Svizzera

I ‘fatti preoccupanti’ della sanità

‘Particolarmente problematico’ l’aspetto della prescrizione e dell’assunzione di farmaci. L’Ufsp: sono necessari ‘notevoli progressi’

archivio Ti-Press
8 novembre 2019
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Il livello generale delle cure in Svizzera è “sostanzialmente equivalente” a quello di altri Paesi. Ma il sistema sanitario nella Confederazione è “molto più costoso”. E la qualità comunque deve migliorare, soprattutto per quanto riguarda la prescrizione e l’assunzione di medicamenti, nonché le infezioni e altri “eventi indesiderati” che si verificano durante i soggiorni in ospedale. Ad affermarlo sono il professor Charles Vincent (Università di Oxford) e Anthony Staines (incaricato della qualità della Federazione degli ospedali vodesi), autori di uno studio commissionato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) che offre per la prima volta un’analisi dettagliata della situazione delle cure e della presa a carico dei pazienti in Svizzera. 

Alcuni “fatti preoccupanti” (così li definiscono i due esperti): quasi una persona su quattro oltre i 65 anni assume farmaci potenzialmente inappropriati; il 10% circa dei pazienti (100mila persone all’anno) sottoposti a un trattamento medico subisce danni (a volte gravi, quando non letali, la metà evitabili) durante una degenza in un nosocomio o in altre strutture di cura; poco meno della metà (47%) del personale ospedaliero non rispetta le direttive in materia di igiene delle mani; e il 38% dei nosocomi nel 2011 non prevedeva di incoraggiare sistematicamente il personale curante a segnalare gli errori e a parlarne con i pazienti. 

Gli “eventi indesiderati” in ospedale non sono più frequenti che altrove. Tuttavia, indica lo studio (al quale ha contribuito anche il professor Alessandro Ceschi, direttore medico e scientifico dell’Istituto di scienze farmacologiche dell’Eoc), è “sorprendente che, contrariamente ad altri Paesi, la Svizzera non abbia cercato di determinare il livello dei danni” sull’insieme del sistema sanitario. “Particolarmente problematico” è l’aspetto della sicurezza nel ricorso ai farmaci. “Nessuna strategia nazionale globale espressamente dedicata” a questo fenomeno è stata elaborata. 

La conclusione “più sorprendente” dello studio? Se ne sa ancora troppo poco. La trasparenza fa difetto: mancano dati, e gli indicatori nazionali sono rari. Esiste “un grande potenziale di miglioramento”, scrive in una nota l’Ufsp, ma occorre “uno sforzo nazionale” per elaborare “un pacchetto completo di indicatori della qualità e della sicurezza”. Gli autori del rapporto suggeriscono di seguire “il perfetto esempio” delle inchieste di Swissnoso, associazione che raccoglie dati in tutto il Paese sulle infezioni causate dalla degenza o dal trattamento in un ospedale o casa di cura.

Secondo l’Ufsp servono “notevoli progressi” per migliorare la qualità dell’assistenza medica. A più livelli: dalla formazione del personale alla promozione della cultura della qualità nelle istituzioni, dall’elaborazione di nuovi programmi nazionali di qualità al coinvolgimento di pazienti e familiari (le cui esperienze ed opinioni “sono troppo poco considerate”, precisa l’Ufsp). Le raccomandazioni formulate nel rapporto non dovrebbero restare lettera morta. Una recente revisione della Lamal adottata dal Parlamento ha gettato le basi per rafforzare la qualità e la sicurezza dei pazienti. Dal 2021 gli assicuratori malattia e fornitori di prestazioni saranno obbligati a concludere accordi sulla qualità validi per tutta la Svizzera, comprendenti misure vincolanti e che prevedano controlli regolari. Una Commissione federale della qualità allestirà programmi e indicatori nazionali. Il Consiglio federale a sua volta fisserà gli obiettivi strategici quadriennali.

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