la votazione

Giura o Berna? Moutier sceglie (ancora) dove stare

Si ripete domenica lo scrutinio annullato del 2017. Rafforzati i controlli. L’esito è quantomai incerto.

Profonda divisione tra separatisti e partigiani dello statu quo
(Keystone)
23 marzo 2021
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Centotrentasette. Tanti sono i pochi voti che il 18 giugno 2017 separano i favorevoli al passaggio di Moutier al canton Giura e chi invece vuole che la cittadina – luogo simbolo della ‘Question jurassienne’ (vedi infografia) – rimanga nel canton Berna. A votare va l’88% (!) dei circa 4’500 aventi diritto. Ma la risicata vittoria dei pro-giurassiani non si concretizza. Nel novembre del 2018 la giustizia bernese giudica irregolare lo scrutinio e lo annulla. Domenica si torna alle urne. L’elettorato della cittadina del Giura bernese si esprime per l’ottava volta dal 1959 sulla sua appartenenza cantonale. L’esito è incerto.

Quattro anni fa l’Ufficio federale di giustizia (Ufg) inviò osservatori a Moutier in quella che aveva definito la votazione più sorvegliata della storia svizzera. Non servì a granché. Quasi un anno e mezzo dopo, la prefetta del Giura bernese Stéphanie Niederhauser invalidò la consultazione dopo aver rilevato “problemi di ‘turismo elettorale’, domicili fittizi e gravi mancanze nell’organizzazione” del voto, nonché una “propaganda inammissibile” da parte delle autorità locali. Oggi le misure di controllo sono state rafforzate, in modo da evitare che il verdetto possa essere contestato. Se basteranno, è da vedere. Sta di fatto che mai prima d’ora una votazione comunale si era svolta in Svizzera con regole così severe sotto l’egida e con il sostegno della Confederazione.


Foto Keystone/Infografica laRegione/Fonte: Keystone-Ats

Campagna atipica

‘Volete che il comune di Moutier si unisca alla Repubblica e Cantone del Giura?’ Questa è la domanda posta ai 4’440 elettori aventi diritto, 87 in meno rispetto al 2017. Il voto dovrebbe mettere fine definitivamente alla ‘Question jurassienne’, che si trascina ormai da diversi decenni.

A causa delle restrizioni sanitarie, i movimenti ‘Moutier ville jurassienne’ e ‘MoutierPlus’ hanno condotto una campagna a distanza. In assenza di eventi pubblici, hanno moltiplicato gli interventi sulle reti sociali, sui cartelloni pubblicitari e nelle lettere ai giornali. Sia gli autonomisti che gli anti-separatisti si dicono fiduciosi alla vigilia del voto. Gli argomenti non sono cambiati dal 2017. I due comitati hanno cercato di convincere gli indecisi e soprattutto di sedurre i nuovi elettori: i giovani e i naturalizzati che hanno acquisito il diritto di voto, così come i nuovi arrivati nel comune, in tutto 780 persone.

Il comitato non separatista ‘MoutierPlus’ mette in evidenza i vantaggi per la popolazione di rimanere bernese. Il comitato ha optato per una campagna positiva, sottolineando che Moutier beneficerebbe di maggiori opportunità – fiscali ed economiche – restando nel canton Berna, anziché unendosi al vicino canton Giura. Per ‘Moutier ville jurassienne’, un ‘sì’ il 28 marzo sarebbe invece una scelta del cuore, sinonimo di un futuro migliore e di una pace rinnovata per la popolazione del cantone. Agli occhi dei simpatizzanti autonomisti, un trasferimento al canton Giura permetterebbe alla città di far sentire la sua voce e diventare più attrattiva.

Emissari bernesi nelle case anziani

Il clima politico è un po’ meno ‘elettrico’ di quello del 2017, complice anche la pandemia di coronavirus. Ma nelle ultime settimane gli osservatori hanno registrato un certo aumento della tensione. Non siamo ai livelli della metà degli anni Settanta, quando sulla scia degli scontri tra autonomisti e granatieri bernesi, Moutier era stata paragonata alla martoriata Belfast. Ma oggi per le strade della cittadina di 7'400 abitanti “alcuni cambiano marciapiede per non dover dire buongiorno a quelli del campo avverso”, ha dichiarato a ‘Le Temps’ Marcelle Forster, ex deputata socialista e figura di riferimento degli anti-separatisti. E se quattro anni fa si poteva bere un bicchiere assieme dopo essersi insultati, oggi questo non è più possibile, ha detto un autonomista al quotidiano ginevrino.

Per evitare di essere accusati di gettare benzina sul fuoco, il Consiglio municipale di Moutier (esecutivo) e i governi cantonali giurassiano e bernese hanno dato prova di moderazione. Nessuno vuole fare mosse false. I governi si sono impegnati ad astenersi da qualsiasi campagna proattiva. Le autorità dei due cantoni vogliono chiudere una volta per tutte la questione giurassiana non appena il caso Moutier sarà risolto. Hanno quindi sostenuto la necessità di assicurare che il processo sia condotto in maniera irreprensibile, al fine di evitare ricorsi che prolunghino l’incertezza e riaccendano le tensioni.

La Confederazione ne ha tenuto conto. Sei osservatori federali controlleranno le operazioni di spoglio; dieci collaboratori dell’Ufg verificheranno le carte di legittimazione. La cancelleria bernese e il comune di Moutier controllano sistematicamente il registro elettorale per evitare i domicili fittizi. Un monitoraggio che continuerà fino a quando il risultato non sarà diventato effettivo. Obiettivo: ripristinare la fiducia ed evitare possibili ricorsi in relazione al registro elettorale. Dall’8 marzo gli elettori possono inviare le loro schede elettorali per posta all’Ufg a Berna, oppure depositarle nel contenitore sigillato all’Hôtel de Ville, la sede del municipio. Gli osservatori federali hanno anche consegnato le buste elettorali direttamente ai residenti delle case per anziani.

Dubbi sulla pacificazione

Se il regolare svolgimento del voto dovrebbe essere garantito grazie alle misure messe in atto, le conseguenze del risultato che uscirà dalle urne sollevano alcuni timori. Se dovesse prevalere il ‘no’, i militanti autonomisti potrebbero sentirsi imbrogliati ed esprimere la loro rabbia nelle strade per essere stati ‘scippati’ della vittoria del 2017. I governi dei due cantoni e il comune di Moutier hanno lanciato appelli alla calma e al rispetto. La polizia cantonale bernese ha approntato un robusto dispositivo di sicurezza per assicurare l’ordine in una giornata ‘sensibile’ sia sul piano politico che sotto il profilo sanitario.

C’è chi non crede in una pacificazione attraverso le urne del “comune più diviso” della Svizzera (‘Tages-Anzeiger’). “Ognuna delle otto votazioni sull’appartenenza cantonale svoltesi negli ultimi 40 anni ha generato uno scarso 50% di perdenti frustrati”, ha dichiarato al ‘Tagi’ Orianne Grimm, abitante di Moutier. Dopo l’annullamento del voto del 2017, la 36enne infermiera e altri cittadini riuniti nell’associazione ‘Réconciliation’ (riconciliazione) avevano proposto una ‘terza via’: scindere la città in due comuni, uno appartenente al canton Giura e l’altro al canton Berna. L’associazione riteneva che il solito schema, cioè Moutier come città bernese o Moutier come città giurassiana, non fosse in grado di calmare gli animi. Ma l’idea di un cambiamento di paradigma – non imporre alla metà dei cittadini di Moutier la soluzione dell’altra metà – non ha fatto breccia. Anzi, è stata accolta negativamente da entrambi gli schieramenti. E chi ha osato avanzarla avrebbe ricevuto “una minaccia” da militanti del gruppo separatista Bélier.

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