Svizzera

‘No’ alla carcerazione preventiva per jihadisti di ritorno

‘Contraria alla Convenzione europea dei diritti umani’: mozione dell’Udc nettamente respinta dal Consiglio degli Stati.

‘Senatori’ in modalità pandemia
(Keystone)
1 marzo 2021
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Berna – La carcerazione preventiva al ritorno in Svizzera di persone contro cui vi sono indizi per attività terroristiche è contraria alla Convenzione europea dei diritti umani (Cedu). Con questa motivazione, il consiglio degli Stati ha respinto oggi per 37 voti a 5 e un'astensione una mozione dell'Udc, già accolta dal Nazionale ma ormai archiviata, che chiedeva il carcere preventivo per le persone che rientrano in Svizzera sospettate di terrorismo finché le autorità non hanno verificato la reale pericolosità del soggetto in questione.

A nome dei democentristi, Werner Salzmann (Udc/Be) ha tentato di far cambiare opinione alla maggioranza del plenum, sostenendo che gli attuali strumenti per contrastare il terrorismo non sono più adeguati. L'attentato di Morges (Vd) e di Lugano "dimostrano che il terrorismo è già tra noi", ha affermato Salzmann. Per quanto riguarda l'attacco a Lugano da parte di una donna armata di coltello, l'Ufficio federale di polizia aveva già raccolto informazioni sull'attentatrice, considerata una simpatizzante islamista, ma quest'ultima era libera di muoversi.

‘Non voglio vedere insegnanti decapitati’

Secondo il "senatore" democentrista, il fatto di essere affiliati ad organizzazioni terroristiche è già sinonimo di pericolosità. Per questo motivo, quando certi soggetti rientrano da determinati Paesi, come la Siria, vanno incarcerati finché le autorità non avranno verificato se la persone in questione rappresenti o meno un pericolo. "Non voglio vedere insegnanti decapitati in Svizzera come accaduto in Francia", ha sottolineato Salzmann.

Seppur mostrano una certa comprensione per gli argomenti del "senatore" bernese, Thierry Burkart (Plr/Ag) ha sostenuto che l'atto parlamentare viola i diritti umani: non è possibile infatti che lo Stato ordini la carcerazione di un sospettato e che poi spetti alle stesse autorità, dopo le verifiche del caso, decidere o meno se scarcerarlo. A suo avviso, una simile procedura viola lo stato di diritto. Per Burkart, lo strumentario attuale, e quello che potrebbe entrare in vigore dopo la votazione di giugno che prevede ulteriori provvedimenti restrittivi, è sufficiente.

Misura superflua

Un ragionamento ripreso anche dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter, secondo cui già oggi è possibile la carcerazione preventiva nei confronti di persone ricercate per terrorismo che rientrano in Svizzera, nonché la carcerazione di sicurezza. Quanto alla mozione, il problema secondo la ministra di giustizia e polizia è che non fissa limiti di tempo. Lo Stato non può incarcerare per sempre una persona sospettata di terrorismo, ha spiegato la ministra sangallese Plr.

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