Svizzera

Il Consiglio federale abbassa le serrande

Situazione 'straordinaria'. Manifestazioni proibite. Chiusi ristoranti, bar e negozi. Otomila militari a sostegno dei Cantoni.

(Keystone)
16 marzo 2020
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La Svizzera abbassa le serrande per un mese. Per rallentare la propagazione del coronavirus (i casi confermati di contagio nel frattempo sono saliti da 2'200 a "più 2'330"; 14 i morti), dalla mezzanotte di ieri e fino al 19 aprile ristoranti, bar e negozi non-alimentari dovranno rimanere chiusi in tutto il Paese. Il giro di vite nella lotta alla pandemia è dettato da una situazione che non è più "particolare" ma "straordinaria", ai sensi della Legge federale sulle epidemie. Messo sotto pressione dai Cantoni, che negli scorsi giorni lo avevano 'sorpassato' adottando provvedimenti più incisivi, bersagliato dalle critiche di politici, epidemiologi e responsabili delle strutture sanitarie, il Consiglio federale ha preso il toro per le corna. Ieri ha annunciato anche la proibizione di tutte le manifestazioni pubbliche e private, l'estensione dei controlli alle frontiere con Germania, Austria e Francia e l'impiego di circa 8mila militari a sostegno dei Cantoni negli ambiti della sanità pubblica, della logistica e della sicurezza (cfr. anche infografia).

La situazione è "straordinaria", le misure decretate "drastiche" e la responsabilità del Consiglio federale "enorme". Così la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga. In una conferenza stampa tenutasi a Berna nel tardo pomeriggio di ieri, la consigliera federale  - affiancata dalle colleghe di governo Karin Keller-Sutter (giustizia e polizia) e Viola Amherd (difesa) nonché dal ministro della sanità Alain Berset - ha insistito sul bisogno per la popolazione di avere "regole chiare, comprensibili e unitarie", applicate cioè in tutto il territorio nazionale.

L'obiettivo, duplice, è sempre lo stesso: rallentare la diffusione del virus e garantire sufficienti posti negli ospedali per le persone malate. "Se avremo troppe persone malate in ospedale, arriveremo a un collo di bottiglia", ha osservato Sommaruga. A quel punto si rischierebbe ad esempio di non più riuscire a curare bambini malati di tumori, oppure di non più poter eseguire interventi chirurgici urgenti.

"Adesso dobbiamo darci tutti una mossa, in tutto il Paese", ha detto in quattro lingue la presidente della Confederazione, invitando a "prendere sul serio" le misure varate ieri. "Bisogna avere il sostegno di tutti per affrontare questa crisi: se uniamo le forze, possiamo superare questo momento difficile". Il Consiglio federale "non vi lascia soli": si assicurerà, assieme ai Cantoni, che i malati siano curati; e che l'economia riceva il sostegno necessario (il 'pacchetto' da 10 miliardi di franchi reso noto venerdì non è che "è un inizio" e la speranza è che anche le banche facciano la loro parte, ha aggiunto).

Misure applicate "in maniera insufficiente"

Il Consiglio federale ha dovuto constatare che le misure decretate venerdì sono risultate "difficili da capire" e sono state applicate "in maniera diversa e insufficiente" nei Cantoni, ha detto Alain Berset.

Il ministro della sanità ha esortato specialmente le persone anziane a restare a casa e ad evitare i contatti. Ma l'invito è rivolto a tutti: rinunciate a tutti i contatti non strettamente necessari, tenetevi a distanza gli uni dagli altri e osservate i provvedimenti d'igiene. "Si tratta di una questione di solidarietà di fronte alle persone anziane e ai malati cronici", ha aggiunto.

"Le persone particolarmente a rischio devono lavorare da casa". "Se ciò non fosse possibile, devono essere messe in congedo", ha aggiunto. "Il versamento del loro salario sarà mantenuto", ha precisato il consigliere federale. Il datore di lavoro potrà in seguito chiedere un certificato medico.

(Quasi) tutto fermo

Le misure decise sono "eccezionali". E riducono al minimo indispensabile la vita sociale in Svizzera (chiusi anche musei, biblioteche, cinema, sale per concerti, teatri, centri sportivi, piscine, stazioni sciistiche, saloni di parrucchieri e centri estetici). Non vogliamo però che il Paese si fermi, ha puntualizzato Sommaruga. Eccezioni "estremamente importanti" (Berset) sono previste per negozi alimentari, farmacie e drogherie, poste e banche, hotel, mense, chioschi, stazioni servizio, sportelli delle amministrazioni pubbliche e, beninteso, per le strutture sanitarie. Le scuole invece resteranno chiuse fino al 19 aprile. Non così le strutture di custodia collettiva diurna (ma anche i parchi giochi), che "possono essere chiuse soltanto se le autorità competenti prevedono altre forme idonee di custodia", ha precisato Berset.

Non c'è motivo di temere per l'approvvigionamento di base. "È garantito, le scorte sono sufficienti: non c'è bisogno di correre ad accaparrarsi" articoli alimentari e sanitari, ha detto il friburghese. "La vita va avanti, anche se più lentamente e in spazi ridotti".

In questa situazione "straordinaria" di lotta alla pandemia, i Cantoni sono tenuti a rispettare l'ordinanza emanata ieri dal Consiglio federale, i cui effetti - ha indicato Berset - si esplicheranno comunque non prima di 10-15 giorni "Dal momento che il Consiglio federale ha regolato un ambito, questo vale per l'insieme del Paese", ha ammonito il ministro della sanità. Significa ad esempio che il  Vallese non può decidere, come ha fatto, che gli alberghi devono chiudere, mentre l'esecutivo federale stabilisce che devono restare aperti. Alla stessa stregua, in Ticino la chiusura delle scuole dovrà adeguarsi alla durata stop federale: dovrà dunque essere prolungata fino al 19 aprile. 

Controlli a tutte le frontiere

Altra misura decisa ieri: i controlli effettuati dalla scorsa settimana alla frontiera con l'Italia vengono estesi a quelle con Germania, Austria e Francia. "Vogliamo proteggere il nostro sistema sanitario: che continui a funzionare e che vi siano sufficienti capacità", ha dichiarato Karin Keller-Sutter.  Non è escluso che vengano introdotte restrizioni anche per i cittadini di altri paesi colpiti dal morbo e i controlli rafforzati negli aeroporti di Zurigo e Ginevra. 

Ad ogni modo, negli ultimi giorni si è assistito a una drastica diminuzione delle entrate dai valichi stradali, specie di frontalieri. La tendenza dovrebbe ora rafforzarsi. In Ticino, domenica i passaggi alle frontiere rimaste aperte è sceso dell'88% e lunedì del 58%. In Svizzera, in media la flessione è stata del 28%, ha dichiarato il direttore dell'Amministrazione federale delle dogane, Christian Bock. "Riteniamo che Facciamo conto che meno frontalieri arriveranno in Svizzera", ha detto Karin Keller-Sutter. "Il virus è ovunque, è un'illusione pensare che chiudendo le frontiere non si diffonderà", ha aggiunto la ministra di giustizia e polizia.

'La maggior mobilitazione dell'esercito dalla Seconda guerra mondiale'

Per venire in aiuto alle autorità cantonali, il Consiglio federale ha poi innalzato il servizio d'appoggio dell'esercito da 800 a 8mila militari fino alla fine di giugno. Si tratta, ha spiegato Viola Amherd, "della maggior mobilitazione dell'esercito dalla Seconda Guerra mondiale". "L'esercito va utilizzato quando ce n'è bisogno", ha sostenuto la ministra della difesa, spiegando che la situazione è seria e che bisogna fare di tutto per consentire il regolare funzionamento delle infrastrutture, specie quelle sanitarie.

I militari - presenti in Ticino già da una settimana con due ambulanze militari e relativo personale - dovranno servire d'appoggio alla sanità pubblica, fornendo prestazioni quali la cura e la sorveglianza dei pazienti, i trasporti sanitari o la logistica ospedaliera (disinfezione dei letti, cucina, lavanderia, pulizia). 

Le infrastrutture civili "funzionano ancora bene". Ma deve restare così. Perciò CF deciso una settimana fa intervento esercito in compiti ausiliari. Da una settimana militi in Ticino. Ora questo impegno - con 8mila militi - anche per il resto del Paese. Ss in appoggio a strutture ospedaliere, per trasporti e o logistica ospedaliera. I soldati potranno occuparsi del trasporto dei viveri. Inoltre, svolgeranno compiti ausiliari di sicurezza a fianco della polizia (protezione ambasciate) e delle guardie di confine (sorveglianza delle frontiere).

Al momento, ha aggiunto la ministra della difesa, sono pendenti richieste di altri Cantoni. I soldati potranno mettere a disposizione anche tende e respiratori, se necessario. La situazione negli ospedali rimane comunque per il momento sotto controllo, ha affermato dal capo delle forze armate Thomas Süssli. 

 

 

 

 

 

 

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