Svizzera

Misure d’accompagnamento, Unia dall’ambasciatore Ue a Berna

Petros Mavromichalis le ha definite ‘sproporzionate’ e ‘incompatibili’ con i Bilaterali. La presidente del sindacato gli consegna una lettera.

Pollice verso dell’Udc
(Keystone)
12 febbraio 2021
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Berna – In risposta alle considerazioni dell'ambasciatore dell'Ue in Svizzera, Petros Mavromichalis, secondo cui le misure a tutela del lavoro in Svizzera sono "sproporzionate", oggi il sindacato Unia ha consegnato una lettera al diplomatico in cui si sottolinea l'importanza delle misure di accompagnamento nei negoziati tra Bruxelles e Berna sull'accordo istituzionale.

Nell'edizione del 7 febbraio del "SonntagsBlick", Mavromichalis ha giudicato queste misure "incompatibili" con gli accordi bilaterali, nonché "sproporzionate", indica Unia in un comunicato odierno.

‘Esperienza positiva’ rimessa in discussione

Per Unia, secondo cui la protezione dei salari non è negoziabile, il diplomatico ha messo in discussione "l'esperienza positiva che la Svizzera e l'Ue hanno avuto dal 2002" con i bilaterali.

La presidente di Unia Vania Alleva ha consegnato di persona la lettera all'ambasciatore. Stando al comunicato di Unia, Vania Alleva si è anche intrattenuta col diplomatico greco esortandolo ad "aprire gli occhi sull'intensa attività di lobbying svolta per anni dalle associazioni dei datori di lavoro del Baden-Württemberg (D) presso la Commissione europea per lo smantellamento della protezione dei salari in Svizzera".

"Sono spesso queste stesse imprese che vengono sanzionate perché non hanno rispettato i salari minimi" previsti dai contratti collettivi di lavoro, specifica Unia nella missiva, che Keystone-ATS ha potuto consultare. Invece di ascoltare "alcune cerchie che difendono i loro interessi particolari, l'Ue farebbe bene a prestare attenzione ai lavoratori e ai sindacati", ha insistito Unia.

Da otto a quattro giorni

Nel domenicale, l'ambasciatore ha sostenuto che l'Ue è pronta a dare garanzie sulla protezione dei salari, ma che non intende tornare sulla regola degli otto giorni, attualmente in vigore, che obbliga ogni impresa europea che vuole lavorare in Svizzera ad annunciarsi su Internet con otto giorni d'anticipo affinché sia possibile svolgere un controllo sul rispetto delle condizioni di lavoro e dei salari. La ragione fornita dall'Ue è che i compromessi sono già stati raggiunti. "Accettiamo un periodo di preavviso di quattro giorni", ha precisato il diplomatico.

 
 

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