramente il legislatore quanto ha formulato l'art 77 cpv. 1 della legge federale sui diritti politici, non voleva questa situazione”, ci spiega l'ex giudice Niccolò Raselli


L'ex giudice Raselli chiede al Tf di sospendere la votazione sulle misure di polizia anti terrorismo. (Keystone)

La questione è molto delicata. “Questo ricorso è molto importante, offre al Tribunale federale quasi 20 giorni per potersi pronunciare sulla domanda di sospensione della votazione sulle misure di polizia. Infatti sarà molto interessante vedere che cosa risponderà il Tribunale federale, anche se non dovesse sospendere la procedura di voto, dovrà comunque esprimersi sulla correttezza o meno delle informazioni date all'elettorato”, commenta l'avv. Paolo Bernasconi

Stop al voto per 9 ex procuratori

Come l'ex giudice di Obvaldo, altri nove ex-magistrati ticinesi, tra cui anche l'avvocato Bernasconi, hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato ticinese contro la votazione federale sulla nuova Legge federale sulle misure di polizia per la lotta contro il terrorismo (MPT). Il motivo è per tutti lo stesso: chiare e manifeste irregolarità riguardanti la procedura di votazione e l’informazione alla popolazione. Ricorsi simili sono stati inoltrati anche in altri cantoni. (Assieme all'avv. Bernasconi, hanno firmato il ricorso John Noseda, Bruno Balestra, Mario Branda, Luca Maghetti, Luigi Mattei, Marco Mona, Pietro Simona, Emanuele Stauffer). Alla base del ricorso, la convinzione che l’opuscolo informativo fornito dalle autorità, contenga false informazioni in merito all’oggetto in votazione, ciò che lederebbe il diritto costituzionale a tutela della libera formazione dell’opinione (art. 34 della Costituzione federale).

Informazioni palesemente fuorvianti

Per i ricorrenti, il testo che illustra l'oggetto in votazione è fuorviante e andrebbe ritirato: “Nel bollettino informativo, l'autorità federale ha trasmesso informazioni false sul soggetto in votazione, in violazione del diritto costituzionale a tutela della libera formazione dell'opinione dei cittadini”, spiega l'avv. Bernasconi, precisando che ad essere contestata è in particolare una frase, e cioè che oggi “la polizia può generalmente intervenire solo quando una persona ha commesso un reato”. Si tratta di “un'eresia totale, visto che il codice penale svizzero punisce già gli atti preparatori e che dal 2014 una legge condanna tutti i tentativi di crimini legati a gruppi terroristici Al Quaida, come dimostrano le 30 condanne già pronunciate dal Tribunale penale federale”, si legge nel ricorso.

Mancata trasparenza sulla violazione dei diritti individuali fondamentali

Anche le spiegazioni del Consiglio federale sulla conformità delle nuove norme alla protezione e salvaguardia dei diritti fondamentali come previsto dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo, dalla Convenzione dei diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite nonché dalle norme della Costituzione federale sono sotto l’occhio dei ricorrenti, secondo i quali “viene sottaciuto che proprie queste affermazioni sulla salvaguardia dei diritti sono state smentite dal Dipartimento federale degli Affari Esteri, da oltre 60 professori di diritto di atenei svizzeri, da parte di agenzie internazionali delle Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa, da parte di numerose organizzazioni internazionali per la protezione dei diritti fondamentali”, fra cui Amnesty International, e dal Prof. Nils Melzer, referente speciale per la Svizzera presso le Nazioni Unite sul tema della tortura. “Questa legge rappresenta una violazione massiccia dei diritti individuali delle cittadine e dei cittadini svizzeri!" denunciano gli ex-magistrati, concludendo che "l’associazione Uniti dal Diritto accoglie con favore questo ricorso contro una legge pericolosa per lo Stato di diritto svizzero. La Legge non solo è inutile, ma è anche stata propagandata in maniera fuorviante e scorretta da parte della autorità federali, le quali dovrebbero invece essere imparziali e informare in maniera trasparente la popolazione”. Infine, le misure di polizia previste per fanciulli dai 12 anni “sono contrarie alla convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dell'infanzia e procedura penale federale per i minori. Informazioni sottaciute all'elettorato”, conclude Bernasconi.

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