Svizzera

Roberto Balzaretti sul seggiolino eiettabile

Il ticinese avrebbe le ore contate quale Segretario di Stato e capo negoziatore con l’Ue, scrive il ‘Tagi’. Le considerazioni di Cenni Najy (Foraus)

Balzaretti 8sin.) e Cassis
(Keystone)
14 ottobre 2020
|

Le ore sembrano contate per Roberto Balzaretti ai piani alti del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae). Da tempo bersaglio di dure critiche per la gestione del dossier ‘accordo quadro’, il 57enne ticinese dovrebbe essere sostituito da un nuovo capo negoziatore con l’Unione europea (Ue) e perdere il titolo di Segretario di Stato. L’informazione rivelata ieri dal ‘Tages-Anzeiger’, che ha corretto e ampliato quanto anticipato dalla ‘SonntagsZeitung’, era nell’aria da settimane: è stata confermata da diverse fonti dell’amministrazione federale alla Rts e alla Srf. Il Consiglio federale dovrebbe formalizzare nella sua seduta odierna la nomina del (o della) successore del 57enne ticinese, forse in partenza per l’ambasciata svizzera a Parigi.

’Terremoto’ al Dfae

Il quotidiano zurighese parla di “terremoto”, di una “inversione a u” al Dfae. Fino a poche settimane fa, Ignazio Cassis – nel quadro di una riorganizzazione del suo dipartimento – avrebbe infatti avuto l’intenzione di promuovere Balzaretti al posto di nuovo ‘super-Segretario di Stato’ per il mondo intero. Quello di capo negoziatore con l’Ue, scrive il ‘Tagi’, sarebbe stato occupato da qualcun altro, subordinato a Balzaretti. Il piano del ministro degli esteri si sarebbe però scontrato con il veto della maggioranza del Consiglio federale.

Terremoto fino a un certo punto, ad ogni modo. La notizia del declassamento di Balzaretti, se tale si rivelerà, non giungerebbe come un fulmine a ciel sereno. Il diplomatico di lungo corso, che come pochi altri nel Dfae conosce la meccanica dell’Ue, ha portato a termine i negoziati tra il Consiglio federale e la Commissione europea. In seguito ha difeso a spada tratta il progetto sul tavolo dal dicembre 2018. Attirandosi gli strali della sinistra (che lo accusa di aver sacrificato le misure di accompagnamento alla libera circolazione) e della destra (che vede rimessa in discussione la sovranità del Paese). Lo scorso anno persino il presidente del Ppd Gerhard Pfister aveva chiesto senza mezzi termini che Balzaretti, in carica dal primo febbraio 2018, fosse sostituito. 

‘Capro espiatorio’

La decisione che il Consiglio federale si appresterebbe a prendere «non è una sorpresa, ed è sintomatica delle difficoltà che hanno Svizzera e Ue» nel trovare un’intesa, dice a ‘laRegione’ Cenny Najy. «Balzaretti – osserva il vicepresidente di Foraus, laboratorio di idee sulla politica estera svizzera – è diventato suo malgrado il simbolo di un negoziato non riuscito, o quantomeno rimasto incompleto, di un accordo che a detta della sinistra sacrificherebbe la protezione dei lavoratori». Il ticinese si è così trasformato in «un capro espiatorio». Una sua partenza potrebbe almeno «in parte correggere l’impressione che si vogliano smantellare le misure di accompagnamento» e «aiutare» a sbloccare l’impasse. Benché sia evidente che «non si tratta di un problema di persone». 

Sta di fatto che Balzaretti è da molti ritenuto ormai l’uomo sbagliato per tentare di rinegoziare un accordo che lui stesso ha contribuito a finalizzare. A finalizzare, non a preparare: «Lui è arrivato praticamente alla fine delle trattative, quando queste erano in una fase già molto avanzata – spiega Najy –. A quel punto, le grandi linee erano già tracciate, i grandi principi stabiliti. Ha dovuto in un certo senso “faire avec” [accettarli, n.d.r.]. È riuscito a ottenere alcune puntuali concessioni in materia di misure d’accompagnamento alla libera circolazione, ma non poteva certo tornare indietro sui punti chiave del progetto d’accordo, ereditati dai suoi predecessori, e in particolare da Yves Rossier [Segretario di Stato responsabile dei negoziati con l’Ue tra il 2012 e il 2016, ndr]. Pertanto non è corretto addossare l’intera responsabilità di come sono andate le cose a Balzaretti, né del resto al ministro degli esteri Ignazio Cassis».

Un arduo compito

Balzaretti sarebbe il quarto capo negoziatore con l’Ue in quattro anni e mezzo a rimetterci le penne, “vittima” in un certo senso dell’accordo quadro. Sempre secondo il ‘Tages-Anzeiger’, in pole position per il posto di ‘super-Segretario di Stato’ ci sarebbe la grigionese Livia Leu-Agosti, 59 anni, dal 2018 ambasciatrice a Parigi e già ambasciatrice a Teheran. Il ‘Blick’ fa i nomi di altri diplomatici di punta: Thomas Gremiger (59 anni, dal 2017 Segretario generale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), Alexander Fasel (59 anni, attuale ambasciatore a Londra) e Dominique Paravicini (53 anni, attuale ambasciatore ad Ankara). 

Non è chiaro se il nuovo ‘super-Segretario di Stato’ assumerà anche la carica di capo negoziatore con l’Ue, o se questa verrà affidata a qualcun altro (la ‘SonntagsZeitung’ tira in ballo a questo proposito il 64enne Segretario di Stato Mario Gattiker, responsabile della migrazione). Quel che è certo è che il compito dell’erede di Balzaretti al tavolo negoziale con Bruxelles sarà arduo. «Il problema – spiega Cenni Najy – è che il Consiglio federale ufficialmente chiede all’Ue dei chiarimenti [su tre punti: misure di accompagnamento, direttiva Ue sulla cittadinanza e aiuti di Stato, n.d.r.]. In realtà, si tratta di una domanda di rinegoziazione: non sono dei semplici adeguamenti che la Svizzera domanda. Sui principi la Commissione europea, a mio avviso, non cederà granché. Ciò non esclude tuttavia la possibilità di ottenere adeguamenti anche significativi. A Bruxelles c’è una certa volontà politica in questo senso. Se però l’Ue avrà l’impressione che il Consiglio federale cerca di guadagnare altro tempo, i fronti rischiano di irrigidirsi ulteriormente». 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE