Svizzera

Coronavirus, appelli urgenti da ospedali e case anziani

A Ginevra si cercano volontari tra dipendenti in pensione e in congedo non pagato, nel canton Svitto ‘mani in grado di aiutare’.

(Keystone)
25 ottobre 2020
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Ginevra – Nel cantone Ginevra, l'ospedale universitario (HUG) ha urgente bisogno di personale supplementare a causa del repentino aumento dei ricoveri sulla scia del dilagare della pandemia di coronavirus. Oggi il nosocomio ha lanciato un appello agli ex dipendenti in pensione e agli operatori in congedo non pagato.

In una nota, l'ospedale precisa di essere alla ricerca di volontari per compiti medici, infermieristici o amministrativi. I medici e il personale infermieristico aggiuntivo rafforzeranno i team già attivi nell'unità di terapia intensiva e al pronto soccorso.

È molto probabile che nei prossimi giorni si supererà e di gran lunga i picchi di pazienti covid-19 raggiunti durante la primavera. Già la scorsa settimana il nosocomio ha annunciato una serie di misure, tra cui l'assunzione di 400 nuovi dipendenti. Come in primavera l'ospedale verrà trasformato in clinica specializzata per casi di coronavirus. Per questo motivo verranno eseguite solo operazioni urgenti.

Casa anziani di Ibach a corto di personale

Nel canton Svitto è invece una casa per anziani a lanciare un appello pubblico per chiedere personale supplementare con effetto immediato. La casa di riposo Rubiswil, che si trova a Ibach, frazione di Svitto, è alla ricerca di personale infermieristico e di altre "helfende Hände", cioè letteralmente "mani in grado di aiutare", si legge in un comunicato odierno.

L'intero staff sta facendo del suo meglio in condizioni difficili e impegnative, affermano i vertici della struttura. Sebbene le capacità del personale siano al momento ancora sufficienti il centro ha deciso di rivolgersi in modo attivo a chi possa dare una mano. È inoltre scattato il divieto di visita.

Il canton Svitto è particolarmente colpito dalla seconda ondata della pandemia. Venerdì sono state registrate 105 persone infette (per un totale di 2066). L'ospedale del capoluogo lavora al massimo delle sue capacità e in diverse occasioni ha dovuto trasferire i pazienti Covid in altri nosocomi della Svizzera centrale.

Cure intense, personale esausto

Il personale attivo nei servizi di terapia intensiva si dice esausto, proprio nel momento in cui arriva la seconda ondata della pandemia, riferiscono la SonntagsZeitung e Le Matin Dimanche, citando informazioni della Società svizzera di medicina intensiva (SSMI).

"La cosa più frustrante è il senso di abbandono", afferma un'infermiera citata dai domenicali. "Dopo averci applaudito, la popolazione ci ha dimenticato. Le autorità, invece, ci ignorano. Mi sento come se fossi stata sacrificata".

Un'altra operatrice descrive le settimane lavorative di 60 ore. "Il mio turno inizia alle 7 del mattino e termina alle 19.30, con una pausa di tre quarti d'ora a mezzogiorno. I compiti da svolgere si susseguono a rotta di collo".

La presidente della SSMI Franziska von Arx-Strässler condivide le preoccupazioni espresse dalla base. "Molti dicono che difficilmente potranno affrontare una seconda ondata di orari di lavoro straordinariamente lunghi", aggiunge.

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