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‘Una delle campagne più difficili che abbia mai vissuto’

Iniziativa imprese responsabili, il consigliere nazionale Fabio Regazzi: per i promotori è stato ‘controproducente’ opporre ‘buoni’ e cattivi’.

(Keystone)
29 novembre 2020
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Fabio Regazzi non se l’aspettava. Le sue previsioni erano «decisamente più pessimistiche». Alla vigilia l’obiettivo «più realistico» era infatti la maggioranza dei cantoni, che però è stata raggiunta «con ampio anticipo e più agevolmente di quanto immaginavo», dice a ‘laRegione’ il consigliere nazionale del Ppd. «Smentiti», ancora una volta, i sondaggi. «E comincia a diventare un’abitudine», osserva il presidente dell’Unione svizzera delle arti e dei mestieri (Usam).

Cos’ha fatto la differenza?

Questa è stata una delle campagne più difficili che abbia mai vissuto. Qui c’erano degli obiettivi che nessuno contestava, e degli strumenti invece che non andavano bene. I promotori hanno avuto buon gioco nel contrapporre ‘buoni’ e ‘cattivi’. Forse una campagna così tambureggiante, così aggressiva, alla fine si è rivelata controproducente. Nella Svizzera tedesca, dove la discussione si è mantenuta per lo più su un piano fattuale e l’emotività ha avuto meno presa, il messaggio dei promotori non ha fatto breccia. 

Economiesuisse ha tirato il carro tra i contrari all’iniziativa. I partiti ‘borghesi’ sono rimasti un po’ in secondo piano. Hanno abdicato alla loro responsabilità?

Non è un mistero che all’interno del mio partito c’era una spaccatura. Ma a livello nazionale il ‘no’ era preponderante. Politicamente il tema era complesso da gestire; chi difendeva il ‘no’ si trovava in una posizione scomoda. Forse è vero che non c’era molta voglia di combattere apertamente un’iniziativa del genere, di sporcarsi le mani. Non tutti, quindi, si sono gettati nella mischia. Va detto però che, a livello nazionale, Udc, Plr e Ppd tutto sommato hanno fatto la loro parte.

Chi non ha temuto di sporcarsi le mani è Karin Keller-Sutter. Si può dire che questa è soprattutto una sua vittoria?

Karin Keller-Sutter si è spesa molto, ci ha messo la faccia. Senza paura di prendere colpi, anche da parte di suoi colleghi di partito: Dick Marty, ad esempio, l’ha attaccata in modo piuttosto duro. Una parte del merito va sicuramente ascritta a lei. 

Adesso entra in vigore un controprogetto che i promotori definiscono “alibi”. La Svizzera non rischia presto di essere costretta a rifare i compiti, per adeguarsi agli sviluppi sul piano europeo?

Il controprogetto intanto entra subito in vigore. E permette alla Svizzera di essere tra i primi al mondo in questo ambito. Non dobbiamo aver paura di dirlo, né dobbiamo vergognarci di aver respinto quest’iniziativa. Gia senza controprogetto, a mio parere, eravamo all’avanguardia. Adesso facciamo un ulteriore passo nella direzione indicata dall’iniziativa. Quando gli altri Paesi e l’Ue si muoveranno, noi ripartiremo da una buona posizione. E, se del caso, faremo sempre in tempo ad adeguarci per avere una linea comune, con delle regole del gioco che valgono per tutti. Con l’iniziativa, invece, avremmo fatto da apripista.

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