Svizzera

Coronavirus, in Svizzera oltre 8'000 in assistenza per crisi

Tra i nuovi poveri anche lavoratori indipendenti che prima della pandemia si tenevano a malapena a galla, come molti dipendenti in lavoro ridotto

foto Ti-Press
21 giugno 2020
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Dallo scoppio della crisi legata alla pandemia di coronavirus, in Svizzera circa 8300 persone sono finite a carico dell'assistenza sociale. Tra di esse  anche quei lavoratori indipendenti che prima della pandemia si tenevano a malapena a galla, come pure molti dipendenti costretti a ricorrere al lavoro ridotto

Christoph Eymann, presidente della Conferenza svizzera delle istituzioni dell'azione sociale (COSAS), in un'intervista pubblicata dal settimanale "NZZ am Sonntag" rileva che la COSAS prevedeva che la crisi legata al covid-19 non si sarebbe manifestata a livello di assistenza sociale nelle prime settimane e nei primi mesi, bensì con un certo ritardo.

Ora, però, si è notato che il numero dei beneficiari dell'assistenza sociale è già leggermente aumentato tra l'inizio di marzo e la fine di maggio. In cifre assolute, il numero dei destinatari dell'aiuto sociale è cresciuto di circa 8300 unità.

Molti casi riguardano lavoratori indipendenti che già prima della crisi navigavano in cattive acque e i cui servigi ora non sono più richiesti. Un esempio tra tanti è quello dei tassisti. Vi sono poi numerosi dipendenti che a causa del lavoro ridotto si ritrovano con un salario che non basta più a coprire il minimo vitale e sono costretti a ricorrere all'assistenza sociale.

La COSAS non si aspetta che la situazione migliori rapidamente: sono stati elaborati tre diversi scenari per i prossimi due anni: quello di mezzo, secondo Eymann, ipotizza un aumento di circa 75.000 beneficiari dell'assistenza sociale entro la fine del 2022.

Quest'evoluzione rischia di farsi notare soprattutto nei comuni in cui vivono già numerose persone a carico degli aiuti sociali: in questi casi non è escluso che si debba procedere a un aumento del moltiplicatore d'imposta. "Per alleggerire il carico sui comuni bisognerà procedere a una perequazione all'interno dei singoli cantoni", per evitare che alcune località si trovino in gravi difficoltà finanziarie, precisa Eymann.

Comuni e cantoni si troveranno a dover sostenere spese supplementari anche perché la Confederazione non finanzia più l'assistenza sociale per molti rifugiati e persone ammesse temporaneamente. "Stimiamo che questo gruppo di persone costituirà poco più di un quarto di tutti coloro che cominceranno a ricevere assistenza sociale nel 2022", aggiunge Eymann.

Se gli scenari della COSAS dovessero avverarsi, sarebbe necessario un pacchetto di aiuti a livello nazionale. In questo caso si potrebbe chiedere alla Confederazione di sostenere cantoni e comuni pagando per altri due anni l'assistenza sociale nel settore dell'asilo, ipotizza Eymann.

Per il presidente della COSAS, la situazione dei sans-papiers che non hanno diritto all'assistenza sociale è del tutto insoddisfacente. "Molti di loro lavorano in condizioni inaccettabili. Ecco perché è giunto il momento di trovare una soluzione". Non è ancora chiaro come, ma "penso che i sans-papiers abbiano bisogno di un ulteriore sostegno statale, almeno durante la crisi legata al coronavirus", conclude.

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