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Il Covid-19 e lo stress test per lo Stato sociale

Avenir Suisse: effetti dal 2021. Casse pensioni col fiatone. Indipendenti a rischio assistenza

Ginevra, distribuzione di beni di prima necessità (Keystone)
16 maggio 2020
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Il coronavirus colpisce in modo pesante anche lo Stato sociale. Per il think tank liberale Avenir Suisse, il rallentamento economico causato dalla pandemia e gli aiuti statali decisi per arginarne le conseguenze avranno dal 2021 un forte impatto in particolare sull’assicurazione contro la disoccupazione (Ad), le indennità per perdita di guadagno (Ipg), l’assicurazione invalidità (Ai) e l’aiuto sociale. Dal canto suo, la Commissione di alta vigilanza della previdenza professionale (Cav Pp) vede addensarsi nuvoloni all’orizzonte del secondo pilastro. La Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (Cosas), infine, si aspetta un aumento delle richieste di aiuto sociale a partire da metà giugno, quando le riserve alle quali stanno attingendo le persone in difficoltà finanziaria saranno esaurite.

Una contrazione della massa salariale e, quindi, dei contributi versati da salariati e datori di lavoro; una riduzione degli introiti fiscali di Confederazione e Cantoni, altra importante fonte di finanziamento dello Stato sociale. È questo il duplice effetto sulle entrate delle assicurazioni sociali indotto dal rallentamento economico in atto. Un duplice effetto che però si farà sentire solo parzialmente quest’anno, afferma Avenir Suisse in un rapporto pubblicato ieri. Le indennità per lavoro ridotto e di disoccupazione, infatti, sono sottoposte all’obbligo di contribuzione ad Avs, Ai, Ipg e, in una certa misura, anche alla previdenza professionale. Di conseguenza, il 60-75% della diminuzione degli introiti di queste assicurazioni sociali è assicurato nel 2020. Questo a discapito dell’Ad e al prezzo di un aumento del debito di quest’ultima assicurazione, sottolinea Avenir Suisse.

‘Tornare agli strumenti abituali’

Per quanto riguarda Avs e Ai, l’eccesso di mortalità causato dal Covid-19 determina una diminuzione del volume delle rendite che però è ben lungi dal compensare la riduzione degli introiti. Nelle prossime riforme del primo e del secondo pilastro, scrive il think tank, bisognerà evitare di aumentare le rendite o di introdurre compensazioni troppo generose per le generazioni di transizione.

Avenir Suisse pronostica un aumento dei casi di invalidità e di assistenza a seguito della pandemia, così come difficoltà crescenti nella reintegrazione dei beneficiari nel mercato del lavoro. Saranno però l’Ad e le Ipg a pagare il prezzo maggiore. Le spese della prima “esploderanno”, passando da 6,7 miliardi nel 2019 ad almeno 15 miliardi quest’anno. Quelle per le Ipg in pratica triplicheranno, da 1,7 a 4,8 miliardi. Avenir Suisse auspica una revoca delle disposizioni speciali adottate durante il lockdown. “La politica – si legge nel rapporto – deve tornare agli strumenti abituali per attenuare le conseguenze di un rallentamento congiunturale”.

In affanno è anche il secondo pilastro. Nel suo rapporto pubblicato ieri, la Cav Pp traccia un bilancio positivo del 2019. Gli istituti di previdenza hanno registrato rendimenti patrimoniali netti medi molto elevati (+10,4%; 2018: -2,8%). Negli ultimi anni, grazie a rivalutazioni, hanno conseguito rendimenti superiori alla media nelle categorie d’investimento azioni, immobili e obbligazioni. Alla fine dello scorso anno dunque la copertura era buona, nonostante i bassi tassi d’interesse.

Poi il coronavirus ha rimescolato le carte. Il grado di copertura medio (111,6% a fine 2019, contro il 106,4% del 2018) è sceso, attestandosi a fine aprile al 105,6%. La percentuale delle situazioni insufficienti è pertanto schizzata in quattro mesi dall’1,1 al 25,4%. Per quanto riguarda gli istituti degli enti di diritto pubblico con garanzia dello Stato, nel 2019 il grado di copertura è cresciuto dal 77,7 al 79,8%, per poi subire una flessione da gennaio al 75,5 per cento.

Entro la fine del 2020 vi sarà un aumento significativo delle coperture insufficienti, che con il tempo andranno risanate. L’effettiva portata di tale fenomeno dipenderà dall’andamento dell’epidemia, ha detto ai media a Berna Vera Kupper Staub. Comunque, ha aggiunto la presidente della Cav Pp, nella maggior parte dei casi gli istituti saranno in grado di far fronte a medio termine alle ripercussioni sulla loro stabilità finanziaria.

La minaccia principale è costituita dalle aliquote di conversione troppo elevate. Nonostante ulteriori riduzioni, a fine 2019 i tassi d’interesse garantiti (2,64%) erano nettamente superiori al tasso d’interesse tecnico medio (1,88%). Ciò comporta tra l’altro rischi di finanziamento e una ridistribuzione.

Aiuto sociale, effetto ritardato

Nulla di rassicurante nemmeno dal settore dell’aiuto sociale. In marzo e in aprile la Cosas non ha registrato un aumento importante delle persone sostenute. Le attuali misure quali il lavoro ridotto e le Ipg sembrano funzionare molto bene, ha spiegato all’agenzia Keystone-Ats il segretario generale Markus Kaufmann. L’aiuto sociale viene inoltre richiesto soltanto quando il reddito è inferiore a 4’000 franchi. “Partiamo dal presupposto che molte famiglie vivano attualmente sulle loro riserve”, ha dichiarato Kaufmann. A suo avviso, i più colpiti dalla crisi sono gli indipendenti. A metà maggio, per loro scadranno le indennità per perdita di guadagno. Molti potranno colmare la perdita di salario al massimo uno o due mesi dopo. “Prevediamo quindi un aumento considerevole di richieste dalla metà di giugno”, sostiene Kaufmann.

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