Svizzera

I terroristi svizzeri vanno giudicati all'estero

È quanto prevede la strategia adottata oggi dal Consiglio federale. La Svizzera disposta a sostenere l'istituzione di un tribunale speciale internazionale

archivio Ti-Press
8 marzo 2019
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Le persone recatesi nella regione di conflitto siriano-irachena per motivi terroristici dovrebbero essere giudicate sul posto, conformemente agli standard internazionali. È quanto prevede la strategia adottata oggi dal Consiglio federale, anticipata alcune settimane fa ai media dalla Consigliera federale Karin Keller-Sutter, in cui a prevalere è la sicurezza della popolazione. La Svizzera è anche disposta a sostenere l'eventuale istituzione di un tribunale speciale internazionale e l'esecuzione delle pene in loco.

Ad eccezione dei minori che dovessero trovarsi nelle zone di conflitto, la Svizzera non intende rimpatriare attivamente i cittadini adulti recatisi all’estero per motivi terroristici. Per quanto riguarda i minorenni, la Confederazione è invece "disposta a valutare il rimpatrio attivo".

Per quanto riguarda gli adulti, il governo vuole evitare un ritorno incontrollato. Secondo le informazioni più recenti, precisa una nota odierna dell'esecutivo, al momento nella regione di conflitto siriano-irachena si trovano circa 20 Svizzeri (uomini, donne e bambini), che presumibilmente vi si sono recati per motivi terroristici. Alcuni di essi sono attualmente detenuti da attori non statali.

Vi è il rischio che queste persone siano liberate in modo incontrollato, mette in guardia il comunicato. La Svizzera intende quindi adottare tutte le misure operative a sua disposizione per impedire "il ritorno incontrollato dei suddetti cittadini, in particolare segnalandoli nel sistema d'informazione Schengen SIS ai fini dell'accertamento del luogo di dimora o dell'arresto e avvalendosi dello scambio di informazioni con le autorità estere di polizia e quelle preposte alle attività informative".

In conformità con l'articolo 24 della Costituzione federale, la Svizzera non rifiuta il ritorno di questi cittadini. Tuttavia, l'esecutivo non vuole che le autorità svizzere rimpatrino attivamente gli adulti in questione.

Un rimpatrio attivo può essere preso in considerazione soltanto se si tratta di minori. L'elemento determinante per la decisione è il bene di questi ultimi. Il rimpatrio deve avvenire con l'esplicito consenso dei servizi competenti per la protezione dei minori (autorità cantonali e comunali nonché genitori titolari dell'autorità parentale). Va in ogni caso garantita la sicurezza delle persone e degli organi di sicurezza che partecipano all'eventuale rimpatrio. Negli Stati in cui è possibile, la Svizzera fornisce sostegno nell'ambito della protezione consolare in caso di privazione della libertà.

Il secondo intento del Consiglio federale è garantire che i terroristi svizzeri non restino impuniti. L'obiettivo è il perseguimento penale e l'esecuzione dell'eventuale pena, conformemente agli standard internazionali, nello Stato in cui è stato commesso il reato. Se ciò non fosse possibile, la Svizzera è responsabile di perseguire i propri cittadini non appena questi tornano in patria o si trovano in uno Stato con cui Berna può cooperare per mezzo dell'assistenza giudiziaria.

Per i cittadini svizzeri, maggiorenni o minorenni, che, dopo essersi recati all'estero per motivi terroristici, tornano in Svizzera, vanno inoltre adottate misure di reinserimento prima, durante e dopo l'esecuzione della pena. Tali misure sono previste dal Piano d'azione nazionale per prevenire e combattere la radicalizzazione e l'estremismo violento, adottato alla fine del 2017.

Questo piano d'azione è completato da una serie di misure di polizia volte a combattere il terrorismo. Si tratta in particolare di misure nei confronti di individui potenzialmente pericolosi. Il Consiglio federale sottoporrà entro breve al Parlamento un messaggio in materia. Il 14 settembre 2018, nel quadro della sua strategia di lotta al terrorismo, aveva già adottato il messaggio concernente il potenziamento del dispositivo penale contro il terrorismo e la criminalità organizzata.

Riprendetevi i terroristi

In vari Stati, come rammenta il comunicato del Consiglio federale, sono in corso discussioni sul ritorno e sul perseguimento penale delle persone che si sono recate all'estero per motivi terroristici. A scatenare le discussioni sul tema sono state le dichiarazioni del presidente americano Donald Trump, che ha invitato i Paesi europei a riprendersi i propri combattenti dell'Isis. L'alternativa è quella di rilasciarli, con il rischio che si riversino sul continente europeo.

Lo scorso 19 di febbraio, la consigliera federale Karin Keller-Sutter aveva dichiarato alla radio romanda RTS che i processi nei confronti di jihadisti elvetici di ritorno in Svizzera avrebbero dovuto essere celebrati direttamente in Medio Oriente, in modo da garantire la sicurezza dei cittadini nella Confederazione.

Nel frattempo, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) sta esaminando se non sia il caso di privare della nazionalità elvetica i terroristi con doppio passaporto partiti dalla Svizzera. Circa una dozzina disporrebbe della doppia nazionalità.

Da quando il fenomeno viene monitorato, oltre 90 persone sono partite dalla Confederazione per partecipare alla jihad, di cui 31 di nazionalità svizzera. Di queste, 18 aveva un doppio passaporto (alcune di queste persone sono decedute nel frattempo).

Tenendo conto degli ultimi dati forniti dai servizi segreti, una buona dozzina avrebbe la doppia nazionalità. Sono nel mirino soprattutto persone che hanno commesso gravi crimini, per esempio crimini di guerra e contro l'umanità, oppure crimini legati all'estremismo violento.

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