Svizzera

Una commissione per trovare il nuovo presidente Udc

Caspar Baader, esponente della linea dura del partito, piloterà il processo di selezione. A giorni la decisione dei due favoriti Thomas Matter e Marcel Dettling.

(Thomas Matter (Keytone))
10 gennaio 2020
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Secche sconfitte elettorali nei cantoni, scoppola alle ‘federali’, conflitti in diverse sezioni: il 2019 è stato un anno nero per l’Udc, muto sul clima e senza granché da proporre su questioni urgenti (pensioni, costi della salute, mobilità ecc.) che non siano asilo e politica europea. E siccome spesso al peggio non c’è mai fine, anche quest’inizio di 2020 è costellato di brutte notizie: il presidente del Gran Consiglio vodese Yves Ravenel condannato per minacce contro la moglie; il referendum contro il congedo paternità col fiato corto; l’iniziativa killer della libera circolazione partita col piede sbagliato (così almeno indica un primo sondaggio Tamedia). E fermiamoci qui.
Si è dunque aperto sotto cattivi auspici, ieri, il tradizionale incontro dei vertici del partito a Horn (Tg). Nella località sul Lago di Costanza, la direttiva dell’Udc – chiamata a gettare le basi del rilancio dopo la partenza, a fine marzo, del presidente dimissionario Albert Rösti – ha deciso di istituire una commissione cerca per individuare chi dovrà guidare il partito nell’era post-Rösti. A tenerne le redini è stato chiamato un esponente della linea dura: l’ex consigliere nazionale (1998-2014) e già capogruppo alle Camere federali Caspar Baader.
La scelta del giurista basilese non sorprende. Il profilo ideale del futuro presidente è già stato abbozzato nelle scorse settimane. L’Udc sembra intenzionata a cercare “l’uomo forte” (cfr. ‘laRegione’, 24.12.2019): un ‘ristrutturatore’ in grado di “aiutare, sostenere” le sezioni cantonali, ma anche di presentare il conto a quelle disobbedienti e/o in preda a lotte intestine, se serve “con durezza”. Così si era espressa poco prima di Natale in un’intervista al ‘Tages-Anzeiger’ la consigliera nazionale e vicepresidente dell’Udc Magdalena Martullo-Blocher. Un uomo di polso, insomma. Come lo è appunto Caspar Baader. Non sarà solo lui a decidere, tuttavia. La commissione dovrà proporre candidate e candidati idonei per la successione di Albert Rösti, si legge in una nota diramata ieri dall’Udc. Gli altri membri della ‘cerca’ saranno nominati in accordo col comitato direttivo, viene precisato.
Comunque non c’è la ressa per prendere il posto del consigliere nazionale bernese. Finora si sono chiamati fuori sia la stessa Magdalena Martullo-Blocher (non ha tempo, ha ribadito ieri l’imprenditrice alla ‘Nzz’) che il capogruppo Thomas Aeschi, così come una manciata di esponenti di secondo piano del partito. Uno degli ostacoli è questo: la carica richiede in pratica un impegno a tempo pieno, serate e fine settimana compresi; e il tutto a titolo volontario. Non è da escludere che l’Udc decida di seguire l’esempio di altri partiti, che ai rispettivi presidenti rimborsano quantomeno le spese sostenute. Ma non siamo ancora lì.


Il contadino e il banchiere


I due principali favoriti, invece, non hanno ancora deciso. Sia l’agricoltore svittese Marcel Dettling che il banchiere zurighese Thomas Matter hanno detto di voler attendere l’esito dell’incontro di Horn prima di esprimersi in modo definitivo. Anche per i due consiglieri nazionali si pone lo stesso problema: la mancanza di tempo. Dettling è sposato, ha tre figli piccoli e una fattoria da portare avanti: “Se posso davvero assumere questa carica adesso, non lo so ancora”, ha dichiarato ieri al ‘Tages-Anzeiger’. Il multimilionario Matter (sempre al ‘Tagi’): “Se dovesse rivelarsi che il nuovo presidente dovrà impegnarsi quasi a tempo pieno, allora non potrò conciliare la carica con il mio lavoro” di imprenditore-banchiere.
Non è solo questione di persone. In gioco – adesso sul Lago di Costanza, poi a fine marzo all’assemblea dei delegati che designerà il successore di Rösti – vi è molto di più: il consolidamento delle strutture di potere all’interno del partito e, di conseguenza, la linea politica che l’Udc seguirà negli anni a venire. Il momento è delicato. “L’Udc sta vivendo un cambiamento radicale. L’era di Christoph Blocher è praticamente alla fine. Ma questi ha perso l’occasione di creare una successione forte”, ricordava ieri la ‘Nzz’. Il vuoto di potere è però ancora del tutto relativo. La parola del leader carismatico ed ex consigliere federale conta sempre. E nemmeno il prossimo presidente, chiamato a traghettare il partito verso il futuro, potrà prescindere dalla sua ‘benedizione’. Sarà in grado di mobilitare un elettorato che appare demotivato, di “mettere ordine nei cantoni problematici” e di “tenere assieme le ali del partito: città e campagna, contadini e imprenditori, Svizzera ‘primitiva’ e ‘Gold­küste’ zurighese” (‘Nzz’)?

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