Svizzera

Vaud, parlamento vota risoluzione per moratoria su 5G

Sulla questione si è creata confusione a causa dell'intervento della consigliera di Stato de Quattro che ha dichiarato che il governo aveva deciso una moratoria

Keystone
9 aprile 2019
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Il Gran Consiglio vodese ha approvato oggi una risoluzione in cui chiede una moratoria sull'istallazione di antenne 5G. La misura va applicata nelle sue intenzioni fino al rapporto su questa nuova tecnologia dell'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM).

Sulla questione si è creata una certa confusione a causa dell'intervento in parlamento della consigliera di Stato Jacqueline de Quattro. Questa ha dichiarato in mattinata che il governo cantonale aveva deciso una moratoria. Ma alle 13 il Consiglio di Stato ha diramato una nota per la stampa per rettificare quanto da lei affermato.

L'esecutivo precisa nel comunicato di non aver preso decisioni sulla sospensione delle autorizzazioni di costruzione delle antenne e che dunque "non c'è alcuna moratoria attualmente su questa tematica". Esso sottolinea che la pratica del Dipartimento del territorio e dell'ambiente (DTE) "consiste unicamente, nel rispetto del principio di prudenza, nel sospendere i dossier relativi alle antenne 5G in attesa delle direttive tecniche della Confederazione".

Il governo indica poi che esaminerà la questione della moratoria nell'ambito della risposta alla risoluzione proposta dal deputato dei Verdi Raphaël Mahaim. Questi chiedeva una moratoria "almeno" fino alle conclusioni dello studio dell'UFAM. Dopo una lunga discussione il parlamento cantonale l'ha approvata a grande maggioranza in una versione però emendata, togliendo l'"almeno".

Lo scorso settembre l'allora consigliera federale Doris Leuthard aveva istituito un gruppo di lavoro, guidato dall'UFAM, per analizzare esigenze e rischi legati al potenziamento delle reti 5G nel settore della telefonia mobile e delle radiazioni. Il gruppo diretto da Paul Steffen, vicedirettore dell'UFAM, nel quale sono rappresentate tutte le cerchie interessate, deve discutere anche dei futuri valori limite, in stretta collaborazione con l'Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM). Un rapporto sulle sue conclusioni era stato allora annunciato per metà 2019, corredato di raccomandazioni.

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