Svizzera

'In Governo non c'è un posto libero, non abbiamo scelta'

La presidente dei Verdi e candidata al Consiglio federale Regula Rytz spiega perché il suo partito attacca il secondo seggio del Plr, quello di Ignazio Cassis

(Keystone)
6 dicembre 2019
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Mercoledì si rinnova il Consiglio federale. Forti del successo elettorale, i Verdi contendono al Partito liberale radicale uno dei suoi due seggi. Nel mirino c’è quello del ticinese Ignazio Cassis. Regula Rytz spiega perché il suo partito non può fare altrimenti, auspica che venga presto rilanciata l’idea di un Consiglio federale
a nove membri e invita il Ppd a cogliere ‘un’opportunità storica’.

Regula Rytz, quale rapporto ha con la Svizzera italiana?
Vado spesso in vacanza in Ticino. Apprezzo la cultura, le persone. Come membro di comitato dell’Iniziativa delle Alpi, ho a cuore il trasferimento del traffico pesante dalla strada alla rotaia. L’apertura nel 2020 del tunnel di base del Ceneri sarà un passo importante. Ma nuove sfide si profilano all’orizzonte. Penso in particolare all’ampliamento dei porti italiani, grazie a capitali cinesi, che porterà un forte aumento delle merci in transito sull’asse nord-sud. Senza uno strumento come la borsa dei transiti, per il Ticino la situazione diventerà ancora più difficile.

Salari, frontalieri, premi di cassa malati, traffico: qual è il problema principale del cantone sudalpino?
Tutti questi problemi sono urgenti. La massiccia presenza di frontalieri pone la questione dei salari: se non vengono controllati a dovere, poi tendono a scendere per tutti. Bisogna rafforzarne la protezione e introdurre salari minimi che permettano una vita dignitosa. Anche l’inquinamento atmosferico è un grosso problema, soprattutto nel Mendrisiotto: va potenziato e migliorato il trasporto pubblico e le aziende vanno responsabilizzate affinché si impegnino a ridurre il traffico dei pendolari. Premi di cassa malati: il Ticino ha portato delle proposte qui a Berna sulle questioni delle riserve e della trasparenza. Noi Verdi le sosteniamo. Ma la problematica riguarda tutta la Svizzera e il ceto medio in particolare: in questo senso, importante sarà anche l’iniziativa del Ps per limitare l’onere dei premi per le famiglie.

Lei ambisce al seggio che ora è del ticinese Ignazio Cassis. “Potremmo attaccare anche quello di Karin Keller-Sutter”, ha ipotizzato il vostro capogruppo Balthasar Glättli. Non siete perfettamente sintonizzati.
Non è così. Il Plr è fortemente sovrarappresentato in Consiglio federale. Puntiamo quindi a uno dei suoi due seggi. Il resto dipende dalla meccanica istituzionale, ossia dal principio di anzianità: Ignazio Cassis è da più tempo in Governo rispetto a Karin Keller-Sutter, perciò l’11 dicembre il primo seggio Plr da rinnovare sarà quello del consigliere federale ticinese. Presenteremo un’alternativa a quel punto. Se l’Assemblea federale non sosterrà la mia candidatura, non ha molto senso attaccare anche il secondo seggio del Plr, quello di Karin Keller-Sutter. Se invece dovessi venire eletta, toccherebbe al Partito liberale radicale decidere in seguito con quale candidato o candidata vuole continuare a essere presente in Governo.

D’accordo. Però, vada come vada, il vostro attacco a “un seggio del Plr” è di fatto un attacco alla poltrona sulla quale, dopo quasi vent’anni, è tornato a sedersi un ticinese. “I Verdi vogliono portare via ai ticinesi il loro consigliere federale”, scrive la ‘Weltwoche’...
Ne abbiamo discusso, naturalmente. Il fatto è che queste elezioni hanno portato a un cambiamento storico in Parlamento, in direzione di una maggior protezione del clima e dell’ambiente. La vecchia maggioranza aritmetica di destra al Nazionale non c’è più, si aprono nuove possibilità di trovare soluzioni su svariate questioni. Questo cambiamento deve rispecchiarsi anche nel Consiglio federale. In un sistema di concordanza, le principali forze politiche devono essere rappresentate nel Governo. Il problema è che adesso non c’è un posto libero. E questo perché diversi partiti governativi [il Plr e il Ppd, ndr] hanno sostituito i loro consiglieri federali nel corso della legislatura, due addirittura a meno di un anno dalle elezioni. Dobbiamo perciò trovare un’alternativa.

Cassis forse non ha fatto quel che vi aspettavate da lui in questi due anni da ministro degli esteri? Oppure non vi va a genio, politicamente parlando?
La questione non è la qualità del lavoro svolto sin qui dai singoli consiglieri federali, ma se la volontà espressa in modo così chiaro dalle elettrici e dagli elettori debba riflettersi o no anche nella composizione del Consiglio federale.

Allora perché non attaccare anche il seggio di Karin Keller-Sutter? Lei ha detto di non volerlo fare «a causa della questione femminile». Però se lei entrasse in Governo al posto dell’attuale ministra di giustizia e polizia, in Consiglio federale ci sarebbero sempre tre donne: la questione non si pone...
Ripeto: presenteremo la nostra alternativa al momento di rinnovare il primo seggio del Plr. Se verrò eletta, toccherà poi allo stesso Plr decidere come andare avanti [ossia scegliere se ripresentare Ignazio Cassis al turno successivo, da solo o assieme a Karin Keller-Sutter, ndr]. Purtroppo non possiamo fare altrimenti, visto che non c’è un posto vacante. Su questo aspetto bisogna che i partiti governativi si mettano d’accordo una volta per tutte: se non per cause di forza maggiore, come una malattia, i consiglieri federali non dovrebbero ritirarsi nel corso della legislatura. Solamente così la volontà delle elettrici e degli elettori potrà essere tenuta in debita considerazione quando, ogni quattro anni, arriva il momento di rinnovare il Consiglio federale.

Protezione del clima, rappresentanza delle diverse regioni e componenti linguistiche e via dicendo: in un’elezione del Consiglio federale «è difficile soddisfare allo stesso tempo tutte le legittime esigenze», ha affermato. Non la fa un po’ troppo facile? L’equa rappresentanza delle regioni e delle componenti linguistiche è un diritto costituzionale...
Nessuno avrebbe capito se i Verdi, dopo queste storiche elezioni, non fossero stati pronti ad assumersi la responsabilità di portare anche in Consiglio federale le aspirazioni riguardanti in particolare la politica ambientale e climatica. È un mandato delle elettrici e degli elettori.

Un “mandato” popolare non è un diritto costituzionale, al contrario dell’equa rappresentanza delle regioni e delle minoranze linguistiche (articolo 175, capoverso 4)...
È un peccato che finora non sia ancora stato possibile adeguare la composizione del Consiglio federale, in modo che questa rispecchi meglio i cambiamenti intervenuti nella società e nel panorama partitico, che oggi è più frammentato rispetto allo scorso secolo. Quest’evoluzione deve rispecchiarsi anche nel Consiglio federale, anche attraverso una riforma della Costituzione che consenta di allargare il Consiglio federale da sette a nove membri. In passato si è tentato più volte di farlo. L’ultima nel 2016: Ps, Verdi, Verdi liberali e metà Pbd erano favorevoli, così come praticamente l’intera Deputazione ticinese; ma Udc e Plr si sono opposti. Oggi è davvero giunto il momento di rilanciare quest’idea: un Consiglio federale a nove favorirebbe la rappresentatività di tutte le componenti regionali e linguistiche del Paese e oltretutto ridurrebbe l’onere dei singoli consiglieri federali. Spero che il nuovo Parlamento si muova in questa direzione [una nuova iniziativa parlamentare in questo senso dovrebbe essere depositata a breve dalla consigliere nazionale socialista Nadine Masshardt, ndr]. Ci vorranno comunque cinque o sei anni perché un’eventuale modifica costituzionale vada in porto. La questione della presenza dei Verdi in Governo, però, si pone già ora.

Se venisse eletta, con Simonetta Sommaruga avremmo due bernesi in Consiglio federale. Non è la prima volta che capita, da quando nel 1999 è stata abolita la clausola che vietava la presenza simultanea di più consiglieri federali provenienti dallo stesso cantone. Una simile sovrarappresentazione non dovrebbe restare una rara eccezione?
Sì. Ma per noi il discorso adesso è questo: le elezioni hanno dimostrato che la questione ecologica è centrale e urgente; e noi Verdi siamo pronti ad assumerci la responsabilità di difenderla in Consiglio federale, portando anche in un gremio collegiale molte concrete soluzioni che potrebbero poi essere approvate rapidamente dal nuovo Parlamento. Da parte mia, ho esperienza in un esecutivo e sono pronta a lavorare nel Consiglio federale e a rispettare la collegialità.

Parla di rispetto della concordanza, ma dal 2003 i Verdi hanno quasi sempre negato il loro sostegno ai candidati ufficiali dell’Udc al Consiglio federale, benché in virtù della sua forza elettorale il partito avesse diritto a due seggi nell’esecutivo. Anche per voi la “concordanza” è solo sinonimo di “potere”?
Per noi si tratta di responsabilità: per la preservazione delle basi naturali della nostra esistenza, per un accordo quadro con l’Ue nel quale la protezione dei salari continui a essere garantita; e per molto altro. L’Udc è in Consiglio federale dal 1929. I Verdi adesso per la prima volta giocano nella stessa lega di Plr, Ps e Ppd. Se entreremo in Governo, ci atterremo alla concordanza e voteremo i candidati degli altri partiti. È un cambiamento di ruolo quello che ci si prospetta.

Appunto: i Verdi si sono sempre visti come un partito d’opposizione. Non rischiate di perdere una parte della vostra anima entrando in Consiglio federale?
Da tempo siamo presenti negli esecutivi di molti comuni, città e cantoni. Possiamo essere vicini ai movimenti sociali e al contempo assumerci questa responsabilità. Il nostro è il partito che più è cresciuto nei cantoni in questa legislatura. Adesso siamo pronti ad assumerci la responsabilità di governare anche a livello federale. E siamo consapevoli che tutto quanto decideremo nei prossimi anni in materia di politica climatica, per attuare l’Accordo di Parigi, dovrà funzionare in tutte le regioni del Paese. Ad esempio: occorrerà definire una politica del traffico che tenga conto di bisogni diversi a seconda delle regioni; e i proprietari di case andranno sostenuti finanziariamente, affinché possano sostituire i loro impianti di riscaldamento a nafta.

Non entrerete in Governo senza l’appoggio del Ppd, che però si chiama fuori. È delusa?
Con i Verdi in Consiglio federale, il centro uscirebbe rafforzato. Il Ppd potrebbe fungere da ago della bilancia anche nell’esecutivo: avrebbe un ruolo incredibilmente importante.

Il (vostro) problema è che a non crederlo (meglio: a non volerlo) è proprio il Ppd...
Lasciamogli ancora qualche giorno per riflettere. Per il Ppd è un’opportunità storica.

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