Le esportazioni sono diminuite del 12%, le importazioni del 22%. Si tratta delle riduzioni mensili più forti registrate negli ultimi decenni
Crollo da record in aprile per il commercio estero svizzero, pesantemente colpito dalla crisi del coronavirus, che ha imposto il confinamento in vari paesi: rispetto a marzo le esportazioni sono diminuite (al netto degli effetti stagionali) del 12%, le importazioni del 22%.
Si tratta in entrambi i casi delle riduzioni mensili più forti registrate negli ultimi decenni, ha indicato l'Amministrazione federale delle dogane (AFD) in un comunicato odierno. L'export si è attestato a 16,7 miliardi, l'import a 12,4 miliardi. La bilancia commerciale ha quindi chiuso con un'eccedenza - pure questa da primato - di 4,3 miliardi di franchi.
Le contrazioni indicate (per la precisione: -11,7% e -21,9%) sono in termini nominali: in termini reali (cioè corrette dell'effetto dei prezzi) si sono attestate rispettivamente a -10,0% e -17,8%. Per quanto riguarda l'export, si è di fronte al più forte calo destagionalizzato mai registrato, sottolinea l'AFD. Sul fronte delle importazioni si torna invece ai livelli del luglio 2005.
Tutti i settori d'esportazione presentano flessioni, in parte assai rilevanti. I più colpiti sono gioielli (-77%) e orologeria (-73%), che insieme hanno visto i volumi contrarsi di 1,6 miliardi di franchi. Il comparto chimico-farmaceutico segna -5% (pari a -520 milioni), dopo aver vissuto un marzo da incorniciare. La stessa contrazione viene mostrata dall'industria delle macchine (-5%), mentre il salasso è stato più forte nei rami degli strumenti di precisione (-18%) e in quello dei metalli (-13%).
A livello regionale, il crollo del made in Switzerland ha interessato in particolare il Nordamerica (-31%; ma in marzo vi era stato un +38%). In Europa la diminuzione è stata del 13%: le forniture verso Italia e Francia sono scese ai livelli più bassi da circa 20 anni (rispettivamente dall'aprile 2001 e dal gennaio 1998). Anche l'Asia va all'indietro (-8%), soprattutto a causa di Hong Kong e degli Emirati Arabi Uniti, mentre la Cina (+14%) - già fortemente toccata in marzo dal coronavirus - è in contro tendenza.
Sul fronte delle importazioni, il Nordamerica segna una diminuzione del 25%, l'Asia del 22% e l'Europa del 20%. L'afflusso di merci dal vecchio continente torna così ai livelli del maggio 2000; contrazioni marcate hanno interessato paesi come Francia (-41%), Italia (-28%), Austria (-22%), Germania (-21%) e Spagna (-18%).