Svizzera

Coronavirus, 'invito i nonni alla massima prudenza'

Alessandro Diana, pediatra infettivologo, sul via libera (definitivo?) dato da Daniel Koch (Ufsp) agli abbracci tra nonni e nipotini agli

(Keystone)
29 aprile 2020
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Continua a far discutere il via libera agli abbracci tra nonni e nipoti dato negli scorsi giorni da 'Mister coronavirus' Daniel Koch (cfr. 'laRegione' di oggi). Domani è attesa una presa di posizione del medico cantonale ticinese Giorgio Merlani. E stando a nostre informazioni, anche lo stesso Koch potrebbe correggere il tiro. Se ne saprà di più alla conferenza stampa del Consiglio federale prevista nel pomeriggio. Nell'attesa, 'laRegione' ha chiesto al dottor Alessandro Diana, pediatra infettivologo alla clinica 'Grangettes' e insegnante all'Università di Ginevra, di fare un po' di chiarezza attorno alla questione.

Dottor Diana, Daniel Koch afferma che i bambini non s'ammalano praticamente mai di Covid-19 e soprattutto non lo trasmettono. Possiamo esserne così sicuri?

Oggi, 28 aprile 2020, non possiamo esserne così sicuri. Le conoscenze scientifiche attuali non ci permettono di essere così perentori. Sarei molto più prudente.

Fino a pochi giorni fa, sia il medico cantonale ticinese Giorgio Merlani che lo stesso Koch sconsigliavano gli abbracci tra nonni e bambini. Adesso invece Koch dice che non c'è alcun problema. Come la mettiamo?

Anch'io fino a sette giorni fa dicevo la stessa cosa, sconsigliavo gli abbracci. Sulla base degli elementi che avevamo a disposizione, in sostanza i risultati dei tamponi Covid, quelle affermazioni non erano sbagliate. Per questo anche buona parte di noi pediatri abbiamo accolto favorevolmente la decisione di chiudere le scuole in via precauzionale. Col tempo ci siamo resi conto infatti che il fardello del bambino, in base al tampone, era davvero basso; e che nella stragrande maggioranza dei casi il virus veniva trasmesso loro dai genitori. Poi però le carte sul tavolo sono cambiate.

In che senso?

Qui a Ginevra abbiamo avuto tre casi di bambini che presentavano dolori addominali e manifestazioni cutanee, ma non i sintomi 'classici' del Covid-19 (difficoltà respiratorie, raffreddore, mal di gola, problemi polmonari, ecc.). Sono risultati negativi al tampone, ma poi positivi al test sierologico. Se fin qui, solamente sulla base di un esito negativo del tampone, affermavano che i bambini in pratica non si ammalavano, ora - alla luce dei risultati dei test sierologici che 'contraddicono' quelli del tampone - questo non lo possiamo più affermare. Anzi: dobbiamo dire ormai che ci sono bambini che, dopo un test negativo, hanno una sierologia positiva e che sono malati di Covid-19. Una malattia di cui prima non sospettavamo l'esistenza. Questo cambia un po' le regole del gioco, apre tutta una serie di domande e ci permette di lanciare un'allerta. 

Di che tipo?

L'impressione è che vi sia una specie di 'Coronagraben' ('fossato del corona', ndr). Oltre Sarine, i colleghi svizzero-tedeschi dicono di non avere avuto casi di bambini malati di Covid: hanno una percezione del fardello della malattia nei bambini molto più lieve di quella che possiamo avere noi a Ginevra, o voi in Ticino. Però, si sa, si trova solo quel che si cerca. L'auspicio è che adesso l'intera comunità pediatrica in Svizzera cominci a cercare più attivamente questi casi con i test sierologici, che vanno però validati. E sono convinto che a breve saranno documentate le stesse manifestazioni addominali/cutanee anche negli adulti.

Torniamo a Koch. È stato precipitoso, dunque?

Posso capire le sue intenzioni. Il problema è che oggi fa un'affermazione che, molto probabilmente, tra una settimana verrà messa in dubbio e che tra due potrà perfino risultare falsa. È un peccato, perché so che lui è un bravo epidemiologo e che all'Ufficio federale della sanità pubblica si stanno facendo in quattro. Questo Covid non lo conosciamo, le incognite sono moltissime. Per questo Koch avrebbe fatto meglio a non dire ancora nulla al riguardo e a invitare invece alla precauzione, ribadendo con maggior forza che molti nonni appartengono a una categoria a rischio e facendo semmai passare il seguente messaggio: "se i genitori vogliono proprio portare i nipotini dai nonni, che lo facciano: ma con tutte le precauzioni del caso, senza abbracci, rispettando le norme d'igiene e la distanza sociale". Altrimenti il risultato è che uno non ci capisce più nulla: "ma come, mentre mi raccomandano di rispettare la distanza sociale, mi dicono anche che posso abbracciare il nonno?". Quel che secondo me Koch voleva dire, in fondo, è che - più di quelli tra nonni e nipoti - sono gli abbracci tra genitori e nonni ad essere molto più pericolosi.

Le scuole dell'obbligo riaprono tra meno di due settimane. Dobbiamo preoccuparci?

A priori (ma poi sarà la storia a dircelo...), non sarei tanto preoccupato per i bambini al di sotto dei 10 anni. Ma i bambini di quell'età che vanno a scuola creano movimento nella società: molti di loro dovranno essere accompagnati dai genitori, molti genitori non hanno un'automobile per farlo e quindi utilizzeranno i mezzi pubblici. E molti genitori in giro creano occasioni per il virus di fare degli incontri.

Contatto fisico con i nipotini sì, affido dei nipotini no, rispetto della distanza sociale. Nonni, genitori e nipotini hanno buone ragioni per sentirsi disorientati. Quale consiglio può dare loro?

So che l'isolamento, la lontananza dai propri cari è pesante per molti di loro. Però inviterei veramente alla massima prudenza i nonni, in particolare quelli che non hanno solo l'età come fattore di rischio, ma anche malattie come il diabete, che soffrono di ipertensione, che sono obesi o che assumono farmaci immuno-soppressori. Bisogna continuare a rispettare la distanza sociale di due metri e le regole d'igiene, anche per quei nonni che vivono in casa con i loro figli e i nipoti.

Quindi niente caffè o merenda assieme?

I miei figli l'altro giorno sono andati a trovare la nonna, che non ne può più di non vederli. Lei, molto timorosa, s'è affacciata alla finestra. Ci siamo salutati e abbiamo chiacchierato a tre, quattro metri di distanza, evitando qualsiasi contatto fisico. Ha messo la tazzina del caffè sul davanzale, visto che vive al pianterreno. E quando l'ho presa, si è ritirata di un paio di metri.

E la tazzina del caffè, cosa ne ha fatto?

Deve averla presa con un fazzoletto e buttata (ride). Scherzi a parte. Sappiamo che questo virus è molto labile, se ne va con un semplice sapone, un disinfettante o una soluzione con candeggina allo 0,1%. Vale perciò la raccomandazione: non usare le stesse stoviglie, lavarle dopo averle usate. E se alla fine dell'operazione ho del virus sulle mani, basterà che me le lavi o me le disinfetti immediatamente, senza prima portarle alla bocca, al naso o agli occhi.

 

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