Svizzera

Bocciato il ricorso di un medico

Il Tribunale federale, in un caso di suicidio assistito, al dottore chiamato dai Dignitas ha confermata la condanna per omicidio colposo

11 marzo 2019
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Il Tribunale federale ha respinto il ricorso di un medico accusato di omicidio colposo dopo la morte di una donna britannica venuta in Svizzera per accompagnare la madre durante il suicidio assistito di quest'ultima. La giustizia zurighese deve ancora pronunciarsi sull'asserita colpevolezza del medico.

Il ricorso riguardava soltanto la decisione del Ministero pubblico di far svolgere una seconda perizia oltre al rapporto d'autopsia. Decisione che i supremi giudici di Losanna hanno confermato, dopo il Tribunale superiore zurighese, in una sentenza pubblicata oggi, ritenendo che la pubblica accusa non abbia violato alcuna disposizione del diritto federale.

Più delle argomentazioni giuridiche del Tribunale federale sono degne di rilievo le circostanze del caso, illustrate nella sentenza. Il dramma risale all'ottobre 2016. La donna 58enne si era recata dalla Gran Bretagna nel canton Zurigo assieme alla madre, che si era rivolta a Dignitas per mettere fine ai suoi giorni.

Allorché la madre aveva già bevuto la pozione letale in un appartamento dell'organizzazione d'assistenza al suicidio a Pfäffikon (Zh), la figlia si è lamentata di aver male alla testa e ha vomitato a due riprese. Il medico chiamato sul posto dall'accompagnatore di Dignitas le ha iniettato un ansiolitico. Poco dopo la donna ha perso conoscenza.

Il marito, arrivato direttamente dall'aeroporto nel tardo pomeriggio, l'ha trovata seduta su un divano, protesa in avanti. Respirava a fatica e aveva schiuma sulle labbra. Poi ha smesso di respirare. L'accompagnatore di Dignitas ha chiamato un'ambulanza e la britannica è stata elitrasportata d'urgenza all'Ospedale universitario di Zurigo in uno stato di coma profondo. I medici le hanno diagnosticato una grave emorragia cerebrale e la paziente è spirata il giorno dopo.

L'autopsia e le perizie farmaco-tossicologiche e medico-legali hanno rivelato che la malcapitata presentava una malformazione dei vasi sanguigni del cervelletto che avrebbe potuto causare una emorragia in qualsiasi momento. Gli esperti non hanno potuto concludere con certezza che un ricovero più rapido avrebbe permesso di salvarla, ma hanno rilevato diversi errori commessi dal medico chiamato da Dignitas.

A loro avviso, il mal di testa improvviso e il vomito costituiva un segnale molto forte indicante una possibile emorragia cerebrale e il farmaco somministrato era controindicato perché avrebbe potuto comportare una insufficienza respiratoria acuta. La paziente priva di conoscenza era stata inoltre posizionata in modo inadeguato. Infine, viene rimproverato al medico di non aver tentato di liberare le vie respiratorie.

Di conseguenza, il Ministero pubblico zurighese ha ritenuto che il dottore avrebbe dovuto riconoscere che la paziente rischiava la morte per i suoi atti inadeguati. Il dovere di diligenza gli imponeva a suo avviso di farla ricoverare subito, il che avrebbe permesso di prevenire il blocco respiratorio causato dall'emorragia cerebrale.

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