Svizzera

L'iniziativa sulle multinazionali avrà un controprogetto

Il Consiglio nazionale ha approvato di misura l'alternativa light decisa dalla Conferenza di conciliazione. A meno di sorprese, in novembre il popolo potrà scegliere.

(Keystone)
8 giugno 2020
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Sarà con ogni probabilità una duplice votazione quella che dovrebbe svolgersi alla fine di novembre: popolo e cantoni si esprimeranno non soltanto sull'iniziativa popolare 'per imprese responsabili', ma anche su un controprogetto indiretto (qui tutti i dettagli su iniziativa e controprogetto nel nostro domanda-e-risposta). Il Consiglio nazionale ha infatti approvato oggi di misura (99 voti contro 91, 6 gli astenuti) il controprogetto 'light' uscito vincente giovedì scorso dalla Conferenza di conciliazione, al termine di un lungo tira e molla fra le Camere. L'alternativa - cucinata da Economiesuisse, servita al Parlamento lo scorso autunno dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter e digerita fino a oggi soltanto dal Consiglio degli Stati - non è però ancora giunta in porto. Serve ancora il 'sì' della Camera dei cantoni (domani, ma l'approvazione è scontata). E una sorpresa alle votazioni finali, tra una decina di giorni, non è del tutto da escludere.

Il controprogetto 'light' si limita a chiedere alle multinazionali di riferire ogni anno sulla loro politica in materia di diritti umani e ambiente. Contempla anche doveri di diligenza per quanto riguarda il lavoro minorile e l'estrazione di materie prime. Non prevede alcunché di nuovo, per contro, in materia di responsabilità civile delle imprese. Tale soluzione, ha insistito in aula la consigliera federale Karin Keller-Sutter, conferma lo statu quo ed è compatibile con gli standard internazionali. L'iniziativa, invece, istituisce un elemento del tutto nuovo: la responsabilità delle case madri di grosse imprese per i danni causati all'estero da società controllate economicamente, ma non a livello operativo.

Sinistra contraria

La sinistra (Ps e Verdi) ha votato in modo compatto contro il controprogetto light. Una brochure in carta patinata una volta all'anno non migliora la situazione dei diritti umani, ha fatto notare Sibel Arslan (Verdi/Bs). I Verdi - ha affermato Nicolas Walder (Ge) - non intendono rendersi complici di questo inganno: far credere alla popolazione che si fa qualcosa, quando invece si cementifica lo statu quo. La blanda alternativa sfornata dal Parlamento in questo "cattivo poliziesco federale", durato oltre tre anni, non è che "uno specchietto per allodole", secondo Baptiste Hurni (Ps). Il neocastellano ha invitato i colleghi a rifiutare questa "ipocrisia", affinché alle urne possa svolgersi una votazione "chiara", senza che venga gettata "polvere negli occhi" dei cittadini.

Di tutt'altro parere gli altri schieramenti. A nome della commissione preparatoria, Christian Lüscher (Plr/Ge) e Philipp Matthias Bregy (Ppd/Vs) hanno sottolineato l'importanza di allinearsi agli standard internazionali, salvaguardando in questo modo la competitività della piazza economica elvetica. "Non vogliamo fare da apripista, vogliamo stesse condizioni per tutti", ha detto Barbara Steinemann (Udc/Zh). Anche Daniela Schneeberger (Plr/Bl) ha invitato a non percorrere "la via sbagliata" di una "pericolosa sperimentazione", che oltretutto a suo parere sarebbe nociva anche per le piccole e medie imprese (i promotori dell'iniziativa però hanno già detto che queste verrebbero in larga parte escluse). 

Un controprogetto ci vuole perché permette di rispondere ad alcune questioni sollevate dall'iniziativa, ha osservato Sydney Kamerzin (Ppd/Vs) per il gruppo del Centro. Una risposta moderata, tuttavia, che nulla a che vedere con le rivendicazioni di un'iniziativa "estrema" che rischierebbe - attraverso "l'estensione illimitata della norma sulla responsabilità civile" - di provocare "un intasamento dei tribunali" svizzeri. 

'Miglioramenti molto concreti'

Impedire alla popolazione di esprimersi su una "seria alternativa"? Sarebbe "deplorevole", ha dichiarato la consigliera federale Karin Keller-Sutter. La ministra di giustizia e polizia - 'madrina' del controprogetto light - non vuole sentir parlare di alternativa 'alibi'. A suo avviso la variante rimasta sul tavolo porta miglioramenti "molto concreti". Anche perché "quel che finora era volontario, poi diventerebbe vincolante". Grazie al 'suo' controprogetto, il diritto svizzero verrebbe aggiornato, senza corse in solitaria né pregiudizi per le società con sede in Svizzera, ha detto la sangallese. Chi respinge il controprogetto, per giunta, impedisce "un miglioramento rapido e concreto", che invece con l'iniziativa si farebbe attendere anni.

Gli argomenti della consigliera federale hanno fatto breccia. Soprattutto nel campo democentrista, il cui sostegno (non compatto) è risultato decisivo. Pur contrari al controprogetto in sé, i deputati dell'Udc non hanno voluto che l'iniziativa fosse sottoposta da sola a popolo e cantoni.

L'iniziativa popolare 'per imprese responsabili' chiede che le società con sede in Svizzera rispettino i diritti umani e le norme ambientali anche all'estero. Le società potranno inoltre essere chiamate a rispondere anche per gli atti delle aziende che controllano economicamente senza parteciparvi sul piano operativo. Il comitato d'iniziativa si era detto pronto a ritirare il testo unicamente se il controprogetto elaborato dal Consiglio nazionale si fosse imposto. Non è andata così. 

 

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