Svizzera

Il telescopio svizzero Cheops è partito alla volta dello spazio

Dovrà misurare le minuscole variazioni di luminosità che si manifestano quando un pianeta passa davanti alla sua stella

18 dicembre 2019
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l telescopio spaziale Cheops è stato lanciato questa mattina alle 9.54. Sviluppato sotto la guida dell'università di Berna e in collaborazione con l'Agenzia spaziale europea, il satellite è partito dalla piattaforma di Kourou, nella Guyana francese.

Previsto inizialmente per ieri alla stessa ora, il lancio è stato interrotto un'ora e dieci minuti prima del decollo a causa di un problema di software all'ultimo piano del razzo. L'elemento è stato sostituito nel corso della giornata di ieri, ha comunicato in serata Arianespace, la società che gestisce i lanci.

Ora, ci vorranno circa 140 minuti prima che il telescopio si separi dal razzo e cominci a gravitare attorno alla Terra, a un'altitudine di 700 chilometri. I primi dati sono attesi per l'inizio del 2020.

Cheops (abbreviazione di CHaracterising ExOPlanets Satellite) è il primo progetto diretto dalla Svizzera e dal'Esa ed ha come obiettivo di studiare gli esopianeti, ovvero quelli che non appartengono al Sistema solare. Si compone di un telescopio spaziale, elaborato e assemblato dall'università di Berna in collaborazione con quella di Ginevra, e di un satellite piattaforma il cui compito è di trasportare il telescopio, permettendogli di funzionare nello spazio.

La missione

La missione servirà a misurare le minuscole variazioni di luminosità che si manifestano quando un pianeta passa davanti alla sua stella. Queste alterazioni sono proporzionali alla dimensione del corpo celeste e dalla loro grandezza si può dunque calcolare quella del pianeta.

Sinora sono stati individuati circa 4'000 esopianeti - che orbitano attorno a una stella diversa dal Sole - ma potrebbero essere 100 miliardi. Il primo, 51 pegasi b, è stato scoperto 24 anni fa dai due Premi nobel per la fisica Michel Mayor e il ginevrino Didier Queloz, che proprio per questo hanno ricevuto quest'anno l'ambito riconoscimento.

L'obiettivo non è di scoprire nuovi esopianeti, ma piuttosto di analizzare quelli già identificati: ciò potrebbe essere un passo in avanti per avere risposte in merito a forme di vita extraterrestri, ma anche delle origini della Terra.

Il telescopio metterà nel suo mirino stelle intorno alle quali orbitano pianeti di taglie che vanno da quella della Terra a quella di Nettuno. I dati ottenuti, combinati a quelli già disponibili come la massa, permetteranno di determinare la densità dei corpi celesti e quindi di classificarli come gassosi o rocciosi.

Gli scienziati riceveranno preziose informazioni sulla composizione e la struttura degli esopianeti, per esempio sull'eventuale presenza di oceani d'acqua. Una tappa importante per determinare la probabilità che siano abitabili.

Al temine di un lavoro di preparazione durato sei anni, lo scorso luglio Cheops ha superato con successo l'ultimo test presso il sito di Madrid del costruttore Airbus.

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