Svizzera

Stazioni sciistiche: dovrebbero chiudere, ma c'è chi non lo fa

Non tutti gli impianti di risalita hanno recepito l'imposizione del Consiglio federale di ieri. E l'Ufficio di sanità tira loro le orecchie: 'Chiudere subito!'

Les Diablerets, un cartello informa che la stazione è chiusa. (Keystone)
14 marzo 2020
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Qualcuno evidentemente non l'aveva ancora capito. E quindi,  constatando che in numerose stazioni sciistiche gli impianti continuano a funzionare anche oggi, l'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp)oggi ha voluto mettere i puntini sulle i: l'ordinanza emanata ieri dal Consiglio federale, che tra l'altro vieta con effetto immediato eventi con oltre 100 persone, riguarda anche strutture ricreative per gli sport invernali.

Tirata d'orecchie

"Il Consiglio federale mantiene la propria posizione" in questo ambito, si legge in una nota diramata oggi dal'Ufsp, che suona come una tirata d'orecchi ai gestori che hanno scelto di far funzionare funivie e impianti di risalita di ogni genere.

In alcuni cantoni, i comprensori sciistici hanno cessato l'attività come prevede l'ordinanza del Consiglio federale; in altri, invece, l'attività è ancora parzialmente possibile. "Le misure introdotte dal Consiglio federale tuttavia sono chiare: esse si applicano dal 13 marzo 2020 anche ai comprensori sciistici", indica la nota.

'Chiudete immediatamente!'

Il divieto è volto a impedire grandi raduni, riducendo così il rischio di infezione. Le stazioni sciistiche e altre strutture per il divertimento e il tempo libero in cui si trovano più di 100 persone simultaneamente devono essere chiuse, ribadisce l'Ufsp. "Se i gestori non possono garantire il rispetto di questo requisito, le stazioni sciistiche devono cessare immediatamente l'attività. L'Ufficio federale della sanità pubblica chiede a coloro che sono ancora aperti di chiudere immediatamente".

Chi ha chiuso e chi no

Ieri Governo dei Grigioni ha scritto in una prima reazione che le stazioni sciistiche avrebbero dovuto cessare l'attività a partire da lunedì. Poco dopo ha corretto la dichiarazione e ha annunciato che le stazioni sciistiche e gli impianti di risalita retici avrebbero dovuto chiudere con effetto immediato.

Analogamente ai Grigioni, la stagione di sport invernali ha chiuso i battenti ad esempio a Nendaz (Vallese), Crans-Montana (Vallese), Sörenberg (Lucerna) e Meiringen-Hasliberg (Berna). Nel canton Berna invece gli impianti di Gstaad e della regione della Jungfrau (Grindelwald, Wengen, Mürren, Lauterbrunnen e Haslital) sono aperti. La regione della Jungfrau finora non è interessata da casi confermati di infezione da coronavirus, si legge sul suo sito internet. Le piste sono aperte ad esempio anche nel comprensorio di Hoch-Ybrig (Svitto).

Gli impianti di risalita di Brunni, a Engelberg (Obvaldo), contattati oggi da Keystone-ATS, hanno riferito che inizialmente non era chiaro cosa significasse la misura per i comprensori sciistici, dato che non ci sono mai 100 persone sulle piste in un solo punto.

Il ministro bernese: 'Si può tenere le distanze sulle piste'

Anche il presidente del Consiglio di Stato bernese, Christoph Ammann (PS), direttore del Dipartimento dell'economia, dell'energia e dell'ambiente, ha affermato che, a suo avviso, sulle piste da sci è possibile realizzare le condizioni della cosiddetta distanza sociale.

La stazione di Adelboden-Lenk nell'Oberland bernese, ad esempio, scrive sul suo sito web che, conformemente alle dichiarazioni dell'esecutivo cantonale, è possibile sciare nel comprensorio sia oggi che domani.

Anche le piste al Titlis (Obvaldo) rimangono aperte. Il direttore dei locali impianti di risalita, Norbert Patt, ha indicato a Keystone-ATS che la società ha chiarito la situazione giuridica. La direzione discuterà su come proseguire in una riunione in agenda domani sera. In assenza di nuove regole emanate dal Cantone, le piste in linea di massima saranno aperte anche la prossima settimana. Tuttavia se l'afflusso di clienti dovesse diminuire e l'umore della popolazione cambiare, l'azienda reagirà, ha detto Patt.

 

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