Svizzera

Razzismo sui social: fenomeno senza controllo

Il 38% dei giovani fra i 15 e i 24 anni si sente vittima di discriminazione. 'Sempre più difficile la dialettica democratica'

2 settembre 2019
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I discorsi razzisti nel social media e in internet hanno raggiunto dimensioni qualitative e quantitative tali da rendere difficile la dialettica democratica. È quanto afferma il quarto rapporto del Servizio per la lotta al razzismo (Slr), pubblicato oggi. I dati attestano inoltre un aumento notevole delle vittime di discriminazione fra i giovani tra i 15 e i 24 anni che hanno raggiunto ormai il 38%.

Il rapporto, riferito al periodo 2017-2018, offre un'ampia panoramica dei dati attualmente disponibili grazie a diverse fonti e delle misure di lotta predisposte dagli organi statali o della società civile. Quest'anno per la prima volta un capitolo è dedicato all'odio online.

Le affermazioni schierate su temi socialmente sensibili generano più commenti e si diffondo più velocemente in rete, "questo favorisce l'aumento dei discorsi d'odio, in particolare contro i giovani, le donne e gli appartenenti a minoranze", spiega il rapporto precisando che non è chiaro "in che misura questo aumento sia il risultato di una strategia organizzata o coordinata". Le affermazioni offensive non solo generano un sentimento di impotenza e stress emotivo nelle vittime, ma contagiano anche quelli che vengono definiti "spettatori neutrali" alimentando l'oltranzismo, la giustizia sommaria in Internet e la diffusione della disinformazione.

Anche per quanto riguarda le idee estremiste di destra il rapporto rileva che il dibattito si è spostato dalla strada a internet. Finora però non sono state condotte ricerche specifiche sulla relazione fra i nuovi mezzi di comunicazione e la minore visibilità dei gruppi di estrema destra, si precisa nel testo.

La lotta al razzismo quindi non può prescindere dall'azione online. Il diritto penale però si applica difficilmente alle reti sociali vista la natura internazionale di questi servizi. Le condanne per violazione della norma contro il razzismo sui social media sono state 7 nel 2018 e 17 l'anno prima. Inoltre sono ancora rare le strategie finalizzate a combattere il razzismo in Internet a rafforzare la presenza in rete dei servizi competenti. Il Slr, che già sostiene i servizi di consulenza specializzati nell'acquisizione delle competenze necessarie per affrontare il razzismo online, ha intenzione di mettere una serie di misure di contrasto.

La discriminazione però non è presente solo in Internet, ma in tutti gli ambiti della vita. Come nelle precedenti inchieste, la maggior parte dei casi segnalati riguarda il mondo del lavoro e avviene sia al momento della ricerca di un impiego che nella vita lavorativa di tutti i giorni. Il razzismo si manifesta spesso sotto forma di osservazioni o gesti apparentemente innocenti, ma che risultano offensivi e penalizzanti per le vittime. "La lotta al razzismo dovrebbe pertanto focalizzarsi maggiormente sull'impatto degli atti e delle strutture discriminanti e meno sulle intenzioni che vi stanno alla base", precisa il Slr.

Grazie alle statistiche giudiziarie e di polizia è possibile tracciare un profilo sommario degli autori di discriminazioni: si tratta in maggioranza di uomini svizzeri in età lavorativa. In generale hanno un basso livello d'istruzione, un lavoro che richiede poche qualifiche, hanno valori conservatori, sono avanti negli anni e non hanno contatti con stranieri, stando alla letteratura scientifica.

Per quanto riguarda le vittime, le esperienze di discriminazione non hanno alcun legame con il titolo di studio e la probabilità di sentirsi parte di un gruppo discriminato è uguale nelle zone urbane e rurali. Per contro ci sono differenze in base all'età: i casi sono più frequenti nella prima metà della vita e calano nettamente dopo i 65 anni. Negli ultimi anni è nettamente aumentata la percentuale di persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni che si sentono vittime: dal 28% nel 2016 è salita al 38% nel 2018.
 
 

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