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Covid senza frontiere, diversi casi importati in Svizzera

Non sono solo i focolai indigeni a preoccupare gli specialisti. Obbligo di mascherina sui trasporti pubblici, i cantoni per ora restano alla finestra.

(Ti-Press)
25 giugno 2020
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Tutto ha riaperto, le persone si muovono, i viaggi oltre confine sono di nuovo possibili, i contatti più frequenti e ravvicinati. Non sorprende dunque che la curva dei contagi da Covid-19 abbia ripreso a salire. In Svizzera però - a differenza della Germania, dove preoccupa il maxifocolaio in un mattatoio in Vestfalia - "non c'è un chiaro focolaio", ma diversi "piccoli" contagi di gruppo in alcune famiglie e aziende. Lo ha spiegato ieri Stefan Kuster, nuovo capo della divisione Malattie trasmissibili dell'Ufficio federale di sanità pubblica (Ufsp). A creare una certa apprensione tra gli esperti non sono però soltanto i focolai indigeni. Gli ultimi dati dell'Ufsp lo confermano: il virus viene anche importato. "Abbiamo localizzato gruppi di persone infettate in luoghi di lavoro, feste private, tra giovani, ma anche tra viaggiatori di ritorno in Svizzera", ha detto al 'Tages-Anzeiger' lo zughese Rudolf Hauri, presidente dell'Associazione dei medici cantonali. Il Ticino non è immune al 'fenomeno', spiega a 'laRegione' il medico cantonale Giorgio Merlani.

I cantoni interessati sono diversi. I viaggiatori vi hanno fatto rientro dopo aver soggiornato "in paesi europei con elevata attività del virus", ha rilevato Hauri. Avrebbero contratto il Covid-19 dopo l'apertura delle frontiere nello spazio Schengen, avvenuta il 15 giugno. A questo appartengono tra gli altri Italia, Germania, Francia, Spagna o Svezia, paesi nei quali il coronavirus è più diffuso che in Svizzera. 

I vettori del Covid da importazione sono però soprattutto persone provenienti dalla Serbia, dove la situazione epidemiologica è poco chiara, ha precisato oggi l'Ufsp in una conferenza stampa a Berna. Le restrizioni di viaggio che interessano la Serbia e tutti gli altri Stati terzi sono ancora in vigore. In alcuni casi però persone provenienti dal paese balcanico possono entrare in Svizzera.

Incognita anche in Ticino

Il rischio di importare il virus "preoccupa un po'" Giorgio Merlani. Anche in Ticino, "pur su numeri bassissimi", il medico cantonale osserva "una prevalenza di contagi dall’estero o da altri cantoni nei quali ora l’incidenza del virus è maggiore che da noi, che siamo a un caso su 150 tamponi. Quindi resta l’incognita di cosa succederà con i ticinesi che vanno all’estero e con le persone che da fuori cantone si recano qui in vacanza".

L'ultimo bilancio giornaliero dell'Ufsp fa stato di 52 nuovi casi di Covid-19 in Svizzera e nel Liechtenstein (nessuno in Ticino). "Osserviamo una leggera tendenza al rialzo", ha commentato il neo Mister coronavirus Stefan Kuster. Dopo le riaperture delle ultime settimane l'evoluzione non è del tutto inattesa, ha aggiunto il funzionario. I casi sono distribuiti praticamente in tutta la Svizzera.

Rimane intanto di stretta attualità l'obbligo di indossare la mascherina nei trasporti pubblici. Ieri il Consiglio svizzero degli anziani lo ha caldeggiato. Il Consiglio di Stato ginevrino, invece, ha fatto sapere di volervi rinunciare per ora, riservandosi il diritto di cambiare opinione se dovesse verificarsi un significativo aumento dei contagi. Nei giorni scorsi, dalle colonne del 'Blick', anche il presidente del Consiglio di Stato ticinese Norman Gobbi si era detto contrario a una misura del genere. 

Cantoni per ora alla finestra

Se la situazione epidemiologica lo esige i cantoni possono introdurre un tale obbligo, ha ribadito ieri Berset. Il consigliere federale li ha invitati però a coordinarsi, per quanto possibile. Nessun cantone per il momento ha fatto il passo. Il tema è stato discusso oggi anche in una seduta del comitato direttivo della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (Cds). Nessuna decisione è stata presa.

Si resta dunque per il momento alla "viva raccomandazione" del Consiglio federale: avere sempre con sé una mascherina igienica sui mezzi pubblici e indossarla se la distanza necessaria non può essere mantenuta. Una linea condivisa da Giorgio Merlani: "Mi pare che l’obbligo sia eccessivo, anche perché i controlli risulterebbero insostenibili. Semmai sarebbe importante che le aziende di trasporto pubblico facessero sempre di più per sensibilizzare i viaggiatori, ad esempio mettendole a loro disposizione sui mezzi. Va ricordato che la mascherina – se di tipo chirurgico, indossata correttamente e con mani pulite – è molto più efficace per non contagiare gli altri che per proteggersi; in ogni caso, se tutti la indossassero su treni e bus le probabilità di contagio scenderebbero drasticamente".

SwissCovid, migliaia di download

La nuova app SwissCovid intanto è operativa. Dalla mezzanotte di ieri la si può scaricare da Apple Store e da Google Play Store. L'Ufsp oggi ha nuovamente sottolineato l'importanza dell'identificazione delle catene di contagio, ora che si assiste a un leggero aumento dei contagi. Vitale è inoltre continuare a rispettare le misure di igiene e di distanziamento. Sang-il Kim, capo della divisione Trasformazione digitale presso l'Ufsp, ha sottolineato con soddisfazione che già pochi minuti dopo mezzanotte diverse migliaia di persone avevano scaricato l'app.

 

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