Svizzera

Coronavirus, non sarà vietato versare dividendi agli azionisti

Le aziende in lavoro ridotto non devono rinunciarvi. I 'senatori' correggono il tiro dopo il 'sì' del Nazionale. Affitti commerciali, nessuna soluzione

(Keystone)
6 maggio 2020
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Aziende come Georg Fischer, Adecco o TX Group hanno continuato a versare dividendi agli azionisti, approfittando nel contempo del lavoro ridotto. Devono poterlo fare? No, stando al Consiglio nazionale. Nella tarda serata di martedì, con una maggioranza risicata (93 voti contro 88 e 11 astensioni), la Camera del popolo ha stabilito che le imprese di una certa dimensione che ricevono indennità per lavoro ridotto (Ilr) a causa del coronavirus non devono versare dividendi nel 2020 e nel 2021. In poche ore la decisione ha però innescato un'ondata di reazioni da parte delle organizzazioni economiche. La maggioranza borghese dei 'senatori' ha subito colto la palla al balzo. E così oggi pomeriggio la Camera dei cantoni ha respinto senza complimenti (31 voti contro 10 e un'astensione) una mozione elaborata dalla commissione sanitaria del Nazionale.

L'atto parlamentare, sostenuto dalla sinistra e - al Nazionale - anche da una parte del centro, voleva il divieto del pagamento dei dividendi per le imprese a partire da una certa dimensione. Un disciplinamento analogo avrebbe dovuto essere applicato alle imprese che hanno già stabilito o pagato dividendi nell'anno in corso.

A nulla sono valsi i tentativi dei socialisti di far passare l'idea anche agli Stati. A nome della minoranza della commissione, la 'senatrice' Marina Carobbio Guscetti ha riconosciuto l'importanza dello strumento del lavoro ridotto per sostenere l'economia e salvaguardare i posti di lavoro. Discutibile è però che le aziende, attraverso le Ilr, facciano pagare allo Stato i salari dei collaboratori e allo stesso tempo versino dividendi ai loro azionisti. La consigliera agli Stati ha ricordato invano ai colleghi che lunedì, in apertura della sessione straordinaria del Parlamento, si è parlato a lungo di solidarietà. 

'Effetto controproducente'

A prevalere è stata la posizione della maggioranza commissionale. Il relatore Erich Ettlin (Ppd/Ov) ha insistito sull'effetto controproducente della proposta. Con un simile divieto, le aziende alla fine rinuncerebbero a inoltrare una richiesta di lavoro ridotto, optando piuttosto per dei licenziamenti. Si tratta invece di fare tutto il possibile affinché questi posti di lavoro vengano mantenuti, gli ha fatto eco Pirmin Bischof (Ppd/So). Non giochiamo con uno strumento che dato buona prova di sé nell'aiutare a preservare gli impieghi in questo Paese, ha rincarato Hannes Germann (Udc/Sh).

Per Ruedi Noser, la mozione è "ideologicamente motivata" e la decisione presa alla vigilia dal Nazionale ha creato un'enorme insicurezza nell'economia. C'è chi ne approfitta e questi vanno denunciati, ha affermato dal canto suo Charles Juillard (Ppd/Ju). Il giurassiano ha ricordato come in molte aziende i dividendi rappresentino una parte del reddito dei titolari e di altri quadri. La mozione va dunque respinta in nome della "Realpolitik" e del "pragmatismo". 

'Conseguenze nefaste'

Dello stesso parere il consigliere federale Guy Parmelin. Il vodese ha messo in guardia dall'adottare un atto parlamentare che avrebbe "conseguenze nefaste per il mercato del lavoro e la nostra economia". Le indennità per lavoro ridotto servono anzitutto a proteggere i posti di lavoro. Forzare le imprese a scegliere tra dividendi e domanda di lavoro ridotto sarebbe controproducente. Ci sarebbe il grosso rischio che scelgano il versamento dei dividendi, al fine di mantenere la loro competitività sul mercato. E in assenza di Ilr, sarebbero portate inevitabilmente a cancellare degli impieghi, ha concluso il ministro dell'economia. 

Affitti commerciali, nessuna soluzione

Inquilini e proprietari di locali commerciali devono armarsi di pazienza. In Parlamento non è stato possibile raggiungere un'intesa sulla questione degli affitti degli spazi commerciali rimasti chiusi a causa della pandemia di coronavirus. Se compromesso ci sarà, lo si vedrà non prima di giugno, in occasione della sessione estiva (ordinaria) delle Camere federali.

Lo stallo dura ormai da settimane. Un gruppo di lavoro istituito dal consigliere federale Guy Parmelin non era riuscito a trovare una soluzione. In seguito il Consiglio federale ha fatto sapere di non volersi immischiare in relazioni contrattuali tra privati. Il Parlamento invece se n'è occupato. Ma senza arrivarne a una. Al momento, le differenze tra le due Camere restano grandi. 

Già si sa, per contro, che i locatari non godranno di ulteriori proroghe per il pagamento delle pigione. Per 22 voti a 16, il Consiglio degli Stati ha respinto una mozione del Nazionale che chiedeva un'estensione temporale dell'ordinanza del Consiglio federale sugli affitti fino al 13 settembre. L'ordinanza concede agli inquilini 90 giorni invece di 30 per pagare il dovuto. Per il pagamento dei fitti agricoli i termini sono stati allungati da 60 a 120 giorni, a condizione che vi sia un legame comprovato tra il ritardo nel pagamento e le misure adottate dal Consiglio federale per combattere il coronavirus.

 

 

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